Giovanni Jervis è stato un medico-psichiatra originale e rigoroso, un raffinato studioso della psicoanalisi e una presenza critica costante nel dibattito culturale e politico italiano dell’ultimo mezzo secolo. Queste tre dimensioni del profilo di Jervis costituiscono l’impalcatura di Contro il sentito dire: una scelta di saggi, articoli e interventi in cui il bilancio di cinquant’anni di psichiatria e psicoanalisi s’intreccia inestricabilmente con il progetto di ricavare dalle scienze psicologiche validi strumenti di analisi per ragionare su temi sociali e politici. Il nesso che viene istituito fra i concetti di responsabilità, individualismo e cooperazione si collega organicamente alla polemica contro la mentalità relativistica. Jervis, infatti, rifacendosi alle posizioni Ernesto de Martino, di cui fu allievo, sostiene che il relativismo non è in effetti basato su un atteggiamento di tolleranza e di pluralismo, ma piuttosto sulla tendenza a trascurare dati, fatti e verifiche. Polemizzando con questa tendenza, negli ultimi anni della sua vita Jervis ha difeso tenacemente un uso cauto del metodo scientifico, sostenendo la validità della tradizione laica e razionalista della cultura occidentale e sforzandosi di porre su nuove basi la demarcazione fra le idee della sinistra e le ideologie della destra.