Evgenij Evtusenko – Arrivederci, bandiera rossa. Poesie degli anni Novanta

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In questo libro leggiamo la fine dell’impero sovietico. Vi tro­viamo la nostalgia, che non è il pianto funebre per la dittatura, la censura, il Gulag, bensì la nostalgia per le speranze del po­polo russo, ingannate dalla rivoluzione comunista e poi da quella anticomunista; nostalgia per l’illusione infranta di un socialismo dal volto umano. In tal senso questo non è solo un libro sulla politica, ma anche su Dio e sull’amore. «Sebbene io presagissi la caduta dell’impero sovietico», scrive l’autore, «non prevedevo ch’essa potesse accadere sotto i miei occhi. Facevo parte di coloro che spingevano la Russia, come un ca­mion impantanatosi nel fango, ma quando ci riuscì di smuo­vere la storia, essa ci sfuggì di mano e, superandoci, impetuo­samente e in modo terribile, fu come se precipitasse da una montagna. La storia sorpassò non solo Gorbačev, ma tutti noi con lui, inzaccherandoci, nel congedarsi, il viso di fango da sot­to le ruote, per riconoscenza.»

Evgenij Evtusenko – Autobiografia precoce

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Scritta a Parigi, in una settimana di passione — o, come doveva dire Evtušenko quindici giorni più tardi, a Mosca, “ in un momento di sventatezza ” (che, a pensarci bene e conoscendo il tipo, ha tutta l’aria d’uno sberleffo mica male, piuttosto che d’un atto di sottomissione) — col fervore di chi mette le carte in tavola e vuol dire tutto in un colpo solo, questa Autobiografia precoce è un documento veramente straordinario di quella che è stata la Russia negli ultimi vent’anni, vista con gli occhi di un ragazzo che impara sui marciapiedi di una delle più grandi città del mondo a farsi largo nella vita, a colpi di pugni e di verità. Ed è anche qualcosa di ben diverso dalle sofisticate Memorie di Ehrenburg o dell’elegiacoSaggio autobiografico di Pasternak: qui la scoperta della cultura e la scoperta del mondo sono fatte nello stesso momento, in drammatica contemporaneità: il fascino degli ideali rivoluzionari e il ricordo confuso del nonno, le parole di Lenin e quelle della madre, la dissoluzione dell’unità familiare e il crollo del regime autoritario, le gazzarre di strada e la disperata volontà di sopravvivenza degli artisti non conformisti, l’amore e l’ebbrezza della lotta ideologica, tutto avviene in modo mischiato e confuso; gli antisemiti vengono al cinema con noi, gli effetti della tirannide si sperimentano sulla carne, lo stalinismo è una cosa che si vede.