G. John Ikenberry – Il leviatano liberale. Le origini, le crisi e la trasformazione dell’ordine mondiale americano

Nella seconda metà del secolo, gli Stati Uniti sono stati impegnati nella più ambiziosa delle operazioni: la costruzione di un ordine liberale mondiale. Da ormai un decennio, però, questo ordine mondiale sta minacciosamente vacillando, minato da un lato dalla guerra al terrore e dall’invasione dell’Iraq e dall’altro dall’esplosione della crisi finanziaria. G. John Ikenberry, in questo libro, spiega perché oggi l’America sia costretta, per non soccombere, a ripensare e rinegoziare i suoi rapporti con il resto del mondo e a perseguire una strategia di più ampio respiro: quella del Leviatano liberale.

Enrico Norelli – La nascita del cristianesimo

Gesù di Nazaret suscitò, nella Galilea e Giudea del tempo dell’imperatore Tiberio, un movimento di “risveglio” rivolto a Israele e fondato sull’annuncio dell’apertura del regno di Dio. Perché la morte infamante di Gesù non mise fine al suo movimento, che anzi ne trasse spunto per un rilancio del suo messaggio anche oltre le frontiere d’Israele? In che modo si costituì, nel secondo secolo, un sistema di poteri e dottrine che sarebbe stato capace d’imporsi all’impero romano? Il libro ripercorre i modelli di fede in Gesù adottati dai vari gruppi di credenti, illustra la concezione del mondo e la pratica di vita che postulavano, e le ragioni per le quali alcuni di tali modelli risultarono vincenti.

John R. Searle – Il mistero della coscienza

Che cos’è la coscienza? Cosa intendiamo quando diciamo “io”? Cosa vuol dire essere una persona? L’autore affronta questi interrogativi attaccando radicalmente l’idea che la nostra mente possa essere considerata alla stregua del programma di un computer come affermano i sostenitori più accesi dell’intelligenza artificiale. Ci sono modi della comprensione umana che sfuggono al programma più sofisticato e il nostro cervello è una struttura ben più complessa di qualsiasi macchina. In questa difesa dell’autonomia del mentale, Searle dialoga con gli autori che hanno le posizioni più interessanti sul modo di risolvere “il mistero della coscienza”.

Jason W. Moore – Antropocene o capitalocene? Scenari di ecologia-mondo nella crisi planetaria

Che i drammatici cambiamenti climatici degli ultimi decenni siano dovuti alle emissioni antropogeniche di gas serra è un fatto acclarato, che non suscita serie controversie se non da parte di qualche sparuta setta negazionista. Quali siano le conseguenze di tale situazione è invece oggetto di discussione. Sempre più spesso si sente parlare, nei circoli accademici ma anche sui mass media, di “Antropocene”. Il premio Nobel per la chimica Paul Crutzen, che ha coniato il termine, intende con esso una nuova era geologica in cui le attività umane sono diventate il fattore determinante, decretando così la fine dell’Olocene. L’umanità come un tutto indifferenziato (e colpevole) da un lato, l’ambiente incontaminato (e innocente) dall’altro. Jason W. Moore rifiuta questa impostazione e parte dal presupposto che l’idea di una natura esterna ai processi di produzione non sia che un effetto ottico, un puntello ideologico su cui si è appoggiato il capitalismo. Al contrario, il concetto di ecologia-mondo rimanda a una commistione originaria tra dinamiche sociali ed elementi naturali che compongono il modo di produzione capitalistico nel suo divenire storico, nella sua tendenza a farsi mercato mondiale. Il capitalismo non ha un regime ecologico, è un regime ecologico. Sfruttamento e creazione di valore non si danno sulla natura, ma attraverso di essa – cioè dentro i rapporti socio-naturali che emergono dall’articolazione variabile di capitale, potere e ambiente. Si tratta dunque di analizzare la forma storica di questa articolazione – ciò che Moore chiama “Capitalocene”: il capitale come modo di organizzazione della natura – per fronteggiare l’urgenza dei disastri ambientali che ci circondano

Maria Grazia Turri – Gli oggetti che popolano il mondo. Ontologia delle relazioni

Il mondo è popolato di oggetti che non siamo in grado di afferrare con le mani, come batteri, microbi, particelle, montagne, stelle, pianeti, galassie. Abbiamo piuttosto a che fare con biscotti, giocattoli, piatti, pentole, monete, libri, quadri, rose, gatti, mani, gambe, bambini, adulti, anziani. Difficilmente, però, in un caso e nell’altro, ci sbagliamo nell’utilizzarli o nel relazionarci con essi. Li distinguiamo, ci affezioniamo, li ricordiamo, li immaginiamo, li desideriamo, li scegliamo, li distruggiamo, li doniamo. Il volume spiega come questo “miracolosamente” avvenga, con uno sguardo che partendo dagli oggetti descrive la nostra natura di esseri umani oltreché le conseguenze della continua creazione di nuovi manufatti.

Arnold J. Toynbee – Il mondo e l’occidente

Sembra che il primo cinese che abbia conosciuto direttamente l’Occidente si chiamasse Hu. Venne a Parigi, da Canton, nel 1722. Uscì di senno e fu internato nel manicomio di Charenton. L’anno precedente erano uscite ad Amsterdam, prudentemente anonime, le Lettres Persanes di Montesquieu: immaginario resoconto del viaggio a Parigi di due giovanotti persiani, turbati anch’essi dal contatto con l’Occidente, dove – essi apprendono e comunicano in patria – per questioni di fede si bruciano gli uomini come fossero paglia. «La storia del mondo va da Oriente a Occidente», scriverà Hegel un secolo più tardi, «l’Europa è infatti assolutamente la fine della storia del mondo, così come l’Asia ne è il principio». Si sa, l’idea che la storia davvero finisca in qualche punto del globo ritorna, arrogante, di tanto in tanto (oggi ha daccapo seguaci). L’equivoco nasce dal vezzo, proprio del moderno Occidente, di sentirsi depositario del meglio che la storia abbia prodotto: libertà, progresso, modernità, dinamismo. Questo libro di Toynbee, scritto in un momento di allarme dell’Occidente intorno al proprio destino, ma freschissimo e singolarmente attuale, giova, come pochi, poiché non è un libro di parte, a dissipare siffatti pregiudizi, che già all’euro-asiatico Erodoto erano parsi infantili. Luciano Canfora

Osamu Dazai – Lo squalificato

“Lo squalificato” (1948), narra la storia di un uomo, Yozo, che, sentendosi rifiutato dalla società nella quale vive, deve affrontare una condizione esistenziale di estrema solitudine. Ciò che rende intensamente suggestive le “pagliacciate” escogitate da Yozo per sopravvivere tra i suoi simili, patetici i suoi tentativi di dedicarsi alla politica e tormentosi i suoi rapporti con le donne, è il senso di insuperabile ambiguità che domina l’intera esperienza da lui vissuta in bilico tra il piacere di infrangere il codice sociale e il sentimento di colpa per non sapersi adeguare a esso. La “squalifica” alla quale è condannato Yozo (nel cui problematico ritratto certamente si riflettono vicende di cui fu vittima lo stesso Dazai) acquista un senso diverso solo dopo la sua morte, quando l’autore sposta bruscamente e sapientemente il punto di vista narrativo fuori della coscienza del protagonista.

Raj Patel e Jason Moore – Una storia del mondo a buon mercato. Guida radicale agli inganni del capitalismo

Una storia del mondo a buon mercato: Guida radicale agli inganni del capitalismo di [Patel, Raj, Moore, Jason W.]

Natura, soldi, lavoro, assistenza, cibo, energia e vita. Sono le sette cose che hanno costruito il nostro mondo e che daranno una forma al nostro futuro. Mettendo a profitto ciascuna di queste, l’economia moderna ha trasformato, governato e devastato la Terra. Dopo I padroni del cibo e Il valore delle cose, Raj Patel presenta insieme a Jason W. Moore un nuovo modo di analizzare le emergenze planetarie del nostro tempo. Gli studi più recenti sullo stato di salute del pianeta accompagnano la narrazione delle vicende del colonialismo, delle lotte indigene, delle rivolte degli schiavi. Come Jared Diamond in Armi, acciaio e malattie, Patel e Moore si lanciano in un viaggio straordinario nel tempo e nello spazio, alla ricerca di casi esemplari della capacità del capitalismo di piegare alla propria costante esigenza di profitto qualsiasi cosa, anche la vita stessa. È una storia che comincia con Cristoforo Colombo, primo grande esportatore del colonialismo e dell’economia del capitale, e arriva fino a oggi. Ripercorrerla significa scoprire una verità inquietante: le più grandi crisi della politica e dell’economia mondiali hanno offerto ogni volta nuove strategie per sfruttare in modo sempre più insidioso le risorse disponibili, facendo del mondo l’arena del mercato capitalista. Una critica appassionante delle leggi del capitale, una visione originale per un mondo sostenibile, che si legge come una grande storia.

Terry Pinkard – Hegel. Il filosofo della ragione dialettica e della storia

Hegel: Il filosofo della ragione dialettica e della storia di [Pinkard, Terry]

Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831) è da sempre raffigurato come uno dei pensatori più astrusi e impenetrabili della filosofia moderna. La rigorosa e documentata biografia di Terry Pinkard corregge questa immeritata fama, offrendo un’accurata ricostruzione della vita, accompagnata da un’intelligente panoramica del suo universo concettuale e delle sue opere. Collocato nel contesto della sua epoca, il ritratto di Hegel che ne emerge è quello di un pensatore ambizioso e geniale, che vive in un periodo di grandi sconvolgimenti, dominato dalla figura di Napoleone. Una parte centrale della narrazione è dedicata alle amicizie e agli incontri con alcune delle più significative personalità del suo tempo, tra cui Hölderlin, Goethe, Humboldt, Fichte, Schelling, Novalis, i fratelli Schlegel, Mendelssohn. A emergere è una figura complessa e quanto mai affascinante della modernità europea, un Hegel cioè che – con le sue penetranti analisi del nuovo mondo nato dalle rivoluzioni politiche, industriali e sociali della sua epoca – si impone ancora alla riflessione filosofica contemporanea come punto di confronto obbligato e imprescindibile.

Stephen Greenblatt – Il tiranno. Shakespeare e l’arte di rovesciare i dittatori

Il tiranno di [Greenblatt, Stephen]

Perché qualcuno, si chiede Shakespeare, dovrebbe appoggiare un leader palesemente inadatto a governare, una persona pericolosa e impulsiva, malvagia e subdola, o indif- ferente alla verità? Perché, in alcuni casi, le prove di crudeltà non sono un deterrente, bensì un’attrattiva capace di trascinare seguaci soddisfatti? “Da questo momento,” dichiara Macbeth “il primo moto dell’animo sarà / tutt’uno con il moto della mia mano.” Ma allora le istituzioni che dovrebbero impedire alle persone comuni, e ancor più ai leader delle nazioni di agire sulla spinta di ogni impulso folle, dove sono? E quali sono i meccanismi psicologici che conducono una nazione a dimenticare i propri ideali e persino il proprio interesse? Nonostante siano passati secoli, i re e i contadini di Shakespeare gettano luce ancora oggi sul carattere delle masse e dei loro agitatori, trovando rinnovata chiarezza nelle osservazioni di Greenblatt. La fragilità improvvisa delle istituzioni, il disordine delle classi dirigenti e la rabbia populista come conseguenza della crisi economica sono tutti elementi per comprendere la politica moderna, ma anche quello spirito popolare di umanità che per Shakespeare rimase per sempre l’unica vera speranza, perché “si può soffocare, ma mai spegnere del tutto”.