Graham Allison – Destinati alla guerra

Destinati alla guerra di [Allison, Graham]

Qual è la soglia oltre la quale un conflitto diventa inevitabile? Nello scenario politico-economico contemporaneo, Cina e Stati Uniti sembrano proiettati verso una guerra che nessuno dei due vuole. Il motivo è la trappola di Tucidide: quando una potenza emergente minaccia di spodestare quella dominante, il risultato più plausibile è la guerra. Questa è la dinamica che scandisce da sempre la storia. A proposito della guerra del Peloponneso, che devastò l’antica Grecia, lo storico Tucidide spiegò che furono l’ascesa di Atene e la paura che la sua scalata instillò in Sparta a rendere la guerra inevitabile. Da cinquecento anni a questa parte tali condizioni si sono ripresentate sedici volte. E in dodici casi hanno portato a una conclusione violenta. Nel diciassettesimo caso, l’irresistibile avanzata della Cina rischia di entrare in collisione con un’America inamovibile.
Sia Xi Jinping che Donald Trump promettono di “far tornare grandi” i loro paesi. Ma a meno che la Cina non sia disposta a moderare le proprie ambizioni, o Washington non accetti di condividere il primato nel Pacifico, una guerra commerciale, un cyber-attacco o un incidente in mare potrebbero essere la scintilla che farà esplodere un altro grande conflitto.
In Destinati alla guerra, il professore emerito di Harvard Graham Allison indaga le diverse sfaccettature della contesa tra Stati Uniti e Cina attraverso la lente della trappola di Tucidide. Allison mostra come in passato una prudente e ingegnosa arte di governo sia riuscita a evitare la guerra, e quali dolorosi passi siano oggi necessari per evitare il disastro.
Attraverso una magistrale miscela di eventi storici e fatti odierni, il saggio di Allison non mira a predire il futuro, bensì a scongiurarlo.

Susan George – L’america in pugno. Come la destra si è impadronita di istituzioni, cultura, economia

Quando George Bush lascerà la Casa Bianca all’inizio del 2009, gli Stati Uniti torneranno forse alla “normalità”? Il prossimo presidente potrà governare alla luce di una nuova visione, in grado di far riassumere agli Usa un ruolo “positivo” nello sviluppo del pianeta? Per Susan George questo non potrà assolutamente succedere, o almeno sarà un percorso difficile e pieno di ostacoli. Da ormai più di trent’anni, infatti, la destra americana è protagonista di una “lunga marcia” che le ha consentito di conquistare tutte le principali casematte ideologiche del paese: una vera e propria guerra culturale che ha inciso in profondità sui contenuti e le forme del dibattito politico americano. Alla base della sua strategia le cosiddette “quattro ‘M’: money, media, marketing e management, a cui bisognerebbe aggiungere però il senso di “missione” che ha ispirato ogni atto della politica estera. Il risultato è un’alleanza eterogenea ma non per questo meno formidabile, che comprende fondazioni private, lobby, think-thank specializzati in ogni genere di questioni, un vasto arcipelago di pubblicazioni, tv via cavo religiose, avvocati, organizzazioni politiche con un’immediata capacità di mobilitazione. Chiunque sia, il prossimo presidente degli Stati Uniti non potrà fare a meno di confrontarsi con questa realtà, in cui poco o nulla è rimasto dei valori “liberai” che avevano ispirato l’epoca dell’affirmative action negli anni sessanta.

Allen Frances – Il crepuscolo di una nazione. L’America di Trump all’esame di uno psichiatra

Tutto è nato all’indomani dell’elezione alla presidenza degli Stati Uniti di Donald Trump, quando – dopo lo shock iniziale – analisti politici e giornalisti hanno cominciato a interrogarsi sulla sua effettiva capacità di rivestire quel ruolo, al punto che sui giornali è nato un dibattito vivace e serio sulla sua presunta, o meno, sanità mentale. Non capita spesso di vedere sulle pagine del «New York Times» e del «New Yorker» la definizione di «narcisista» o «pazzo» accostata a un presidente in carica. È allora che Allen Frances, già estensore della voce «Narcisismo» del DSM-IV – la «bibbia» della psichiatria mondiale – chiamato in causa direttamente, ha deciso di dare una risposta chiara. Così è nato questo libro. Ebbene no. Donald Trump non è pazzo. I suoi comportamenti, certamente divisivi, sono sopra le righe, ma l’uomo non rientra nello spettro clinico del narcisista. Forse, però, invece di interrogarsi sullo stato di sanità mentale di Trump, suggerisce Frances, è il caso di analizzare il fenomeno che ne ha permesso l’ascesa. Perché la democrazia occidentale più avanzata ha affidato a una personalità tanto poco specchiata il suo destino? Perché milioni di elettori hanno creduto alle sue menzogne e lo hanno ritenuto in grado di diventare il comandante in capo dell’esercito più potente del mondo? Allen Frances scrive un’analisi impietosa del sistema democratico, che risulta valida, in questi tempi incerti, per ogni Stato che sia tentato dal fenomeno populista. La sua voce autorevole, non allarmista, mette sul lettino dell’analista lo spirito di un’intera nazione. Trump – sostiene Frances – potrà anche essere «un cattivo presidente, ma non è sicuramente pazzo», la vera questione con cui confrontarci è come noi, come Paese, abbiamo potuto sceglierlo come nostro capo.