Maurice Merleau-Ponty – Il visibile e l’invisibile

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È l’ultima grande e incompiuta opera filosofica di Merleau-Ponty, uscita postuma nel 1964. Il testo si interrompe ma le “Note di lavoro” che lo arricchiscono (e che in questa edizione italiana si avvalgono di un prezioso indice tematico) ci permettono di cogliere un orizzonte filosofico che, con il passare degli anni, ha sempre più richiamato l’interesse degli studiosi, non solo del mondo filosofico, ma anche di tutti coloro che hanno a che fare con la visibilità e l’immagine. L’autore della Fenomenologia della percezione oltrepassa nettamente i confini della fenomenologia per disegnare un inedito pensiero dell’Essere inteso come il “darsi a vedere” delle cose. Una “visibilità” in cui è calato lo stesso occhio umano e che si presenta come gioco complesso tra visibile e invisibile, a tutti i livelli, a cominciare dalle parole del nostro linguaggio. Si apre — secondo Merleau-Ponty — un nuovo compito per il pensiero davanti al quale la filosofia tradizionale si trova impreparata. Certo, alcuni grandi pittori hanno “pensato” meglio dei filosofi questa “visibilità” del mondo…

Fulvia de Luise & Giuseppe Farinetti – Storia della felicita. Gli antichi e i moderni

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La riflessione sulla felicità è una componente strategica di fondo della tradizione filosofica occidentale, che nasce dalla domanda socratica sulla virtú. I filosofi hanno preso sul serio due problemi cruciali, la fugacità e la casualità nella distribuzione dei momenti felici, interrogandosi sulla scelta del modello di vita da seguire, per garantirsi dai colpi della mutevole fortuna, per dare bella forma alla propria esistenza, per meritare il sorriso del destino agli occhi degli uomini o di Dio. Nei percorsi mutevoli che segue oggi l’immaginario della felicità, la progettazione a lungo termine e la complessa problematica della buona riuscita di una vita hanno lasciato il posto ad un fragile edonismo. C’è piu di un motivo per riaprire il confronto con una secolare riflessione. Gli scenari delineati dai filosofi hanno esplorato innumerevoli prospettive, indagando ogni piega del rapporto di un individuo con se stesso, i suoi simili, il senso della vita. La ricerca di stabilità degli antichi, il desiderio di espansione dei moderni, la speranza del paradiso o dell’utopia hanno ispirato grandi modelli strategici che mantengono ancora il loro potere di suggestione razionale. Il libro si propone di restare entro coordinate precise: dalla sfida tragica dei Greci sul significato dell’esistenza, allo smarrimento romantico di fronte allo sforzo sublime di un desiderio infinito; fino al momento in cui, alla fine del Settecento, dopo aver dato vita a concrete speranze di realizzazione storica, l’idea di felicità perde la sua centralità filosofica e smette di essere un campo di indagine significativo, tra analisi dell’uomo e riflessione morale.

Virgilio Melchiorre (a cura di) – Filosofie nel mondo

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Un’opera originale che affianca alla storia del pensiero occidentale quella altrettanto ricca ma meno esplorata delle culture non europee, presentando i contributi dei maggiori studiosi della filosofia islamica, del mondo ebraico, della tradizione latino-americana, del continente africano, dell’India, dell’Estremo Oriente e del Pacifico. Vero e proprio atlante del pensiero, questo libro offre uno strumento rigoroso ma accessibile per il dialogo interculturale che il mondo contemporaneo ci obbliga ad affrontare: risalendo alle radici delle più significative tradizioni culturali, restituisce tutta la ricchezza della trama di corrispondenze che ha dato forma al pensiero umano come lo conosciamo oggi.

Giovanni Reale – Mi sono innamorato della filosofia

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Qualche studente si è talvolta lamentato con me di non trovare nella filosofia risposte definitive, come desiderava. E la stessa cosa mi è stata detta più volte da varie persone, che respingevano la filosofia per le sue contraddizioni. In risposta, io citavo loro un pungente aforisma di Nicolás Gómez Dávila: “la filosofia è proprio l’arte di contraddirsi reciprocamente senza annullarsi”; e, aggiungevo, non solo senza annullarsi, ma arricchendosi dialetticamente proprio in questo contraddirsi. L’uomo può trovare nella filosofia quelle ali che gli permettono di volare molto in alto, e di realizzare, in questo continuo cercare, la sua vera natura.

Emanuele Severino – Oltre il linguaggio

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Può la tecnica offrire il rimedio contro i danni che essa produce? O è proprio questa l’estrema illusione che ci abbaglia? Si possono porre dei limiti alla violenza? Ma chi ha il potere di imporre che un limite non sia oltrepassato? Qual è il nesso fra essere e linguaggio? È vero, come vuole molta della filosofia moderna, che «l’essere che può venire compreso è il linguaggio»? Temi insidiosi, ardui: in questo libro sono l’occasione per un’indagine che, partendo dalla più recente fra le opere maggiori di Severino, Destino della necessità, e richiamandosi ai fondamenti del suo pensiero, esposti nella Struttura originaria, si inoltra in nuovi territori. Come sempre in Severino, l’estrema chiarezza e il vigore delle argomentazioni fanno sì che questi saggi siano preziosi per risolvere questioni di alta precisione speculativa, ma sappiano anche svelare, a un pubblico più vasto, l’urgenza dei problemi trattati.

Emanuele Severino – Il parricidio mancato

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«Il significato di ogni parola della lingua dell’Occidente, e quindi, ormai, della lingua del pianeta – è stabilito, guidato e dominato dalla riflessione che il pensiero greco ha operato sul senso dell’essere e del niente». Questi nuovi saggi di Severino sono appunto concentrati su alcune di quelle parole, fra le più usuali e più essenziali, che ci appaiono ormai troppo evidenti. E perciò il libro è rivolto alle origini greche: si parli, come qui avviene, di Nietzsche o di Schopenhauer o di Marx o di Kierkegaard, il discorso è ogni volta costretto a ripercuotersi su Platone, il grande «parricida», che osò colpire il «padre Parmenide». E, dietro il suo, intravediamo un altro gesto parricida, in Empedocle. Lo sforzo di Severino, qui più palese che mai, è quello di sollevare il dubbio non tanto su certe antiche definizioni, che oggi ci guardano come maschere inquietanti dai primi testi della filosofia, quanto su quelle che pure appaiono in quei testi, ma ci sono diventate più familiari, e addirittura ci sembrano coincidere con l’evidenza, quasi fossero un dato precedente al pensiero: come per esempio la definizione platonica della téchne, da cui discende la nostra concezione della «tecnica». O anche, più evidente di ogni altra, sì che da essa tutto in qualche modo discende, l’affermazione del divenire. Secondo Severino, «la fede nell’esistenza del divenire» è la vera fede originaria del nostro mondo. Scalzare quella fede è la grandiosa impresa teoretica a cui il suo pensiero da anni si dedica. Tale impresa si è naturalmente attirata, e continua ad attirarsi, tentativi di confutazione. Ad alcuni di essi, tra i più rilevanti, si troverà qui un’articolata risposta, quasi una «confutazione delle confutazioni», nell’ultima parte del libro, dove vediamo ripresentarsi, in tutti i dettagli della loro intelaiatura teoretica, tesi che già avevamo incontrato nelle parti dedicate all’inesauribile «parricidio» greco.

Emanuele Severino – Antologia filosofica

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Persone, animali, piante città e mondi entrano nella scena della vita e poi, inesorabilmente, ne escono. Il pensiero dell’eterno divenire delle cose attraversa e domina tutta la filosofia, che fin dal suo inizio, nell’Antica Grecia, diviene rimedio contro il male dell’impertinenza e ricerca di qualcosa di eterno e di immutabile. Emanuele Severino, uno dei più grandi filosofi italiani, ha illustrato questa struttura essenziale della filosofia nella sua storia in tre volumi pubblicata in questa collana, con il titolo la filosofia dai Greci al nostro tempo. E ora, selezionando e commentando i testi più celebri e decisivi del pensiero occidentale, c’invita a verificarne direttamente l’efficacia e la verità. Lasciando aperta una possibilità per l’uomo e per il pensiero del futuro: che la certezza del divenire sia null’altro che una persuasione millenaria. Pubblicata per la prima volta nel 1988, l’Antologia filosofica esce ora in una edizione ampliata, in collaborazione con Giorgio Brianese, con nove sezioni dedicate a Eschilo e Leopardi, e con aggiornamenti sulla filosofia medioevale e del Rinascimento, su Hobbes, Bacone, Galilei, Spinoza, Vico, e sull’Illuminismo e sul pensiero contemporaneo

Emanuele Severino – A Cesare e a Dio

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A Cesare e a Dio è un libro che ha suscitato e continua a suscitare polemiche e discussioni in un tempo di rapidi mutamenti. Un libro che non racconta al lettore ciò che gli è familiare, ma tenta di diradare la nebbia, affinché gli baleni dinanzi ciò che è più sconvolgente per la nostra vita. Dall’anima della civiltà occidentale si sprigiona inevitabilmente la guerra, ma per ragioni che vengono alla luce solo se si scende nel sottosuolo della nostra civiltà: la nostra anima greca. La guerra, quindi anche la nascita e la morte, sono divenute qualcosa di essenzialmente diverso. Lo Stato, cioè “Cesare”, non è quindi un’istituzione cui possa capitare accidentalmente di trovarsi in guerra. “Dio” è il tentativo fallito di sottrarsi alla logica della violenza. Anche Dio, come lo Stato, è padre della guerra. “A Cesare e a Dio” significa dunque dare a ciascuno dei due ciò che gli è proprio; ma ciò che è proprio di entrambi è lo stesso: il loro aprire lo spazio della distruttività estrema.

Emanuele Severino – Dall’Islam a Prometeo

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Il potere della tecnica – come essenza dell’Occidente e manifestazione estrema di quel nichilismo che è la sua vera natura – è da anni al centro della filosofia di Emanuele Severino. In questo libro l’autore affronta il tema nella prospettiva del cosiddetto “scontro di civiltà” tra Islam e Occidente. In verità, come dimostra Severino, l’Islam appartiene a pieno titolo alla tradizione occidentale; tuttavia, contrariamente al cristianesimo, non ha ancora fatto i conti con la razionalità tecnico-scientifica. Ma alla fine anche l’Islam – come ogni forma della tradizione occidentale – sarà costretto a cedere il passo alla potenza della tecnica e al suo apparato.

Emanuele Severino – Il declino del capitalismo

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Il capitalismo è forma ed espressione della cultura occidentale. In quanto tale appartiene alla civiltà delle tecnica e, questa è la tesi dell’autore, è destinato a scomparire. Severino indaga le tendenze del presente proprio a partire dai mutamenti fondamentali che il capitalismo moderno sta conoscendo e che ne segneranno, in un futuro più o meno prossimo, l’estinzione. Continuerà a esistere uno scarto tra obiettivi economici e scopi morali, oppure sarà possibile un ridursi della divaricazione che li separa?