Leo Perutz – Turlupin

Novembre 1642: tutto è pronto per il colossale bagno di sangue in cui, nel giorno di San Martino, dovranno rotolare ben diciassettemila teste di nobili, per il grande macello dell’aristocrazia di Francia. Ma la macchina – manovrata nell’ombra da un Richelieu ormai alla fine, accecato dall’odio per chi sempre ha osteggiato e intralciato i suoi progetti – si inceppa, e tutto finisce in una bolla di sapone. Come mai? Un uomo bislacco, un sognatore che mentre incipria o rabbercia parrucche vagheggia di avere origini altissime, un essere mezzo Arlecchino e mezzo Charlot, attraversa come un’ignara torpedine impazzita il gran disegno del cardinale. Per contrastare i progetti dei Titani, il destino si serve del folle, sprovveduto parrucchiere Tancrède Turlupin. Il quale, fantasticando di essere ritrovato, riconosciuto e avvinto al petto da nobil madre, finirà per tramutarsi nell’ultimo involontario campione dell’aristocrazia morente contro le forze distruttive sortite dal suo stesso seno: la rivoluzione è rimandata, la Francia e il mondo conosceranno ancora la radiosa stagione del Re Sole.
Maestro dell’equivoco, dell’assurdo e dell’«orrificante caso», Leo Perutz sembra qui aver lasciato, come non mai, briglia sciolta alla sua segreta inclinazione, creando un romanzo che ci scorre davanti agli occhi come un frenetico, irridente caleidoscopio.

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