Carlo Emilio Gadda – L’adalgisa. Disegni milanesi

coverFra il 1932 e il 1936 Gadda, allora noto solo a una ristretta cerchia di iniziati, si cimenta in un’ambiziosa impresa: il romanzo di ambiente milanese “Un fulmine sul 220”, destinato a mettere in scena – attraverso l’amore eslege di Elsa, moglie del ricco e valetudinario Gian Maria Cavigioli, per Bruno, ex garzone di macellaio di caravaggesca prestanza – la tragica sorte delle «anime sbagliate», segnate dalla più dolorosa estraneità alla tribù. Alla fine, insoddisfatto, butta tutto all’aria e abbandona il progetto. Ma è solo in apparenza un fallimento: nell’eccentrica officina gaddiana può infatti persino accadere che un affresco si muti in un «album di straordinari disegni sciolti» (Isella): che un romanzo, insomma, generi dei racconti, autonomi ma al tempo stesso accomunati da un’inconfondibile aria di famiglia – quelli apparsi nel 1944, insieme ad altri di diversa origine, sotto il titolo “L’Adalgisa”. Dove campeggia colei che, trasformandosi da comparsa in dilagante protagonista e imprimendo al romanzo d’amore di Elsa e Bruno una irresistibile svolta satirico-grottesca, lo ha dinamitato: l’imperiosa Adalgisa vedova Biandronni, cognata di Elsa. Ex stiratrice, Violetta di quin­t’ordine al Fossati e al Carcano, ma soprattutto sana donna lombarda, Adalgisa ha saputo sì coronare il suo sogno – sposare il «povero Carlo» e diventare una signora «al cento per cento», con ottavino di palco alla Scala e luccicante breloque sul «ragionativo» petto –, ma non impedire alle parenti acquisite, alle «cagne» che l’hanno sempre considerata «una disgrazia», di avvelenarle la vita: «…. E che ero una qui, e che ero una là; e che cantavo nei teatri di strapazzo, per i militari; che avevo già avuto una cinquantina d’aman­ti!… ma sì!… cento…. mille…. un milione!». Perché nella città industre votata al lavoro indefesso e alla famiglia la tribù – con la sua coorte di domestiche, fattorini, lucidatori di parquets, medici di famiglia, ville ai laghi o in Brianza e tombe di famiglia fra Cazzago e Usmate – si muove compatta, polarizzata a un fine, come se una sola anima la sospingesse. E, nessuno meglio di Gadda poteva saperlo, non c’è speranza per chi ne sfida le leggi.

Carlo Emilio Gadda – Un gomitolo di concause. Lettere a Pietro Citati (1957-1969)

coverNel 1956, allorché diventa consulente di Livio Garzanti, il giovane Citati non può sospettare che gli verrà affidato un compito impossibile: occuparsi del più impervio, moroso, nevrotico, geniale scrittore del Novecento, Carlo Emilio Gadda. Rapidamente, Citati ne conquista la fiducia: e a questo miracoloso soda­li­zio dobbiamo libri come il “Pasticciaccio”, “I viaggi la morte”, “Accoppiamenti giudiziosi”. Ma alle funzioni di editor Citati ne ha ben presto aggiunte di ancor più de­li­cate: quelle di confidente, consigliere, amico e gaddista mili­tante – in altre parole, di “intermediario” fra l’Ingegnere e il mon­do. Ne è prova il lo­ro splendido carteggio, tutto da assaporare: rassicurato dalla dedizione e dal veemente impegno in suo favore di Citati, stimolato dalla vastità dei suoi interessi e dalla sua attività di critico, Gadda rompe gli argini, si abbandona a lettere ‘esorbitanti’ e ‘barocche’, di volta in volta ec­centrici saggi, nobili poèmes en prose, irresistibili bizze. Come quella, degna di “Verso la Certosa”, in cui rievoca per Citati la sua mania di architettare mentalmente «case e ville e castelli durante le lunghe camminate dell’infanzia e dell’adolescenza sugli stradali prealpini, nelle ore d’una fuggente serenità». O quella, strepitosa, in cui sfoga la sua rabbia contro Moravia e la Morante, colpevoli di averlo «sfiancato, rintronato e vilipeso», durante una cena a Trastevere, con la loro «cornacchiante erogazione di teoremi storiografici» – ossia con le accuse mosse alle borghesie. Si capirà allora come mai Citati abbia scritto che in ogni momento della vita di Gadda sembravano convergere «il passato … il presente, il futuro, la realtà, il sogno, il tragico, il comico, la colpa, il rimorso, l’immaginazione, il gioco, la follia…».

Carlo Emilio Gadda – Accoppiamenti giudiziosi [Epub – Mobi]

coverIn una sorta di autoantologia, di raccolta del meglio di sé, Carlo Emilio Gadda raduna diciannove racconti che vanno dal 1924 al 1958 in Accoppiamenti giudiziosi. Non è lo scrittore di Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana, ma fa pur sempre spiccare i suoi estremismi, i suoi odi assoluti. In questa raccolta troviamo le coppie di Gadda: natura e cultura, forma e sostanza, lingua e dialetto, scrittura e struttura, autobiografia e romanzo, filosofia e letteratura, deformazione e conoscenza, comico e tragico. Tutto si oppone per lo scrittore che raccoglie qui momenti preziosi e imperdibili della sua narrazione, vissuti con accalorata partecipazione, con dedizione assoluta al suo lavoro da scrittore e alla sua vita da cittadino in quel preciso momento storico, a cavallo tra le due guerre. Gianfranco Contini, sublime critico letterario del Novecento definisce Accoppiamenti giudiziosi una delle opere fondamentali per capire quello che è stato il secolo scorso con le sue brucianti contraddizioni. Bruciava infatti anche Gadda con le sue voglie rivoluzionari, con l’odio per la borghesia milanese di cui non sopportava la logica di casta e il moralismo. Con i suoi scritti, Carlo Emilio distrugge questo buonismo, questo pensiero benpensante, e lo trasforma con la sottile arma della satira in sbeffeggiamento. Dame impettite, professoroni rispettabili, industriali con il culto della proprietà privata sono per Gadda cenere da far bruciare lentamente. Può colpire il lettore il suo dualismo estremo, il suo dire senza mezzi termini quello che pensa invocando Robespierre e la rivoluzione francese, ma non si può rinunciare al ritratto di questo intellettuale vero che trovava il suo opposto in gioventù e bellezza, in maniera e vita, metafora e verità, padre e dissennatezza, borghesia e stupidità. In accoppiamenti giudiziosi troviamo il disprezzo per tutto ciò che è imposto, che è in modo assoluto ritenuto fascista perché a quel modo di pensare Gadda contrappone la farsa.