Il potere, secondo Zizek, abita l’inconscio e struttura i comportamenti umani attraverso forme e dispositivi “osceni”: forme che restano fuori dalla scena ma agiscono in profondità, modellando la realtà e l’ordine simbolico. Le brutalità della dittatura e della democrazia, le menzogne della biopolitica di guerra e di pace, le pieghe delle strutture psichiche e i loro riflessi corporei sono i temi di questi sei testi capaci di passare da un argomento all’altro con scarti vertiginosi e di utilizzare materiali eterogenei tratti dalla psicanalisi, dalla letteratura, dal cinema, dalla filosofia, dalla politica e dalla cronaca. Il pensiero di Zizek esplora con la stessa lucida radicalità il problema dei migranti, le torture di Abu Ghraib, la violenza nascosta della teoria liberale, la straordinaria sintesi dell’ibrido cinese o, ancora, l’immaginario della vergogna attraverso i film di Chaplin e Lynch. Una “pop-filosofia” che apre nuove prospettive di conoscenza sul mondo contemporaneo e sulle strutture profonde che, a nostra insaputa, lo regolano.