Cinzia Arruzza, Tithi Bhattacharya, Nancy Fraser – Femminismo per il 99%

Abbiamo bisogno di un femminismo che dia la priorità alle vite delle persone. Davvero la massima realizzazione per le donne è quella di arrivare a occupare posti di potere nelle gerarchie delle grandi aziende capitaliste? È quel che ci dice il femminismo liberale, che aspira a rompere il soffitto di cristallo, mentre non si preoccupa affatto delle esigenze della stragrande maggioranza delle donne. Esigenze come la lotta contro lo sfruttamento sul lavoro e i diritti sindacali; il riconoscimento della loro fondamentale funzione di cura dei figli, caricata sulle donne in favore della massimizzazione dei profitti; il diritto alla salute e a un ambiente non inquinato; la lotta contro ogni forma di razzismo e guerra. Oggi che il sistema di valori liberisti è in crisi e stiamo vivendo una nuova ondata femminista internazionale, abbiamo lo spazio per creare un altro femminismo: anticapitalista, antirazzista ed ecosocialista. Cinzia Arruzza, Tithi Bhattacharya e Nancy Fraser sono state tra le principali organizzatrici dello sciopero internazionale delle donne negli Stati Uniti.

Nancy Fraser – Fortune del femminismo

Il titolo del libro riassume bene l’intento dell’autrice di ricostruire e discutere criticamente la traiettoria controversa del femminismo della seconda ondata, quello diffusosi a partire dagli anni Sessanta negli Stati Uniti. “Fortuna” è un termine polisemico che indica sia il destino che la buona fortuna o il successo. E in effetti l’obiettivo che si propone l’autrice è per l’appunto quello di analizzare sia la buona sorte del femminismo della seconda ondata, dalla sua affermazione accademica alla sua capacità di trasformare pratiche, discorsi e linguaggi, sia il suo paradossale destino, quello di aver accompagnato e per certi versi involontariamente legittimato il passaggio da un capitalismo regolato dallo stato nazione al capitalismo neoliberista. Nancy Fraser è una delle voci più note e autorevoli della teoria femminista americana. Il suo lavoro teorico è caratterizzato dal tentativo di combinare insieme, in maniera non eclettica, parte della tradizione della teoria critica francofortese, aspetti del post-strutturalismo francese e delle sue interpretazioni in ambito statunitense, e infine elementi derivanti dalla critica marxiana dell’economia politica e dal femminismo marxista. Fraser si è confrontata a più riprese con alcune delle maggiori teoriche femministe americane.