Ulrich Beck – Che cos’è la globalizzazione. Rischi e prospettive della società planetaria [Pdf scan]

coverNel lessico di fine millennio si è fatta strada una parola nuova, una parola che negli usi e abusi quotidiani rischia di risuonare senza un preciso significato: globalizzazione. Ma che cos’è effettivamente la globalizzazione? Come se ne coglie la reale complessità? E come ci si misura con le sue sfide? Ulrich Beck, uno dei più originali e acuti interpreti della società contemporanea, cerca in questo libro di individuare delle risposte e di indicare nuovi terreni di riflessione. Muovendo da un’ampia rassegna critica delle principali teorie della globalizzazione, da quella dell’”economia mondo” di Wallerstein alla tesi di mcdonaldizzazione di Ritzer, Beck evidenzia gli errori di un globalismo semplificato e di una “metafisica” del mercato mondiale. Ma rivendica anche la necessità di una “politica della globalizzazione” capace di rispondere a emergenze sociali, culturali e ambientali non più governabili a livello nazionale. I rischi che minacciano la società mondiale, sottolinea Beck, possono oggi mobilitare nuove energie sociali e politiche, promuovendo nel lungo periodo uno sviluppo razionale della condizione umana e favorendo la nascita di una “seconda modernità”.

Nota: Viste le numerose sottolineature si è preferito condividere il libro direttamente in formato Pdf.

20 pensieri su “Ulrich Beck – Che cos’è la globalizzazione. Rischi e prospettive della società planetaria [Pdf scan]

  1. Ciao.Hai in programma l’antologia filosofica di Severino? E l’epub di Morte a credito che tempo fa ti inviò un frequentatore del forum? Complimenti per la passione nel diffondere queste opere.

    • “….La cosa che si nota di più in Severino è che lui sia così interessato ad affermare l’eterno essere di ogni cosa, ma sia nello stesso tempo così indifferente a qualunque cosa che non sia la generica qualifica di cosa che è. Nei suoi libri non compare un’esperienza comune, né una situazione morale, né una vicenda storica, né un oggetto concreto (a parte la lampada). Fra un individuo e un altro, un cibo, un libro, un luogo e un altro, ciò che interessa dire è solo che sono: il che è dire quasi niente. Severino parla di storia. Ma non ci sono fatti storici: la sola storia che Severino concepisce è l’intera storia dell’Occidente come storia del nichilismo, con cui lui, da solo, radicalmente, essenzialmente, un po’ sbrigativamente, combatte con un solo argomento. È dunque una metastoria ridotta a una sola idea, l’idea del nulla, combattuta con una sola idea, l’idea dell’essere. Per questo, Severino non smette mai di spiegarsi, parafrasarsi, autocommentarsi (questo libro è tutto un autocommento) e ripetersi. Nessuno potrà mai capire quello che dice, perché quello che dice è sempre troppo e troppo poco. È tutto e niente. Si potrebbe segnalare a Severino che il divenire non è il nulla, è solo il modo in cui l’essere appare o si manifesta a noi tutti, a meno di non essere, noi, degli “illuminati in vita”. Se Severino vuole parlare come un illuminato e un mistico, dovrebbe esserlo. Lo è? No, non credo. Ciò che lo ispira (forse non lo sa) è una nichilistica volontà di potenza logica e filosofica che riduce il mondo in cenere.

      Essendo uno dei due filosofi italiani più pubblicati da Adelphi (l’altro è Cacciari, diverso e uguale) ci si potrebbe chiedere: è questa la filosofia che piace di più a questa casa editrice? Deve essere probabile. Ora però sappiamo dal recente libro di Calasso sulla sua vicenda editoriale che il principio primo delle sue scelte fu pubblicare “libri unici”. I libri di Severino, in realtà sono i più seriali e ripetitivi che si possa immaginare. Ma ci sarebbe stata un’alternativa. Esiste nell’Adelphi una interessante collana che porta il titolo di «Casi». Ecco, forse Severino è un caso. Un bel caso, un caso difficile. Uno di quelli per cui ci si chiede: come è possibile? perché? c’è un rimedio? Sì, Severino è più o meno unico. Potrà mai comunicare con qualcun altro? Un altro, per lui, ha qualche possibilità di esistere?”

      🙂

      da :
      Alfonso Berardinelli, critico letterario, scrive per il “Sole 24 ore” e “Il Foglio”. Si è dimesso dalla carica di Professore universitario di Letteratura contemporanea all’Università di Venezia nel 1995. Ha pubblicato Franco Fortini (La Nuova Italia, 1983), L’esteta e il politico: sulla nuova piccola borghesia, (Einaudi, 1986), Casi critici. Dal postmoderno alla mutazione, (Quodlibet, 2007).

    • Da questo momento considerati bannato/a dal blog, non sono un censore ma non tollero minacce paramafiose a me e ai miei amici, soprattutto se fatte da un/una vigliacchetto/a che, ne sono sicuro, nell’ombra usufruisce largamente degli archivi miei e di quelli di Scribd.

  2. Fortunatamente vedo quest’ultima infornata positiva… ho temuto che LdB stesse prendendo una pericolosa Svolta Religiosa. Dopo aver appena fatto un esame di sociologia delle religioni con un docente di CL (terribile), mi avvicino sempre più a posizioni di rifiuto e critica radicale a qualsiasi religione istituzionalizzata, qualsiasi chiesa. Studiare per credere… 🙂

    • Mi sembra un tantino riduttiva come posizione. Senza entrare nel merito dell’ “istituzione” la cui storia puo’ essere mediata tra le varie posizioni di parte (es. dalla storia criminale del cristianesimo di Deschner alla monumentale opera di storia della chiesa di fliche e martin), esistono testi di una profondita’ e di una bellezza ineguagliabili, alcuni veri e propri capisaldi nell’evoluzione del nostro pensiero, di qualunque “colore” esso sia (e sto dicendo delle banalita’). Per cui, personalmente, non solo sono contento che sia apparso qualche titolo dei “padri della chiesa” ma incoraggio il buon nat a selezionare per noi altri pezzi di valore, appunto perche’ bisogna studiare per credere, bisogna farlo a “tutto tondo”. Ad esempio la storia della filosofia a cui Maurizio sta lavorando (e che io aspetto con gioia 🙂 e’ scritta da un gesuita (Copleston) e se ne vede l’impronta ma, a detta di tutti gli studiosi, e’ annoverata tra le piu’ autorevoli che ci siano (altrimenti forse Maurizio non si sbatterebbe tanto …. grazie, grazie, grazie ancora!).

      • Si, ovviamente la mia era una “mezza provocazione” ma rispetto chi crede.

        Non posso accettare però che si vada contro il buon senso per amore della fede (ad esempio, guardare positivamente all’austerità economica, che è una riesumazione di un concetto religioso, fra resto) – impostaci da un’altro ciellino (Monti)

        ultimamente sono un po’ allergico, lo ammetto. Tende ad apparirmi particolarmente realistica la tesi di Freud espressa nell’avvenire di un’illusione.

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