Avido di esercizio fisico e di nuove sensazioni, Alfred Jarry – che divideva la stanza con l’adorata, e mai pagata, Clément luxe 96 – ci offre qui un’inedita lettura ispirata a una passione lontana tanto dalla competizione quanto dal cicloturismo, ai quale oppone «l’emozione della velocità nel sole e nella luce», la possibilità di «catturare nel minor tempo possibile, in un rapido drenaggio, forme e colori lungo strade e sentieri sterrati». E ci mostra i suoi protagonisti – Gesù in derapata sul Golgota, Issione attaccato alla ruota per l’eternità, l’acrobata dei velodromi – dediti, in sella a una bicicletta appunto, all’unico sforzo che per lui importava veramente: la ricerca d’assoluto.