Quota donazioni

Come (forse) avrete visto visto, da un po’ di tempo nella barra laterale del blog è apparso un link di donazione.

Era per prepararvi a questo importante annuncio: mi sono stancato di fare il vostro asino per nulla. Da oggi non rilascerò più consigli fino al raggiungimento della quota mensile di 500 euro, pervenutomi codesto denaro rivedrete nuovamente i vostri amati consigli.

Ca nisciun è fess… avete mangiato fino a ora, è arrivato il momento di contribuire.

La libertà non è gratis (cit.)

 

114 pensieri su “Quota donazioni

  1. Ciao Nautijus,

    apprezzo il tuo lavoro e vorrei attivare delle donazioni automatiche, ma non sono mai riuscito ad accedere al database.

    Mi aiuteresti ad accedere?

    Grazie.

  2. prontissimo a fare la mia parte, e ci mancherebbe!!
    ma a quel punto, per dare anche il giusto valore alle donazioni, possiamo sperare dal prossimo primo aprile, di essere noi utenti a suggerire alcuni consigli?
    che so, i lucchetti di ponte milvio o le sfumature che si leggono con una mano sola, ad esempio…
    grazie 🙂

  3. Inguaribile buontempone! Il pesce d’aprile non è male. Vediamo se qualcun’altro se ne avvede!
    Dal faceto al serio, io sono comunque disposto a contribuire …

  4. Beh secondo me non è un pesce d’aprile d’altronde Nat svolge un lavoro faticoso e unico nel panorama italiano, indi per cui secondo me non è un pesce d’Aprile, ma una doverosa richiesta d’aiuto 🙂

  5. se non è un pesce (nel qual caso sarebbe stato meglio evitare la data fatidica), allora preferirei sapere quota più che il totale!

  6. Aletinus, quell’apostrofo è proprio da buontempone!
    A parte gli scherzi, c’è qualcuno che ha una *edizione* dell'”Arte di ascoltare” di Plutarco?

  7. Caro Natjus,
    avevo subito commentato che trattavasi di pesce d’aprile, ma non so perchè il mio commento non è comparso.
    Se ti conosco un poco credo che tu:
    A) non lo fai per soldi, altrimenti non ti saresti mai imbarcato in quest’avventura,
    anzi faresti parte di una cricca tipo Dasolo
    B) ti piace fare pesci d’aprile, l’anno scorso i libri di D’Urso, Signorini etc., anzi fino a poco fa, c’era un link alla fine del post che richiamava Signorini, ora sparito.
    Ma c’è anche da dire che ultimamente siamo rimasti in pochi a dare e molti, troppi, solo a prendere e questo sta diventando seccante.

  8. Ciao a tutti,
    sto piano piano ebookizzando tutti i libri della collana “aristea” di crocetti (narrativa greca moderna), recuperandoli in biblioteca o da conoscenti. Purtroppo ce ne sono alcuni che non trovo. Se voglio completare la collezione (e mi piacerebbe farlo) devo comprarli o recuperarli altrove. Qualcuno vuole darmi una mano coi pezzi mancanti? Owiamente non mi occorre il libro a stampa, mi basta una buona scansione. I titoli sono questi:

    Ery Ritsou, SEGRETI ERIVELAZIONI
    Thodoros Kallifatidis, SETTE ORE IN PARADISO
    DimitrisChatzis, IL LIBRO DOPPIO
    Aa.Vv., DELITTI GRECI 1
    Pavlos Matesis, ALDEBARAN
    Andreas Mitsu, L’AMANTE DI ANTIGONE

    Questi altri invece li posso avere, ma sono in una biblio molto lontano da casa mia, quindi anche qua averne una scansione non sarebbe male:

    Ghiorgos Leonardos, IL PIRATA BARBAROSSA
    Maria Mavromataki, OLIMPIA EI GIOCHI OLIMPICI
    Lena Divani, LE DONNE DELLA SUA VITA
    Christos Chomenidis, IL BAMBINO SAGGIO
    Evghenìa Fakinu, STREGATA DALLE STELLE
    Antonios Russochatzakis, IL GIARDINO DELL’EDEN
    Alèxandros Derpulis, ALL’OMBRA DELLE TORRI
    SerghiosGakas, INTRIGO A SALONICCO
    Eleni Zachariadu, DOLCI AL CUCCHIAIO
    Dimitris Nollas, MAGICA LUCENTE
    Ghiorgos Zarkadakis, IL GRANDE GELO
    Vanghelis Chatzighiannidis, L’OSPITE
    Evghenìa Fakinu, IL SETTIMO VESTITO
    Panaghiotis Agapitòs, L’OCCHIO DI BRONZO
    ThodorosKallifatidis, AMORE
    Margarita Karapanu, IL SONNAMBULO
    Ismini Kapandai, NOI ABBIAMO NOI

    Potete linkarli direttamente qua, o scrivermi a ixvxaxnxoxsxtxexnxtxax@xgxmxaxixlx.xcxoxmx
    Grazie : )

  9. Solo chi ha smadonnato per tutto il giorno per effettuare una donazione mai partita può sentirsi orgoglioso di essere caduto nel più bel pesce d’Aprile che la storia della rete conosca…

  10. Scusate ma se vado sul link delle donazioni, qjuello a sinistra, e inserisco le credenziali la donazione parte comunque giusto?

  11. Io c’ero cascato, poi però ho pensato che Nat non è uso a certe asprezze di linguaggio e quindi ho capito. In ogni caso se ci fosse esigenza di un contributo, non mi tirerei indietro come penso molti di noi. Grazie ancora Nat!

  12. Ciao, mi potresti aggiungere? Ho già messo il commento sull’altro blog ma non so perchè non viene mai visualizzato

  13. Escluso,forse per errore, dalla vostra cerchia esoterica chiedo d’essere riammesso al vostro consesso. Se così non fosse,grazie comunque.

  14. GRAZIE MILLE En ny Hermann, da “segnavia” riuscivo riuscivo a trovare solo alcuni saggi come la Lettera sull’ umanismo. molto gentile

  15. quest’ ultima scansione di “ambienti”, che ringrazio, è piuttosto buona. una domanda, dove avete trovato questi pdf? forse sul mulo? perchè in librarygenesis non c’ era… cmq sia vi sono grato

    • Trovansi talora inattesi filosofemi in dasolo.org. Alcuni evidentemente derivanti dai consigli di Ldb, altri no. Giorni addietro il nostro Heidegger oggi p.e. un Nancy sull’inquietudine del negativo in Hegel, ma questo in scadente pdf-fotocopia non ricercabile.

    • La versione “bruttina” del PDF l’ho trovata su BookZZ, che, come ho indicato a Nat, è la sorella bruttina di LibGen (dove invece non compare).
      Dove Ambienti abbia trovato questa versione, che per quanto ho visto, confrontando la versione cartacea – che ho – limitatamente al saggio “La dottrina platonica della verità”, è perfetta, non lo so. A Nat chiedo: “Belin, Nat! Dormi come un pesce d’aprile?”

    • Grazie per Nancy. L’ho fermato. Il PDF mi sembra più che accettabile. Il guaio è quando sono in pagina doppia. Certo, un vero PDF dovrebbe essere creato a partire dall’OCR e con gli indici cliccabili.

  16. È morto Rigoberto Casaleggio. La Comunità di Ldb ha qualcosa da dire? Indipendentemente dal giudizio sul movimento di Grillo.

      • A te il merito di avere trovato la risposta prima che fosse giunto il tempo della domanda. Con il post su Aristotele hai indicato, nella logica di Aristotele, ciò che deve essere chiamato come risposta alla domanda che – allora – non potevi ancora prevedere come domanda da porre. Nietzsche e Heidegger sono i due pensatori che hanno indicato nella logica di Aristotele solo una delle logiche possibili. Indicando così la possibilità di altre logiche. Tanto Nietzsche quanto Heidegger hanno pensato la possibilità di una filosofia collegata al “politico”. Nietzsche come pensatore isolato, solo da se stesso riconosciuto in quanto filosofo; Heidegger come filosofo pienamente riconosciuto all’interno di una istituzione. La modernità si dimostra sempre più sgomenta tanto sul tentativo di collegamento di Heidegger con la politica, quanto sugli inevitabili grandi progetti di Nietzsche (è uno spasso l’imbarazzo di Losurdo quando considera i pensieri di Nietzsche sulla schiavitù e la necessità di eliminare milioni di malriusciti! – È uno spasso alla veglia di Finnegan; ma uno spasso faticoso alla veglia dei Finnegan!). Questo perché la modernità è proprio ciò che non può unire i due termini – almeno nella ricerca di una via diversa. Heidegger ha pensato il collegamento tra poesia, pensiero e azione nel corso «Gli inni di Hölderlin “Germania” e “Il Reno”» (1934/35). Heidegger indicava come missione del maestro non quella di spiegare, rendendo esplicito a tutti l’argomento su cui il maestro si era soffermato, quanto quella di trasportare come inspiegabile ciò che aveva determinato il suo pensiero; lasciando come inspiegabile ciò che, all’origine del pensiero, si era determinato appunto come inspiegabile. Ma questo è proprio ciò che la modernità non può accettare come rapporto tra pensiero e politica. Povera epoca del pensiero moderno, quando il vertice intravisto dal pensiero di Heidegger ha smosso la furia di Faye e, prima ancora, la patetica dialettica dell’illuminismo di Adorno! Può solo pensare grandi opere complete, palazzi della memoria che comportano un’azione mnemonica, ma nessun nuovo pensiero.

    • Non avevi trovato prima di perdere – postando il post sui tre movimenti di Aristotele – circa un mese fa, cioè richiamando la possibile inconsistenza del principio del terzo escluso?

      • Parli di Casaleggio?
        Richiami Aristotele per dimostrare, in politica, l’inconsistenza della pratica della “terza via”?
        In questo senso, solo in questa prospettiva! ho imparato ad apprezzare il lavoro di Roberto Esposito.
        Se, invece, volevi dire altro ti prego di esser più chiaro.

      • En ny Hermann,
        dalla precisazione -sorvolo la digressione sul contributo dei tedeschi alla filosofia- non riesco a risalire alla coppia di termini contrari e quali sono le attenuazioni (sub-contrari) di questi, con la conseguenza che mi risulta oscuro il collegamento di ciò con Casaleggio.
        il post “Schema aristotelico” si occupa di ciò: saper distinguere, secondo la lezione dello stagirita, le coppie di contrari dalle copie di contrapposti.
        Sii paziente.

      • Ricapitolo le mie impressioni:
        1) Una domanda posta bene deve richiamare una riflessione a vasto raggio sul rapporto tra ideologia e politica.
        2) Questo comporta un passaggio dal pensiero greco a quello tedesco. Ma un discorso sulla politica chiama sempre – adesso – ciò che la modernità non può accettare.
        3) Bisogna uscire dagli schemi. La filosofia tedesca (nei vertici di Nietzsche e di Heidegger comporta una uscita dalla filosofia greca). Auspico una politica che spazzi via ideologie e razze.
        4) C’è, attualmente, una persona impegnata nella politica su cui valga la pena fare una riflessione? Penso di no. Il massimo che ci si possa augurare è trovare una connessione tra cose distanti o valori visti adesso come una vergogna.

      • Chioso amichevolmente i tuoi quattro punti.
        1) tendo a tenere distinte politica e teoretica per paura che i filosofi possano, per un qualche arcano è deleterio motivo, prendere sul serio il potere. Sul piano sociologico, sottoporrei a revisione la frettolosa condanna delle ideologie sulla quale si fonda il cinismo moderno (Sloterdijk, Kritik der zynischen Vernunft, limitatamente al primo paragrafo del primo capitolo dell’edizione italiana di Garzanti opportunamente consigliata da Nat).
        2 e 3) Conosco poco Nietzsche il cui argomentare aforistico mi estenua senza costrutto. In quanto ad Heidegger tutto ciò che di suo ho letto ed esaminato con attenzione si allontana dalla politica tanto quanto i suoi oppositori, che son innumerevoli e agguerriti! vorrebbero tirarcelo dentro.
        4) Non ci metterei la mano sul fuoco, ma credo che Casaleggio sia stato un unicum. Se devo dirla tutta, m’incuriosiva conoscere il parere di una comunità informatica, o per lo meno caratterizzata per l’uso intensivo di questo mezzo, sulla politica informatica del De cuius.

      • 1) Io invece sarei propenso a un ritorno degli ideologi al potere, a scapito dei politici di professione. Gli ideologi sono gli unici ad avere il merito, fra i tanti massacri di razze che potrebbero avere il merito di programmare, quello di programmare il massacro della razza dei politici di professione.
        2) Il Nietzsche aforistico può sembrare ostico. “La nascita della tragedia”, che non è un’opera aforistica, insegna a collegare la Grecia classica della tragedia alla musica di Wagner. Nietzsche era un filologo di formazione. Ma la sua frequentazione della Grecia classica gli era servita per andare oltre il silenzio del museo. La musica di Wagner era per il Nietzsche degli anni intorno al 1870 la possibilità di collegare la Grecia classica a un fenomeno rivoluzionario come il progetto di opera d’arte totale di Wagner. Il tentativo di Nietzsche di collegare tragedia greca e Wagner (Grecia e Germania) durerà, per Nietzsche, molto poco. Ma il progetto di collegare Grecia e Germania tornerà con Heidegger. Perché questo è il destino dell’Occidente, cioè la sua storia; vale a dire il passaggio dalla Grecia alla Germania. A differenza di Nietzsche, che non apprezzava la Germania, Heidegger poneva la Germania come possibilità di un nuovo inizio del pensiero, che dalla Grecia (come già aveva indicato Hölderlin) doveva passare alla Germania. In questo passaggio Heidegger non vedeva un predominio della politica, ma un predominio del pensiero, che partendo dal primo pensiero greco (i presocratici) avrebbe dovuto portare a un nuovo pensiero (quello che Heidegger indicava come “nuovo inizio”). Tuttavia questo nuovo inizio, che deve comunque pensare politica e ideologia, deve essere posto sotto diversi cambiamenti. La filosofia ha ormai la colpa di avere contribuito a una certa formazione illuministica di “essere umano”. Concetto che suona appunto come vecchio, ma che ancora oggi condiziona, ed è tutt’altro che superato. Il pensiero di Nietzsche e quello di Heidegger hanno contribuito a formare la possibilità di un nuovo concetto di “essere umano”. Ma soggetto a una selezione, che suona adesso sempre più – beffardamente – come selezione razziale; principio che la modernità non accetta. Questo perché il pensiero di Nietzsche e il pensiero di Heidegger possono suonare in diversi modi ingombranti nella modernità. Ma rappresentano l’unico pensiero che adesso pongano la domanda fondamentale che deve essere posta: “Che cosa è dell’Europa?”. Che è la domanda che – adesso – deve collegare politica, ideologia, filosofia.

      • Rispondo al volo.
        1) Programma molto stuzzicante e autenticamente filosofico ma criminale. Conferma il mio 1);
        2) Conosco bene “La nascita della tragedia” e c’è un altro testo di Nietzsche che apprezzo “La filosofia nell’epoca tragica dei Greci”, ma questo è il primo N., quello che leggo con piacere. Su Heidegger, pensatore che coltivo, avrò, se vorrai, modo di tornare a parlane con te, ma con più “calma” e le dovute cautele. Anche del “Mondo di Parmenide” (cito il bel libro di Popper ancora non consigliato dal caro Nat) e sull’Europa (bello e significativo il capitolo di storia dell’estetica che Croce dedica al “suo” Vico. E’ un sogno vedere l’edizione nazionale su LDB?).
        Un caro saluto.

      • Confermo in pieno la tua frase iniziale: un programma (così come una domanda) deve essere “stuzzicante”; io direi insinuante, deve essere, in quanto programma, distrattamente aperto a digressioni. Ma aperto a digressioni che devono portare a una questione filosofica, cioè a una riflessione in termini filosofici di ciò che per incuria non viene ritenuta più degna di una discussione filosofica. Ma una domanda che nasconde in sé la natura filosofica deve confrontarsi con ciò che viene ritenuto “criminale”. Noi conosciamo e sempre più, tristemente, ci troviamo ad accettare il criminale come individuo. “Delitto e castigo” è un brutto romanzo che sancisce lo statuto del criminale come individuo. Tanto più ritenuto degno di redenzione. Questo perché noi non sopportiamo lo statuto del criminale di razza. Cioè di colui che ha commesso crimini individuati come crimini di genocidio. Ma che in fondo non è per niente un criminale. Questo perché noi non pensiamo più per razze – o non pensiamo ancora – per razze. Noi abbiamo solo un’epoca del romanzo di individui isolati, destinati al fallimento; ma non abbiamo ancora un’epica delle razze. Così questo comporta, adesso, la difesa del negro, dello zingaro dell’indio o del semita che violenta o ammazza a caso nelle tante città d’Europa nelle quali si trova per caso a comparire, ospite tra tutti quello più inquietante. Così noi non ci chiediamo più che cosa sia Europa, ma colpiamo puntualmente chi tenta di colpire la razza. Mentre la domanda fondamentale è sempre: “Che cosa è dell’Europa?».
        Ma questo perché noi pensiamo la terra solo come terra dove andare. Non più come terra che chiama il suo abitante.
        “La nascita della tragedia” comporta già il percorso di Nietzsche (dalla Grecia classica alla Germania della musica di Wagner). L’elemento fondamentale che ritorna negli scritti di questo periodo (ma non nella “Filosofia nell’epoca tragica dei greci”) è: “l’aristocratico comanda”. L’aristocratico, secondo Nietzsche, non ha nessun bisogno di convincere, proprio perché l’arte di convincere è quell’arte che il “problema Socrate” ha introdotto di nascosto nella filosofia. Che questo problema non sia limitato solo al primo periodo di Nietzsche lo si vede dal ritorno del “Problema Socrate” nel “Crepuscolo degli idoli”. Il “problema Socrate”, cioè il problema di convincere attraverso una discussione, nascondeva in realtà – secondo Nietzsche – un tentativo di sottomissione razziale: Socrate, il brutto Socrate, il malriuscito, attraverso la dialettica, metteva in moto la sua strategia per imporsi. E proprio lì si nascondeva il meccanismo della sottomissione razziale: il brutto Socrate, attraverso la dialettica, cercava di imporsi nella terra che cantava ancora Achille dai capelli biondi.
        Losurdo ha precisato che cosa era Socrate, per Nietzsche, nell’epoca della “Nascita della tragedia”: era il modo in cui l’ebreo veniva visto nella Germania intorno al 1870, l’epoca in cui Nietzsche scriveva “La nascita della tragedia”.
        Per quanto riguarda Heidegger, c’è sempre la questione del paragrafo 74 di “Essere e tempo”, che apre allo svolgimento di tutto il successivo pensiero di Heidegger. Questo paragrafo può essere collegato alla conferenza “Il pericolo”, intorno al 1950, che poneva la domanda fondamentale sui morti nei campi di concentramento. Domanda che ha suscitato l’indignazione di Faye. Ma domanda che dimostra che Heidegger deve essere pensato a partire dal tipo di Europa che si è determinata a partire dalla sconfitta della Germania nazionalsocialista.

      • – Per “criminalità” la risposta è facile: vuol dire non uccidere e questo è un punto filosofico fermo che risale ai pisistrati, a Solone e a Epimenide. Dovrebbe essere già storia, cioè pensiero passato che filosoficamente non torna.
        – A Nietzsche, che nella nostra conversazione tende a prendere il ruolo di belzebù, contrapporrei Gandhi, del quale conosco nulla fuorchè l’azione per la nonviolenza.
        La Nascita … (esteticamente innovativo, molto bello e interessare) dimostra che Dioniso, cioè il diavolo, non è morto con Cristo. Circostanza che solo al figlio d’un pastore protestante può venire in mente di accertare tanto è lampante.

        Heidegger non fu nazionalsocialista.
        Un pensiero comunista che lo prese fu di badare al rettorato del quale ritenne d’essere, teutonicamente, responsabile.
        Per quel che mi riguarda, in ottima compagnia, sono contrario al pedagogismo.

        Abbiamo un altro compagno di viaggio: Socrate. Non sono un moralista, spero di dimostrarmi all’altezza.

      • En ny hermann,
        Devo chiederti scusa per la superficialità con la quale ho risposto al tuo argomento sul coinvolgimento di Heidegger col nazismo e per la evidente non veridicità della mia affermazione “Heidegger non fu nazionalsocialista”.
        Per pigrizia non ho svolto l’argomento che ora ti estrinseco brevemente.
        Per l’opinione che mi sono fatto, Heidegger non fu un ideologo del nazionalsocialismo come, per esempio, lo fu Gentile per il fascismo; e non fu nemmeno un politico come, per esempio, lo fu Croce che si schierò apertamente con gli antifascisti.
        Sul fronte pubblico, ciò che lo interessò veramente, continuando una storia tutta tedesca che risale perlomeno a Goethe, fu l’educazione della gioventù; per ciò l’intervista allo Spiegel può offrire un valido sostegno a questa tesi.
        Per quanto mi riguarda, più che alla polemica storica o al suo “sistema” sono interessato ai suoi studi particolari di filosofia antica, il contributo alla tradizione ontologica e con questa la sua avversione per l’antimetafisica. Se dovessi citare l’esempio di un suo studio per me esemplare, questo è il “Detto di Anassimandro” in Holzwege.

      • La questione “non uccidere” ha sempre conosciuto deroghe, per esempio nei tempi di guerra. Per l’Occidente moderno il precetto si confonde con il cristianesimo. Nietzsche e Heidegger hanno pensato al di fuori del cristianesimo e questo comporta l’abbandono della nozione di uguaglianza, che implica anche quella di sacralità della vita umana. Il concetto di essere umano deve quindi essere determinato sulla base di parametri non più cristiani. L’omicidio (meglio, il genocidio) è ciò che manca all’uomo per essere veramente padrone del mondo.
        La questione importante su Heidegger e il nazionalismo, secondo me, è questa: c’è una convergenza tra il pensiero di Heidegger e l’ideologia nazionalsocialista, come si vede da diversi paragrafi di “Essere e tempo” (soprattutto il 27 e il 74). Convergenza che riguarda l’ideologia “völkisch”, evidentissima nel discorso “Perche restiamo in provincia?”. E soprattutto sulla insistenza del ruolo della Germania nazista per la formazione di un nuovo pensiero (quello che Heidegger definiva il “secondo inizio”, dopo quello iniziale avvenuto in Grecia). Nella conferenza “Il pericolo” Heidegger si chiede fino a che punto, le persone uccise nei campi di concentramento, siano veramente morte, essendo state escluse da quel processo di nuova formazione del nuovo essere umano, appunto perché non erano autenticamente tedeschi.

        (Ho visto adesso il tuo secondo intervento. Rispondo a parte.)

      • Sono d’accordo sul fatto che Heidegger non sia stato un ideologo del nazionalsocialismo, ma proprio perché, nel suo caso, mi sembra più giusto parlare di una convergenza tra pensiero di Heidegger e ideologia nazista; che nel “völkisch” aveva uno dei suoi cardini. Heidegger non era nemmeno un politico, eppure credeva nelle possibilità rigeneratrici del nazismo. Probabilmente, nel suo caso è più giusto parlare di un tentativo di porre la filosofia a guida della politica.
        Anche l’interpretazione di Heidegger della filosofia greca è sempre collegata alla nuova fase rappre-sentata dalla Germania (dalla Germania nazionalsocialista). La frattura che egli poneva tra i presocratici e il pensiero greco successivo riguarda la comparsa di tematiche che si salderanno con il cristianesimo. E che attraverso il cristianesimo si svilupperanno in tutto il mondo occidentale. Faye accusava Heidegger di aver pervertito la metafisica, rendendola, da quella cosa che riguardava tutti gli esseri umani, una cosa che riguardava solo il popolo tedesco (e il popolo tedesco del periodo nazista). Effettivamente in Heidegger c’è una posizione del genere. Ma accentuando l’importanza del popolo tedesco per il nuovo pensiero, Heidegger attua la rottura col pensiero precedente. Rottura che permette pure di comprendere la componente razziale di quel pensiero (il pensiero che saldava civiltà giudaica, greca e latina). La Grecia a cui riferirsi, per lui, era sempre quella del pensiero presocratico. Uno dei suoi grandi meriti, a mio parere, è quello di non aver mai confuso Grecia e Roma (probabilmente proprio perché il pensiero aurorale dei presocratici era così diverso da tutto ciò che Roma rappresenterà). A fianco di una tradizione ebraico-greco-latina, che poneva l’omologazione e una visione sempre più globalizzata del mondo, Heidegger risponde con un pensiero che si riconosce nei contadini tedeschi e che vede lì la possibilità della filosofia, come dimostra lo scritto “Perché restiamo in provincia?”.
        Un aspetto che il pensiero di Heidegger avrebbe dovuto coinvolgere, ma su cui purtroppo non ha avuto alcuna influenza è l’indoeuropeistica. La formazione di questa scienza come scienza autonoma sconvolge il mondo basato sulla civiltà ebraico-greco-latina. Da un lato ci si accorge che l’Europa è collegata all’India (almeno all’India vedica) e all’antico Iran, dall’altro ci si accorge con imbarazzo dello straniero che è in Europa e che ne ha alterato le caratteristiche, cioè il monoteismo semita. Curiosamente, quando la mitologia comparata indoeuropea ottiene una prima formulazione per opera di Dumézil, la posizione della Grecia passa in secondo piano rispetto ad altri paesi indoeuropei, India, mondo germanico, celtico.

        (Proporrei di abbandonare questa pagina che ormai nessuno frequenta più. Il mio indirizzo e-mail è: ennyhermann@gmail.com).
        Ciao.

  17. Ciao, vorrei essere aggiunta alla lista per favore (l’altro sito non registra la mia richiesta), sempre per le stresse ragioni: perdermi nel folto delle letture che rendi possibili, grazie!
    Eve

  18. @ P.Severino su Casaleggio

    A te il merito di avere trovato la risposta prima che fosse giunto il tempo della domanda. Con il post su Aristotele hai indicato, nella logica di Aristotele, ciò che deve essere chiamato come risposta alla domanda che – allora – non potevi ancora prevedere come domanda da porre. Nietzsche e Heidegger sono i due pensatori che hanno indicato nella logica di Aristotele solo una delle logiche possibili. Indicando così la possibilità di altre logiche. Tanto Nietzsche quanto Heidegger hanno pensato la possibilità di una filosofia collegata al “politico”. Nietzsche come pensatore isolato, solo da se stesso riconosciuto in quanto filosofo; Heidegger come filosofo pienamente riconosciuto all’interno di una istituzione. La modernità si dimostra sempre più sgomenta tanto sul tentativo di collegamento di Heidegger con la politica, quanto sugli inevitabili grandi progetti di Nietzsche (è uno spasso l’imbarazzo di Losurdo quando considera i pensieri di Nietzsche sulla schiavitù e la necessità di eliminare milioni di malriusciti! – È uno spasso alla veglia di Finnegan; ma uno spasso faticoso alla veglia dei Finnegan!). Questo perché la modernità è proprio ciò che non può unire i due termini – almeno nella ricerca di una via diversa. Heidegger ha pensato il collegamento tra poesia, pensiero e azione nel corso «Gli inni di Hölderlin “Germania” e “Il Reno”» (1934/35). Heidegger indicava come missione del maestro non quella di spiegare, rendendo esplicito a tutti l’argomento su cui il maestro si era soffermato, quanto quella di trasportare come inspiegabile ciò che aveva determinato il suo pensiero; lasciando come inspiegabile ciò che, all’origine del pensiero, si era determinato appunto come inspiegabile. Ma questo è proprio ciò che la modernità non può accettare come rapporto tra pensiero e politica. Povera epoca del pensiero moderno, quando il vertice intravisto dal pensiero di Heidegger ha smosso la furia di Faye e, prima ancora, la patetica dialettica dell’illuminismo di Adorno! Può solo pensare grandi opere complete, palazzi della memoria che comportano un’azione mnemonica, ma nessun nuovo pensiero.

  19. Qualche anima buona potrebbe condividere testi di Michel Pastoureau? E. g. qualche settimana fa è comparso su “ava..” il libro sul cugino nostro disconosciuto: il maiale… Ma quando me ne sono accorto i link erano già stati disattivati… 🙁 Per ora son riuscito solo a trovare – ma in inglese – su Lib. il libro dedicato al colore Nero.
    Insomma se qualcuno è stato più lesto e accorto di me, ed ha afferrato il cugino maiale prima che scappasse, lo prego di condividerlo con me e a beneficio di tutti su questo meritevole e meraviglioso blog, che tanto fa per la cultura a portata di tutti gli assetati di sapere..Ma sarebbe gradito qualsiasi materiale di Pastoureau 🙂
    Grazie comunque per questo spazio e l’attenzione di chi leggerà il mio appello.

  20. Buongiorno, qualcuno di voi ha per caso Stato di morte apparente del buon Peter lo sferatore? Se sì mi fareste un enorme favore.

  21. Volevo chiedere se era possibile aggiungermi su Mega, fai un lavoro fantastico! E mi scuso se questa non è la sede corretta per chiedertelo

  22. ho provato a leggere Fink su Nietzsche, già nell introduzione si capisce dove vuole andare a parare, a mio avviso non è nemmeno all altezza di allacciare i sandali a Nietzsche

    Cacciari ne fa gli elogi, ma lui è comunista
    e Fink “…venne educato nei suoi primi anni di studio dallo zio, parroco cattolico.”

    Nietzsche farà sempre scomodo a troppi, non adatto al gregge

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