Giulio Ercolessi – L’Europa verso il suicidio

La dimensione europea determina ormai la nostra vita civile non meno di quella nazionale. Solo attraverso una vera unione federale noi europei potremo ancora contare qualcosa nel mondo globale e non essere interamente oggetto di decisioni altrui. Solo così anche l’Italia, per quanto pessimamente governata, potrà forse sfuggire alla bancarotta civile ed economica. Come europei cominciamo a essere riconosciuti dagli altri abitanti del mondo, eppure l’Europa non è divenuta un elemento decisivo della nostra identità civile. Il “deficit democratico” dell’Europa intergovernativa, le sue ricorrenti paralisi decisionali, il carattere astruso e privo di un comprensibile filo logico dei suoi trattati ne fanno il capro espiatorio di un populismo demagogico e autolesionista. Il senso comune riconosce all’integrazione europea la sola virtù, ritenuta ormai quasi una banalità, di aver fatto convivere e collaborare in pace e prosperità paesi e popoli che non avrebbero assolutamente nulla in comune. Ma la costruzione europea non può essere una confederazione fra alieni o una piccola Onu. Costringe invece a ripensare che cosa costituisca nel mondo globale la soggettività politica, fino a ieri impersonata dagli Stati-nazione.

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