Noterella in caso di cancellazione del blog

Viste le ultime vicissitudini in materia di diritto d’autore digitale (per le spiegazioni rimando a questo video di Guido Scorza, ringraziando Dulci Petso per la segnalazione) non trovo inutile ricordare come potete contattarmi e rimanere aggiornati in caso di chiusura repentina del blog:

– Il blog base Ladri di Biblioteche, raggiungibile a questo indirizzo
– Gli indirizzi email: natjak89@gmail.com e ladridibiblioteche@mail.com
– Il profilo anobii, qui.
– L’account Scribd, qui.
– Il forum Sermo, raggiungibile a questo indirizzo.

Non vinceranno.

Natjus

42 pensieri su “Noterella in caso di cancellazione del blog

  1. Appena sentita la notizia ieri, ho subito pensato a questo sito, che detto fra noi andrebbe tutelato con ogni mezzo, anche dallo stato che non si rende conto che la cultura è inaccessibile ai più visti i prezzi di copertina!!

  2. L’amico Lissandrino ha condiviso su Scribd Sak Soren Aabye Kierkegaard. Una biografia di Joakim Garff. Approfittate della gentile offerta. 🙂

  3. Per caso si trova in giro un epub o un mobi di “Sessualità e Nazionalismo” di Mosse?
    Ho trovato solo un enorme pdf (più di 100 mega!) e né il mio lettore né il mio stravecchio computer riescono a farmelo leggere in maniera quantomeno decente…

  4. Ho potuto conoscere, attraverso la generosa ed operosa condivisione di testi di Natjus, molti autori e testi di cui avevo letto distrattamente solo il nome o il titolo, in una delle tante recensioni che, spesso, si leggono frettolosamente. Ho potuto consultare, sfogliare, assaggiare (digitalmente) libri che altrimenti non avrei avuto il tempo o la possibilità di consultare. E questo mi sembra (e lo è sicuramente per me) il merito più grande di questo blog. Poi la curiosità e l’interesse mi hanno spinto anche a comprare alcuni di questi testi, per i quali il possesso digitale è insufficiente, se si vuole intraprendere un lavoro più analitico di lettura e di studio. Insomma, il libro digitale è utile (e lo sa benissimo chi utilizza quotidianamente dispositivi digitali), ma il cartaceo in alcune circostanze è insostituibile.

    Questo per dire, a quei pochi che sono solo interessati a scaricare libri, che un blog come quello di Natjus non può essere solo la scorciatoia per non entrare mai in libreria ad acquistare libri. E se è vero che a volte i testi specialistici costano troppo, è anche vero che c’è una resistenza ideologica a spendere due euro per un libro, mentre se ne spendono volentieri tanti per un cellulare o una vacanza. Cercando oggi fra gli scaffali di una libreria dell’usato, ho visto una quantità enorme di libri, di tutti i generi, in offerta a due euro. E mi sono detto che chi volesse crearsi una piccola biblioteca potrebbe con una modesta somma acquistare un mare di libri.

    Non mi sento di dire a Natjus, non mi sento di dirti, Natjus, “resisti” o “siamo con te” ecc., perché mi sembrerebbe in questo modo di essere nella comoda posizione dello spettatore lucreziano, che guarda tranquillo dalla riva il naufragio lontano. Se le norme sul diritto d’autore diventassero più restrittive, saresti più esposto, individualmente, rispetto a tutti noi, che pure continuiamo a seguirti e a starti vicino. Ci sono tanti modi per “resistere” e per continuare a impegnarsi e mi sembrerebbe persino giusto che tu, nel caso di un pericoloso avvicinarsi della tempesta, lasciassi il tuo accampamento per andare verso altri lidi.
    Spero di non avere detto parole sbagliate o inopportune.
    Come sempre, in amicizia 🙂
    Maurizio

    • Lo confesso, per una lettura attenta e con tutti i crismi, ho bisogno ancora di stamparmi l’ebook su carta. Forse è solo un problema di dispositivi: hai mai provato a leggere un ebook in autobus? Bisognerebbe fare l’addestramento di un astronauta!
      Forse, quando potremo fare tutto con i Google Glass comandati col pensiero (cioè relativamente tra pochissimo), sarà più agevole anche riuscire in qualcosa come leggere un libro. O forse farà prima una tecnologia del tipo che con un connettore piantato in testa impari in pochi minuti tutta l’enciclopedia Treccani.

    • Lo confesso, per una lettura attenta e con tutti i crismi, ho bisogno ancora di stamparmi l’ebook su carta. Forse è solo un problema di dispositivi: hai mai provato a leggere un ebook in autobus? Bisognerebbe fare l’addestramento di un astronauta!
      Forse, quando potremo fare tutto con i Google Glass comandati col pensiero (cioè relativamente tra pochissimo), sarà più agevole anche riuscire in qualcosa come leggere un libro. O forse farà prima una tecnologia del tipo che con un connettore piantato in testa impari in pochi minuti tutta l’enciclopedia Treccani.

        • Guarda, è molto tempo che ci sto pensando… Intendo a questa possibilità di immersione totale in una realtà virtuale che potrebbe creare la più rapida e forte mutazione antropologica della storia. Già Zuckerberg ha il traguardo di portare internet a 5 miliardi di persone: questo vuol dire che in breve tempo (crisi economiche e guerre mondiali permettendo) ci potremmo ritrovare con la zucca connessa permanentemente in rete che fa la parte di un singolo nodo di una mente planetaria. Smaterializzare l’esistenza porterebbe a risparmiare molte risorse naturali e si tratterebbe semplicemente di fornire l’energia minima per mantenere al meglio questo fragile e vecchio supporto che è il corpo umano. E poi chi l’ha detto che la mente abbia bisogno per forza del corpo? Faremo a meno anche di quello. Infine, l’energia utilizzata dalla macchina per virtualizzare i bunga bunga potrebbe essere ripristinata in parte dall’energia per fare il bunga bunga.
          A parte ciò, è chiaro che accadranno anche cose come un maggiore controllo sulla vita dei comuni mortali, la sparizione della privacy, dell’individualità soggettiva, ma anche molte pruderie, e molti sensi di inadeguatezza e frustrazione per non corrispondere agli imperativi del meccanismo sociale.

  5. Caro Maurizio,
    mi ha profondamente stupito leggere le tue riflessioni. Non me le sarei mai aspettate da te, che sei stato un pioniere della condivisione.
    Provo ad esprimere il mio parere in netto dissenso dal tuo ( sine ira et studio ).
    Il supporto con cui il Sapere è stato diffuso è cambiato nel corso del tempo, si
    è passati dalla stele alla creta, dal papiro alla pergamena, dalla carta all’ebook.
    Ogni volta ci sono state delle resistenze, basta pensare alla polemica contro i libri a stampa che decretavano la fine dei bellissimi libri miniati, vere e proprie opere d’arte, ma riservati a pochi, pochissimi.
    Ogni innovazione ha portato ad un ampliamento della diffusione del Sapere.
    Pensa cosa ha significato l’invenzione del tascabile da parte di Manuzio, su suggerimento del Bembo: un libro che poteva essere letto ovunque, senza
    bisogno di recarsi nelle biblioteche per leggere i pesanti codici.
    Persino il passaggio dall’oralità alla scrittura ha incontrato forti resistenze, soprattutto da parte di quei ceti che sull’oralità fondavano il loro potere
    ( in Grecia l’interpretazione della legge consuetudinaria era monopolio degli aristocratici).
    Pensa a Socrate, feroce critico della democrazia ateniese, che non ha mai utilizzato la scrittura.
    Oggi la tecnologia rende possibile qualcosa che fino a poco tempo fa sarebbe stato
    fantascienza: la Biblioteca di Alessandria nella casa di ognuno, il Sapere a portata
    di click.
    Non ha più importanza dove abiti, in un villaggio sperduto o in una grande città,
    le possibilità di accesso al Sapere sono identiche.
    Ancora una volta le resistenze al cambiamento da parte degli interessi costituiti sono enormi.
    Trovo scandaloso che un ebook costi solo pochi euro in meno dell’edizione cartacea, quando le case editrici accusano la distribuzione di far lievitare i costi.
    Un ebook non ha costi di carta ( con grande beneficio per l’ambiente), di stampa,
    di distribuzione, dovrebbe costare pochi euro e invece…
    Quanto al diritto d’autore, penso che un docente che percepisce uno stipendio
    pubblico, gode di borse di studio, di anni sabbatici per fare il suo lavoro non abbia diritto a percepire compensi ulteriori per opere d’ingegno.
    Quanto alle opere di fantasia, si sa agli autori è riservata una miseria.
    Su qualche migliaio di scrittori, poeti ecc. che riescono a pubblicare per una casa editrice di qualche rilevanza, solo meno di una decina vivono con i diritti d’autore.
    Così una poetessa del calibro di Alda Merini per non morire di fame deve far ricorso alla legge Bacchelli.
    Finché perdura questa situazione, la condivisione non può essere considerata
    pirateria, è rivoluzionaria. Perciò invito Natjus alla resistenza e anch’io continuerò, nel mio piccolo, la mia opera.
    Un saluto
    Eduardo58

    • Lavoro da anni (come freelance) nel mondo dell’editoria e non potrei essere più d’accordo con Eduardo58. La penso esattamente nello stesso modo.
      Gli editori, quelli italiani ancor più di altri, stanno perdendo il treno della conversione digitale per inerzia, avidità o semplice paura del nuovo.
      Quando ho cominciato a proporre l’ebook ai miei clienti cinque o sei anni fa ho ricevuto in cambio solo un miope scetticismo.
      Poi all’improvviso, un paio di anni fa, tutti a correre per saltare sul treno (parlo sempre dell’Italia, altrove la dinamica è stata diversa) salvo però farlo con tariffe e canali di distribuzione sbagliati.
      Il risultato è che gli editori hanno perso l’occasione di fornire un reale beneficio a tutti e guadagnare il giusto e oggi faticano a far partire il mercato: gli ebook in italiano regolarmente venduti sono, per quanto ne so, meno di quelli scaricati “di straforo”.
      Si sarebbe dovuto lavorare sul volume di vendita, non sul prezzo del singolo libro. Sarebbe stato un successone.
      Invece sento ancora minimizzare, ipocritamente, il risparmio dovuto all’assenza di stampa, magazzino, distribuzione, resi etc.
      Quanto poi ai diritti d’autore stendiamo un velo pietoso…

    • C’è una volgare moda, tipica delle società “contemporanee” capitalistiche, che vede in ogni prodotto tecnologico una “rivoluzione” epocale… Sono risibili questi accostamenti a Manuzio o ad Alessandria – ma sì, andiamo tutti a vedere il film su Jobs, che “ci ha messo il mondo in mano”, per citare un certo professore di filosofia (ben diverso da “filosofo”, nonostante l’uso prevalso nelle suddette società) noto anche come “Capitan Ovvio”

        • ma ti sei visto il tuo nome? Il primo tuo post era davvero senza studio, ma ora il “sine ira” se n’è andato – ti sei offeso, piccino? La prendi molto sul personale: non dovresti stare così appiccicato alle tue “idee” comprate in qualche stock “2 €”

      • Se è per questo esiste anche una certa tendenza a sottovalutare la portata delle novità e dei cambiamenti.
        Non ho mai idolatrato la tecnologia, la apprezzo quando viene incontro a una mia esigenza facilitandomi la vita, non la inseguo quando prova a creare un nuovo bisogno da sfruttare commercialmente.
        Detto questo, il potenziale grandissimo accesso all’informazione che è oggi a disposizione di tutti è un cambiamento epocale, sarebbe miope negarlo, ma perché dia frutto va usato con consapevolezza e intelligenza.

      • mezzi Informatici ed Internet sono novità epocali, avere la possibilità di leggere qualsiasi tipo di libro stato scritto è epocale, riuscire e leggere cosa succede nel mondo in qualsiasi momento è epocale, e tanto altro che le scienze informatiche e non ci hanno dato, questi sono i miracoli che ormai tutti danno per scontati e nessuno ne parla, certo non paragonabili alla trasformazione dell’acqua in vino ad un matrimonio oppure la deviazione di una pallottola della madonna di fatima che passava per caso a roma evitando la morte al papa…..
        intorno ai miracoli tecnologici il mercato cerca di lucrare con tablet telefonini etc, ma questo è il capitalismo baby.

        msg scritto non riletto

    • Caro Eduardo, sono pienamente d’accordo con tutto ciò che hai scritto e capisco pertanto che non sono riuscito a spiegarmi fino in fondo o a esplicitare l’intenzione del mio intervento. Il punto di dissenso, rispetto a ciò che hai scritto, riguarda solo il tuo ultimo periodo relativo a Natjus. Se improvvisamente di fronte o attorno a noi altri costruiscono un muro per non farci passare, abbiamo diverse possibilità per fronteggiare l’ostacolo. Lo abbattiamo (se abbiamo i mezzi e la forza per farlo), lo aggiriamo, ripieghiamo momentaneamente, protestiamo e via di seguito. Nessuna soluzione può essere valida in ogni contesto e occasione. Essere flessibili non vuol dire essere arrendevoli…
      Come sempre, all’arma della critica bisogna affiancare la critica delle armi.

      Saluti
      Maurizio

      • Essere flessibili non vuol dire essere arrendevoli..
        Prendo atto, con sollievo, di questa tua precisazione.
        Quanto al mio “risibile” accostamento alla Biblioteca di Alessandria, vorrei richiamare l’attenzione sul fatto che da anni una grossa multinazionale della rete, Google, sta digitalizzando i libri delle biblioteche di tutto il mondo.
        Se da un lato questo dimostra che il progetto di una biblioteca virtuale onnicomprensiva è possibile. Dall’altro inquieta il fatto che a farlo sia una multinazionale, il cui fine ultimo è la produzione e riproduzione del capitale.
        Un saluto
        Eduardo58 ( che in rete è un’identità)

          • A quanto pare scarichi da Grattacielo, nome che ho dovuto scegliere perché Eduardo58 era già esistente.
            Tu oltre al tuo ronzio fastidioso sai produrre altro?
            Addio anonimo

        • Capisco che per te, da buon signor nessuno, prendersela con un anonimo abbia una funzione apotropaica, ma cadi sempre più nel ridicolo: ad ogni messaggio accostamenti e deduzioni infondate, come questa. Non so se hai seri problemi o altro, ma il riferimento al “grattacielo” era già nel post precedente… Se queste sono le tue capacità ermeneutiche, ti possono uplodare direttamente sul cervello anche l’intera biblioteca di Alessandria, ma non cambierebbe alcunché

  6. jobs non ci ha di certo messo il mondo in mano, ma con lo scopo di speculare il più possibile ha reso il computer un mezzo più fruibile a tutti, facendo anche molti danni, infatti oltre che sfruttare gli operai in cina (non solo apple ma anche samsung e altri) dove si producono prodotti apple e che si sono dovute applicare reti alle finestre per evitare suicidi, ultimo caso un 15 enne morto per aver fatto 80 ore settimanali per un lungo periodo nella produzione dell iphone 5s, sta rendendo pure il software meno libero cercando di imporre sempre più brevetti etc per monopolizzare i software per non parlare poi della privacy… http://www.fsf.org per maggiorni info

    Quelli che hanno permesso l’evoluzione informatica sono nomi sconosciuti ai molti e altri un pò meno come Turing, che si è suicidato a causa delle cure imposte dal governo Inglese per curare la sua malattia, l’omosessualità.

    messaggio inviato senza rilettura

    • Che Jobs sia stato un pirla è assodato, come anche il fatto che abbia cambiato il mondo in cui viviamo. Se in meglio o in peggio poi è un altro paio di maniche.

      • Siiiiiiiii, finalmente qualcuno che lo dice! Quella di Jobs è una storia di capitalismo prima ancora che di tecnologia. Come Google, Facebook, Apple, e il mio pizzicagnolo sotto casa. E non è vero che senza capitalismo non avremmo tante cose! Dopo la prossima e più disastrosa crisi economica, il futuro lo proverà!

  7. Ladri di Biblioteche nasce principalmente per rendere fruibili contenuti, possibilmente di buona qualità, non facilmente reperibili nell’editoria digitale (e cartacea) e/o nel circuito della condivisione italiana. Quindi e sì in polemica con l’editoria italiana, ma anche con chi nel condividere spesso e volentieri cede supinamente alle logiche del marketing (un libro di fabio volo è già disponibile dopo poche ore dalla sua effettiva uscita nelle librerie digitali, mentre per esempio Dialettica del concreto di Kosìk, un’opera che a decenni dalla pubblicazione ha ancora una eccedenza rivoluzionaria, viene bellamente ignorata). Quel che ho fatto fino a ora non cambierà certo il mondo (e ci mancherebbe), ma mi piace pensare che almeno come forma di esempio e, per così dire, di critica militante all’esistente (e qui scivoliamo nel pomposo 🙂 ) non sia stato del tutto vano.

    Voglio ringraziare Maurizio, perché, anche se non ci conosciamo di persona, dal suo commento traspare un sincero affetto e una sincera preoccupazione per le sorti di chi scrive. Un giorno mi piacerebbe stringerti la mano.

    Fin quando ne avrò la possibilità, e il desiderio, mi piacerebbe continuare con il blog, spero che questa scelta non mi alienerà la tua amicizia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *