Alfred Jarry – Acrobazie in bici

Acrobazie in bici

Avido di esercizio fisico e di nuove sensazioni, Alfred Jarry – che divideva la stanza con l’adorata, e mai pagata, Clément luxe 96 – ci offre qui un’inedita lettura ispirata a una passione lontana tanto dalla competizione quanto dal cicloturismo, ai quale oppone «l’emozione della velocità nel sole e nella luce», la possibilità di «catturare nel minor tempo possibile, in un rapido drenaggio, forme e colori lungo strade e sentieri sterrati». E ci mostra i suoi protagonisti – Gesù in derapata sul Golgota, Issione attaccato alla ruota per l’eternità, l’acrobata dei velodromi – dediti, in sella a una bicicletta appunto, all’unico sforzo che per lui importava veramente: la ricerca d’assoluto.

Alfred Jarry – Il supermaschio

Il supermaschio

“Il supermaschio, può essere letto in molti modi, tutti assolutamente legittimi. Come sempre in Jarry, anche in questo racconto fantastico c’è tutto (o quasi) e il contrario di tutto. C’è l’amore non corrisposto dell’uomo per le macchine, e c’è ‘la macchina per ispirare l’amore’. Ci sono le fantasie dell’adolescenza, riassunte nella frase con cui inizia il racconto: “L’amore è un atto senza importanza, perché lo si può fare all’infinito”. C’è la donna, vista dapprima come preda e accettata poi come rivale e come benevola padrona. Ci sono i limiti del Progresso e quelli dell’uomo. C’è la passione di Jarry per gli sport. Ci sono, lontani e sfocati sullo sfondo, il Superuomo di Nietzsche (Così parlò Zarathustra è una delle opere-chiave di quegli anni) e Superman l’eroe dei fumetti (che ancora non è stato inventato ma che ha in André Marcueil un suo precursore). E c’è perfino, in filigrana, una storia d’amore: perché no? Una banalissima e comunissima storta d’amore. Chi, almeno una volta nella vita, non si è sentito supermaschio (o superfemmina)? Grande, inimitabile Jarry.” Dalla Prefazione di Sebastiano Vassalli

Alfred Jarry – Gesta e opinioni del dottor Faustroll

coverCon questo libro si rivelò al mondo, nell’anno 1911, la scienza delle scienze, che tutte le altre ingloba e vanifica: la patafisica, «scienza delle soluzioni immaginarie», che si prefigge di studiare le leggi che reggono le eccezioni (quindi, in modo più o meno evidente, tutto) e di spiegare l’universo supplementare al nostro. Suo araldo è il dottor Faustroll, «negromante moderno, mescolanza di uomo e di marionetta, di trasposizione mitica e di caricatura» (Sergio Solmi). Al pari di tanti eroi delle favole, il dottor Faustroll deve compiere un viaggio – e la sua imbarcazione si spingerà indifferentemente per terra, per mare o per le vie della città. Le varie «isole» a cui approda sono altrettante costellazioni sull’atlante celeste della décadence, come dire su quello che ancora oggi è il nostro cielo. Lì vegliano invisibili numi protettori, che rispondono volta a volta ai nomi di Lautréamont e di Bloy, di Mallarmé e di Gauguin, di Schwob e di Verne. E lì sentiremo risuonare l’inestinguibile riso patafisico, che si sovrappone a quello più antico di Rabelais, in quanto «coscienza viva di una dualità assurda e che salta agli occhi». In quanto tale, precisava Daumal, esso è «la sola espressione umana dell’identità dei contrari (e, cosa notevole, ne è l’espressione in una lingua universale)».

Alfred Jarry – Ubu

coverUbu è ormai una delle rare figure indistruttibili del teatro, l’unica che in pochissimi anni sia riuscita ad allinearsi familiarmente ai grandi personaggi classici, intorno ai quali si crea una leggenda. Concepito negli anni 1888-1889 sui banchi del liceo di Rennes, dove Jarry, insieme a qualche suo compagno, ebbe l’ispirazione di un’epopea burlesca fondata sulle vicende di questo re straripante e risibile, Ubu avrebbe accompagnato la vita del suo autore sino alla fine, diventando una geniale figura mitologica, l’emblema di un nuovo teatro – forse il primo radicalmente moderno – e la prima messa in atto della patafisica, quella «scienza delle soluzioni immaginarie» che rimane il perno di tutto l’universo fantastico di Jarry e gli ha permesso di stravolgere il nostro mondo stravolto in visioni scorticanti e ultimative. Come ogni mito, Ubu esiste in quanto somma di varianti: così, in questo volume, oltre ai più celebri “Ubu Re” e “Ubu incatenato”, si troveranno alcune composizioni come “Ubu Cornuto” e “Ubu sulla Collina”, che mostrano nuove, significative avventure e detti di questo grandioso personaggio.

Alfred Jarry – L’amore assoluto

coverProtagonista di questo libro sconcertante, che si potrebbe definire autobiografia mitologico-blasfema, è l’Aotrou Doue, in bretone «il Signore Dio»: suo nome di battesimo è infatti Emmanuele Dio, la madre è Varia, ma insieme Miriam, la Vergine, e Melusina la maga. Il padre è Maître Joseb, notaio. Ma al tempo stesso in tutti questi personaggi ravvisiamo richiami all’autore, che è insieme un criminale chiuso nella cella dei condannati a morte alla Santé e il patafisico che «ha come prigione soltanto la scatola del suo cranio». Scritto nel 1899, questo romanzo, che procede attraverso «una fraseologia sontuosa, imperturbabile, multisignificante e di una follia così saldamente installata», come scrisse Maurice Saillet, ci colpisce oggi più che mai per l’audacia della sua forma e per il suo significato di «estrema punta solipsistica» (Sergio Solmi).