Victor Serge – Da Lenin a Stalin

A cento anni dalla Rivoluzione d’Ottobre cosa sappiamo di quegli eventi? Quanto è rimasto nelle generazioni più giovani di quella storia complessa, violenta, alla lunga perdente – e tuttavia animata da un profondo afflato ideale, guidato da ideali di uguaglianza, giustizia e libertà -, che i libri di storia chiamano Rivoluzione comunista? I trentenni di oggi sono nati in un mondo che non è più diviso in due da una cortina di ferro. Dopo la caduta del muro di Berlino l’universo comunista si è rapidamente dissolto, e la storia di quel mondo, che una generazione fa era ben nota e aspramente dibattuta nel bene e nel male, è oggi quasi eclissata. Per questo è tanto più importante rileggere lo sviluppo di quegli eventi, il racconto dei primi vent’anni della Rivoluzione, descritti in questo libro forse dal più lucido, appassionato e lungimirante intellettuale e rivoluzionario dell’epoca. Attraverso la narrazione e il prisma interpretativo di Victor Serge – pensatore troppo presto dimenticato, come scrive David Bidussa nella prefazione di questo volume – percepiamo quel mutamento di fini, quello stravolgimento politico e ideologico che fu il passaggio dalla Rivoluzione comunista guidata da Lenin all’istituzione del regime dittatoriale di Stalin. Pochi, come Victor Serge, percepirono per tempo questo stravolgimento come il tradimento di un ideale, denunciandone pubblicamente la barbarie. Ben pochi, come lui, in Russia e in Europa occidentale, furono disposti a subire le conseguenze delle proprie idee, lottando fino all’ultimo per farsi sentire.

AA. VV. – Lenin e il Novecento

L’imperialismo rappresenta per Lenin la completa negazione della democrazia al livello dei rapporti internazionali: le «cosiddette nazioni civili d’Europa» opprimono «le nazioni meno civili e più desiderose di democrazia dell’Asia» cui disconoscono il diritto all’autodeterminazione e al self-government, negando nella pratica quei principi che pure non si stancano di sbandierare come proprio titolo di gloria e di legittimità imperiale. In tale quadro, bisogna collocare la denuncia cui procede Lenin della vena razzistica più o meno esplicita che attraversa in profondità la storia del colonialismo e dell’imperialismo: essi si fondano sullo sfruttamento e «asservimento di centinaia di milioni di lavoratori dell’Asia, delle colonie in generale e dei piccoli paesi» ad opera di «poche nazioni elette»; i dirigenti della borghesia liberale cercano in ogni modo di ostacolare «l’emancipazione economica e quindi anche politica delle pelli rosse e nere»; d’altro canto, gli immigrati «provenienti da paesi più. arretrati» sono vittime di discriminazione salariale sui luoghi di lavoro dei paesi capitalisti. Questa carica razzistica esplode con particolare chiarezza e virulenza in occasione di guerre condotte contro popoli che, dal punto di vista delle potenze coloniali e imperiali, «non meritano nemmeno l’appellativo di popoli (sono forse popoli gli asiatici e gli africani?)».

AA.VV. – Lenin 2.0. La verità è di parte

A quasi un secolo dalla rivoluzione di Ottobre, il capitalismo domina incontrastato il nostro pianeta. Il sistema liberale si è imposto non tanto come la migliore forma di organizzazione della vita politica, ma come l’unica possibile. Tanto che è più facile pensare alla fine del mondo che ad alcune piccole modifiche a questo modo di produzione e a questo stile di vita. In questo contesto quale può essere l’attualità del pensiero di Lenin? Può esserci utile per pensare ad una fuoriuscita dal presente o deve essere abbandonato nella soffitta della storia? Alcuni tra i maggiori intellettuali contemporanei, da Jameson a Eagleton, da Badiou a Zizek, da Losurdo a Tony Negri, rispondono a questi interrogativi mettendo Lenin a confronto con i problemi del nostro tempo: la guerra, l’imperialismo, il fallimento della socialdemocrazia.

Moshe Lewin – L’ultima battaglia di Lenin

La paralisi colpisce Lenin per la prima volta il 25 maggio 1922. Da allora sino al giorno della morte egli combatte la sua ultima battaglia, rivolta contro la degenerazione burocratica dello Stato sovietico. Dall’affare georgiano al «testamento» all’alleanza con Trockij contro Stalin, Lewin dà la prima analisi di questa vicenda

Anton Pannekoek – Lenin filosofo. I fondamenti filosofici del leninismo

Con questo libro Anton Pannekoek, il più importante esponente della sinistra olandese cui Lenin indirizzò polemicamente l’opuscolo “L’estremismo, malattia infantile del comunismo”, intende mettere a fuoco l’essenza del bolscevismo e il significato della Rivoluzione russa. Tramite l’analisi critica dei fondamenti filosofici del pensiero di Lenin e del suo “Materialismo ed empiriocriticismo”, Pannekoek tenta di dimostrare che il marxismo nella declinazione leniniana costituì la base ideologica del capitalismo di Stato russo.

Slavoj Žižek – Lenin oggi: Ricordare, ripetere, rielaborare

A un secolo dalla rivoluzione d’ottobre, Slavoj Žižek ci parla di Lenin e soprattutto lo fa parlare attraverso i suoi scritti. Colui che è stato definito il filosofo più pericoloso dei nostri giorni si confronta con il più celebre rivoluzionario dello scorso secolo, proponendoci di rileggerlo: il ricordo, la ripetizione e la rielaborazione del pensiero di Lenin forniscono ancora oggi importanti suggerimenti per la critica e la lotta al capitalismo.
Per questo Žižek ha selezionato alcuni testi scritti dal leader bolscevico non alla presa del potere, avvenuta nell 1917, ma negli ultimi anni di vita: Lenin doveva far coesistere gli obiettivi rivoluzionari con il governo di un paese la cui popolazione era stremata dalla guerra e dalla fame, nonché distribuita su un territorio enorme, e confrontarsi con i limiti pratici delle teorie comuniste, traendo però dal rischio del fallimento sempre nuove spinte per l’immaginazione di percorsi di rivoluzione. Oggi, dunque – sostiene Žižek – l’importanza fondamentale di Lenin risiede proprio nella sua volontà di confrontarsi lucidamente con la realtà, anche quando si rivela scomoda per i nostri ideali, senza ricette prefissate, unendo spirito pragmatico e immaginazione. È proprio di fronte a uno stallo come quello in cui la sinistra internazionale e la politica globale si trovano oggi – questa è la grande lezione di Lenin – che i rivoluzionari cercano nuove vie.

Slavoj Žižek – Tredici volte Lenin. Per sovvertire il fallimento del presente

Oggi la figura di Lenin sembra appartenere a una dimensione temporale irrimediabilmente datata, a un’epoca che non ha più nulla in comune con il nostro presente. Al contrario, ci si dovrebbe chiedere se questa distanza che percepiamo con l’opera del dirigente rivoluzionario russo non sia il sintomo che c’è qualcosa di fondamentalmente sbagliato nella nostra epoca. In tredici brevi capitoli, l’opera di Lenin viene messa a confronto con i problemi politici aperti dal capitalismo globale e fatta dialogare con i protagonisti del dibattito filosofico contemporaneo. Una provocazione ragionata contro la mancanza di iniziativa e acume politico odierna: tornare a Lenin, non per ripetere ciò che ha fatto, ma per parlare delle opportunità perdute.

Luciano Gruppi – Il pensiero di Lenin

Questo libro non vuole essere una biografia di Lenin e, tanto meno, una storia di quei trent’anni che conobbero la sua azione rivoluzionaria. Vuole essere un tentativo di delineare, nei tratti essenziali, lo sviluppo del suo pensiero, in rapporto, si intende, a quelle situazioni e fatti storici al di fuori dei quali esso risulterebbe incomprensibile. Mi rendo conto che, a questo modo, la dimensione della sua personalità viene in una certa misura diminuita, poiché essa può risultare pienamente solo dall’ intreccio del pensiero e delibazione rivoluzionaria. Mi auguro, tuttavia, che il soffermarsi sul momento in cui il pensiero generalizza l’esperienza dell’azione possa riuscire utile.

Robert Linhart – Lenin i contadini e Taylor

Questo libro ricostruisce le posizioni teoriche e pratiche assunte da Lenin su due fra i maggiori problemi della Rivoluzione d’ottobre: la questione dei contadini che, affrontata nell’ottica della « instaurazione diretta del socialismo », avrebbe subito una svolta decisiva a partire dal 1921 con l’avvio della Nep; la questione del lavoro operaio che, a partire dal 1918, avrebbe assunto le modalità dei taylorismo, cioè della divisione e della organizzazione « scientifica » borghese. A partire da una rigorosa impostazione marxista, l’autore restituisce la complessità del pensiero e dell’azione di Lenin ponendoli continuamente in relazione sia con la formazione economico-sociale della Russia del tempo e la sua collocazione internazionale, sia con il compito immenso della organizzazione politica dei Soviet e dello Stato socialista. Ne scaturisce un quadro che, mentre rende giustizia a Lenin, colloca il processo storico della Rivoluzione russa in una dimensione dialettica più adatta a individuarne le difficoltà reali e a comprendere gli stessi esiti successivi alla morte del grande rivoluzionario.