William Faulkner – Assalonne, Assalonne!

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Nel gennaio del 1937, recensendo su «El Hogar», Assalonne, Assalonne!, Borges scriveva: «Conosco due tipi di scrittore: l’uomo la cui prima preoccupazione sono i procedimenti verbali, e l’uomo la cui prima preoccupazione sono le passioni e le fatiche dell’uomo. Di solito si denigra il primo tacciandolo di “bizantinismo” o lo si esalta definendolo “artista puro”. L’altro, più fortunato, riceve gli epiteti elogiativi di “profondo”, “umano”, “profondamente umano” o il lusinghiero vituperio di “barbaro” … Tra i grandi romanzieri Joseph Conrad è stato forse l’ultimo cui interessavano in egual misura le tecniche del romanzo e il destino e il carattere dei personaggi. L’ultimo fino alla straordinaria comparsa di Faulkner. A Faulkner piace esporre il romanzo attraverso i personaggi. Il metodo non è del tutto originale … ma Faulkner vi trasfonde una intensità quasi intollerabile. In questo libro di Faulkner vi è un’infinita decomposizione, un’infinita e nera carnalità. Lo scenario è lo Stato del Mississippi: gli eroi, uomini annientati dall’invidia, dall’alcol, dalla solitudine, dai morsi dell’odio. Assalonne, Assalonne! è paragonabile a L’urlo e il furore. Non conosco maggior elogio di questo». Né noi conosciamo migliore presentazione di questa.

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