Antonio Carlo – La natura sociale dell’Urss

Questo volume raccoglie I principali contributi di Antonio Carlo sui paesi dell’Est europeo, fra cui la seconda edizione, riveduta ed ampliata, del noto saggio sull’URSS, apparso per la prima volta nel 1971, in un numero di «Giovane Critica» da tempo introvabile. L’interesse suscitato da questo lavoro (tradotto in Germania da Wagenbach, nella prestigiosa collana dei «Rotebucher », apparso in inglese sulla nota rivista marxista americana « Telos » e in corso di traduzione in danese per la Politisk Revy si deve al suo carattere innovatore e alla sua chiara impostazione analitica e storica a un tempo. Sulla base di una larghissima documentazione, l’autore dimostra il carattere antagonista del sistema sovietico, dominato da una classe, la burocrazia politica centrale, che sfrutta le masse secondo leggi diverse da quelle del capitalismo, di cui mancano, o sono del tutto marginali, le specifiche categorie (merce, mercato, salario, plusvalore, etc.). Questo sistema, che Carlo denomina « collettivismo burocratico », riprendendo la terminologia di Bruno Rizzi (ma con radicali modifiche teoriche che hanno suscitato una vivacissima polemica fra Rizzi e lo stesso Carlo), può attecchire solo nei paesi sottosviluppati. A un certo livello di sviluppo esplodono infatti contraddizioni gravissime (prima latenti) ed emergono forze oggettive e soggettive che tendono alla restaurazione del capitalismo. La crisi dell’economia sovietica, evidente sin da! 1960, e le riforme del 1965 in URSS sono interpretate da Carlo proprio come espressione di queste contraddizioni, che spingono la burocrazia a concessioni parziali ai dirigenti d’azienda (i cosiddetti tecnocrati), che mirano alla restaurazione del capitalismo, i vecchi rapporti del collettivismo burocratico sono tuttora dominanti, ma funzionano sempre peggio e il nono piano quinquennale (di cui si conoscono ormai i risultati completi dei primi quattro anni) è decisamente fallito, confermando le previsioni formulate da Carlo in un breve articolo del 1971, anch’esso qui ripubblicato. Conclude ii volume un saggio sulla restaurazione del capitalismo in Jugoslavia (originalmente apparso nel 1972 su «Terzo Mondo»), dove si sostiene che nel paese balcanico il collettivismo burocratico, disponendo di più ristretti margini economici, è entrato rapidamente in crisi e sulle sue rovine è già stato restaurato di fatto, dietro la facciata mistificatrice di un socialismo « autogestito » di mercato, un capitalismo sottosviluppato e dipendente dal mercato imperialistico.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *