Massimo Recalcati – Melanconia e creazione in Vincent Van Gogh

Melanconia e creazione in Vincent van Gogh

In Vincent Van Gogh la relazione tra esistenza e opera, tra malattia mentale e creazione ha fornito materia a una lunga tradizione interpretativa, soprattutto psicoanalitica. Nessuno però ha saputo, al pari di Massimo Recalcati, mettere in rapporto malinconia e dipinti senza cedere a tentazioni patografiche, nel rispetto pieno dell’autonomia dell’arte. Per nessi illuminanti Recalcati procede dalle radici familiari della sofferenza psicotica di Vincent – venuto al mondo nel primo anniversario della morte del fratellino del quale gli fu imposto il nome – alla scelta di vivere da sradicato la propria indegnità di figlio vicario, alla spinta mistica verso la parola evangelica, fino all’estrema devozione alla pittura. Le maschere del Cristo e del “giapponese” servono a Van Gogh per darsi un’identità di cui si sente privo. I suoi quadri costituiscono lo sforzo estremo di attingere, attraverso la luce e il colore, direttamente all’assoluto, alla Cosa stessa. Ma la consacrazione all’arte, che all’inizio lo aveva salvato dalla malinconia originaria, si rivela ciò che lo fa precipitare negli abissi della follia. Il suo movimento pittorico e biografico dal Nord al Sud lo avvicina troppo al calore incandescente della Luce e in questa prossimità, come nel mito di Icaro, egli finisce per consumarsi.

Nathalie Heinich – La gloria di Van Gogh. Saggio di antropologia dell’ammirazione

coverIn che modo il Van Gogh morto nel 1890 è diventato il Van Gogh celebrato nel 1990? Come ha potuto un individuo di nome Van Gogh essere considerato un eroe – esaltato dal confronto, accresciuto dall’ammirazione ed infine santificato dalla celebrazione? Come hanno potuto gli episodi della sua biografia divenire motivi leggendari – dapprima aneddoti, poi verità storiche ed infine luog comuni? Si scoprirà come subito dopo la sua morte, le sue opere siano state unanimemente apprezzate dalla critica e come, malgrado ciò, la sua vita, una generazione dopo sia stata trasformata in leggenda agiografica facendo leva sul presunto motivo dell’incomprensione. Di tale motivo si cercherà di comprendere la funzione nell’ambito della mitologia del sacrificio e della colpa che, incarnata in questo nuovo paradigma artistica ispira ancora oggi le forme più religiose della passione per l’arte. Ma si comprenderà ugualmente la ragione per cui questo fenomeno non è semplicemente riducibile ad una «sacralizzazione» dell’artista, non più di quanto l’inflazione monetaria delle opere sia imputabile ad una «irrazionalità» economica; e perché le manifestazioni più popolari dell’ammirazione per i grandi personaggi suscitino la stigmatizzazione del mondo erudito.

Consiglio a cura di U.s.A.