G.V. Plechanov – Contributi alla storia del materialismo

I «Contributi alla storia del materialismo» seguono di un anno il noto «Saggio sullo sviluppo della concezione monistica della storia», del quale riprendono diversi spunti. Poiché, tuttavia, qui Plechanov non aveva potuto dedicare al materialismo francese del Settecento tutto lo spazio che avrebbe desiderato, credette opportuno ritornare su quelli che gli sembravano i suoi rappresentanti più avanzati e al contempo, ma appunto perciò, meno compresi: Holbach ed Helvétius.

L’interesse che i due esponenti del pensiero rivoluzionario borghese suscitano nel primo teorico marxista russo e che, a distanza di quasi un secolo, non possono non suscitare in noi, non è d’ordine meramente culturale: nei loro scritti, infatti, il materialismo «classico», proprio perché tocca il vertice delle sue potenzialità, rivela tutta la gamma delle sue contraddizioni e le trasmette insolute all’Ottocento. Ed è al banco di prova del tentativo di superare queste contraddizioni che naufraga l’idealismo hegeliano e si afferma in tutta la sua potenza sovvertitrice il materialismo dialettico di Marx ed Engels, erede e insieme liquidatore di entrambi.

La ricostruzione di questo processo, che non si svolge nel puro mondo delle idee ma riecheggia ad ogni passo l’esplodere dell’irriducibile antagonismo fra le due classi fondamentali della società moderna, è appunto il tema dominante — ed attualissimo — del presente volume.

AA.VV – Elogio della menzogna

«accusare. Se l’autorità di chi accusa potesse rendere di colpa sospetta l’innocenza, sarebbono vane le speranze e miserabili le condizioni degli uomini. Guai al mondo, se i grandi potessero autenticare le calunnie solamente col pretesto doverle proferite. Non vi sarebbe bontà che non fosse posta in ombra e costituita rea al tribunale della morte.

« Chi vuol accusare altri, deve egli prima esser puro ed innocente. Niuna ragione consente che questo chieda conto della vita di quello, s’egli non lo può dar della propria. Chi ha traviato dal diritto della coscienza, non è abile a ridurvi altri. Il poco fondamento dell’accusa, s’argomenta dal poco merito della persona che accusa.

« Accusar altrui, nelle sue disgrazie, è cosa da uomo rozzo ed ignorante. Accusar se stesso è cosa da chi comincia a farsi savio. Non accusar altrui, né se stesso, è cosa da savio e da perfetto ».

Giancarlo Bosetti – La verita degli altri. La scoperta del pluralismo in dieci storie

La verità degli altri: La scoperta del pluralismo in dieci storie di [Bosetti, Giancarlo]

Da che mondo è mondo gli uomini si sono combattuti. Ma è anche vero che da quando c’è storia, da quando l’umanità si è divisa in culture diverse in luoghi diversi, c’è sempre stato chi ha cercato di capire, oltre alle proprie, anche le ragioni dell’altro. Rilevava Pascal, affacciandosi al confine tra Francia e Spagna, che quello che è legge al di qua dei Pirenei è un crimine dall’altra parte. Chi pensa che la legge sia un’emanazione divina (o naturale), univoca per l’intera umanità, fatica a fare i conti con la verità degli altri e tende a combattere le visioni alternative alla propria. Ma nella storia c’è sempre stato anche chi ha fatto del pluralismo la sua bandiera e ha visto nel confronto con l’altro l’occasione per rileggere sotto una luce nuova il mondo e sé stesso. A dieci di queste persone eccezionali è dedicato questo libro di Giancarlo Bosetti: dieci «pluralisti» coraggiosi, narrati in maniera magistrale, le cui storie ci additano un percorso alternativo delle cose umane, lontanissimo dalla retorica dello «scontro tra civiltà» e semmai incardinato nel dialogo e nell’accettazione della varietà umana.

Michel Onfray – Thoreau. Vivere una vita filosofica

Thoreau: Vivere una vita filosofica di [Onfray, Michel]

È ancora possibile distinguersi dai più e plasmare la propria vita secondo le proprie convinzioni? Si possono ignorare vie precostituite, norme sociali e religiose, giudizio degli altri, per costruire la propria esistenza in accordo con le proprie e più intime esigenze? Con i propri ideali?
La risposta di Michel Onfray è in questo breve e felice libro, in cui ci presenta – e ci indica come modello – la vita e le opere di Henry David Thoreau, ecologista ante litteram, apostolo della disobbedienza civile che avrà per continuatori Tolstoj, Gandhi, Martin Luther King, e soprattutto autore del celeberrimo Walden. La vita nei boschi.
La vita dello scrittore americano, percorsa istintivamente e intimamente dal desiderio di ritrovare una «relazione originale con l’universo», di eliminare tutto il superfluo dall’esistenza – all’insegna di un individualismo del tutto opposto all’egoismo cui viene comunemente equiparato – diviene così ispirazione esistenziale ma anche politica; in Thoreau il pensiero diventò azione e creò le condizioni di una vita autenticamente filosofica.
Se i grandi uomini e le personalità eccezionali sembrano essere davvero passati di moda in un’epoca di solitarie folle livorose, Onfray ci ricorda che è proprio la loro perenne inattualità a costituirne la forza, e soprattutto il valore di esempio duraturo.

Paolo Rossi – Il tempo dei maghi. Rinascimento e modernità

Il Rinascimento, presentato abitualmente come l’età dell’emergere del sapere scientifico, è anche “tempo di maghi” un tempo che proietta la sua ombra persino su quest’epoca, così razionale e disincantata, ma che pure conosce miracoli e oroscopi, fatture e filtri d’amore. Paolo Rossi, storico della scienza italiano, mostra come l’impresa scientifica abbia liberato la tecnica da ogni ipoteca magico-prodigiosa, anche se la tentazione del magico è ancora oggi in agguato.

John R. Searle – Creare il mondo sociale. La struttura della civiltà umana

Stato, governo, denaro, mercato, tasse, contratti (da quelli d’affitto a quelli di matrimonio), ma anche cocktail party, partite di calcio, vacanze organizzate o associazioni per la difesa della birra ben mesciuta: di questo e altro è fatta la realtà in cui ci troviamo a vivere. Nessuno dubita della natura oggettiva di tali fenomeni sociali. Tuttavia, essi esistono solo perché pensiamo che esistano e perché collettivamente riconosciamo a oggetti o persone uno statuto che li abilita a svolgere funzioni altrimenti impossibili. Su questo paradosso poggia il nostro mondo sociale, la cui costruzione rappresenta uno dei compiti più affascinanti per il pensiero e per l’azione. Con la consueta chiarezza John R. Searle affronta i temi chiave dell’ontologia sociale, nell’ambizioso intento di dar vita a una filosofia nuova, libera da ogni vincolo accademico e all’altezza delle sfide con cui la nostra società sarà costretta a confrontarsi nel prossimo futuro.

Ivano Dionigi – Osa sapere. Contro la paura e l’ignoranza

Di fronte all’arrivo inarrestabile di nuovi «barbari», ci ostiniamo a erigere muri, fisici e mentali, nel tentativo inutile di restituire una centralità alla nostra Europa. Di fronte al dominio pressoché illimitato della tecnica, che minaccia la nostra stessa identità personale, ogni soluzione appare effimera. Ma possiamo capire e renderci amico questo futuro-presente carico di complessità e incognite, se «osiamo sapere». A nulla vale infatti la potenza della tecnologia se alla nostra vita vengono a mancare la tensione verso uno scopo e il senso della fine: se non sappiamo restare (o tornare?) uomini. «Nella parola uomo non avvertiamo più la natura e la terra (humus) che all’uomo ha dato il suo nome», scrive Ivano Dionigi. Osserva che in questo «tempo della retorica totale», in cui i colpi di Stato si fanno con le parole, si sta compiendo un sequestro di parole indivise e indivisibili come pace, popolo, patria. Afferma la necessità della politica, ricordando la lezione di Roma che divenne grande aprendosi ai nuovi popoli e riconoscendo cittadini (cives) gli stranieri, i «nemici» (hostes). Invoca l’urgenza del «pensiero lungo» e del dialogo tra i saperi: un nuovo umanesimo da affidare anzitutto alle università, e a coloro che intendono professare la conoscenza, la verità, la pietas.

Leonardo Pegoraro – I dannati senza terra. I genocidi dei popoli indigeni

Il genocidio non è prerogativa dei soli Stati autoritari. Tenendo costantemente in tensione analisi concettuale e indagine storiografica, I dannati senza terra ricostruisce, nelle sue inquietanti sfaccettature, la storia della catastrofe indigena perpetrata dalle “democrazie” occidentali: dagli Stati Uniti al Canada, dall’Australia alla Nuova Zelanda. Veri e propri genocidi, realizzati per mezzo di politiche eliminazioniste di natura fisica, biologica e culturale: dal massacro all’assimilazione coatta, passando per la sterilizzazione eugenetica. Ne emerge un quadro al tempo stesso commosso, provocatorio e rigoroso, che intende restituire dignità alle vittime dimenticate e rispondere alla sfida lanciata dal revisionismo storico e al suo tentativo di cancellare i crimini più efferati dell’Occidente.

Ernesto Laclau, Chantal Mouffe – Egemonia e strategia socialista

“Analizzare il cosiddetto “mondo globalizzato” attraverso la categoria di egemonia elaborata in questo libro può aiutarci a comprendere come la congiuntura presente, lungi dall’essere l’unico ordine sociale naturale o possibile, sia l’espressione di una certa configurazione delle relazioni di potere. Si tratta del risultato dei movimenti egemonici da parte di specifiche forze sociali, che sono state capaci di realizzare una profonda trasformazione nelle relazioni tra imprese capitaliste e stati-nazione. Tale egemonia può essere sfidata. La sinistra dovrebbe cominciare a elaborare un’alternativa credibile all’ordine neoliberale invece di provare semplicemente a gestirlo in una maniera più umana”.

Tiqqun – Teoria del Bloom

Uomo della strada, uomo di massa, uomo-massa: così potrebbe essere definito il Bloom – figura della banalità che prende il posto del personaggio dell'”Ulysses” di Joyce – fratello della “Jeune-Fille” tratteggiata dal collettivo Tiqqun. Come tra lei e la sua immagine non c’è nulla, così il Bloom è l’uomo a tal punto confuso con la sua alienazione che sarebbe assurdo volerli separare. Una uniformità e conformità ormai totalmente costitutive della realtà sociale, entrambe condizioni di quella “concorrenza mimetica” cui il suo niente interiore spinge il Bloom. Nella società dello spettacolo, di cui il volume approfondisce gli estremi sviluppi, “essere” significa “essere diverso”, nel senso del “siate diversi, siate voi stessi” di una nota reclame.