Adriano Prosperi – Delitto e perdono. La pena di morte nell’orizzonte mentale dell’Europa cristiana. XIV-XVIII secolo

Come ogni dramma teatrale, ciò che manteneva alta la tensione degli spettatori era l’incertezza dell’esito. Erano in gioco due vite, quella del corpo e quella dell’anima e tutte e due rimanevano in pericolo fino alla fine: una fine che si prolungava oltre l’esecuzione, quando il corpo rimaneva esposto alla folla, talvolta squartato e infilzato sulle picche talvolta pendente dalla forca, talvolta ancora “sparato” dai chirurghi nel rito della “notomia” pubblica. La sorte del corpo e quella dell’anima entrarono a far parte dei dialoghi che si svolsero tra il condannato e la folla per incanalarsi poi all’interno del confronto tra il condannato e gli esperti nell’arte del conforto, i membri di confraternite che si specializzarono in questa funzione e che, fiorite inizialmente nell’Italia centrosettentrionale fra Trecento e Quattrocento, si diffusero in seguito in tutta Europa.

Peter Brown – Il mondo tardo antico. Da Marco Aurelio a Maometto

Come, tra il 150 e il 750 dopo Cristo, ebbe fine il mondo classico, e quali furono le caratteristiche peculiari del mondo della tarda antichità? Queste le domande fondamentali alle quali cerca di rispondere lo studio di Peter Brown. L’indagine si concentra dapprima sui mutamenti politici e sociali, sulle contraddizioni latenti nel tardo impero romano, fino alla sua caduta. Poi, volgendosi più precisamente agli atteggiamenti religiosi, esamina i rapporti tra paganesimo e cristianesimo. Due crisi, due rivoluzioni strettamente legate, cui segue la comparsa di nuove realtà politiche ed economiche: in Oriente, soprattutto, col crollo dell’impero persiano dei Sassanidi, l’avvento dello stato bizantino e dell’Islam.

Luciano Canfora – La scopa di don Abbondio: Il moto violento della storia

La scopa di don Abbondio: Il moto violento della storia di [Canfora, Luciano]

In attesa di Trotzky, il nuovo libro di Canfora fresco fresco.

Nel momento in cui forze politiche oscurantiste prendono il sopravvento in Italia e in larga parte d’Europa, giova interrogarsi sul ‘moto storico’. Il suo andamento può sprofondarci in deprimenti bassure o innalzarci verso affrettate illusioni. Tra il cupo fatalismo persuaso dell’eterno ritorno e il pervicace ottimismo degli assertori di inarrestabili ‘sorti progressive’, la lezione che ci viene dalla storia è che, dopo l’esaurirsi di una ‘rivoluzione’, maturano immancabilmente le condizioni per una nuova scossa: di quelle che a don Abbondio apparivano salutari colpi di scopa.

Gunther Linda-Marie – Erode il Grande

Erode il Grande di [Günther, Linda-Marie]

Un nitido affresco storico su Erode il Grande per scoprirne la verità fra vita e leggenda. La presente monografia nasce da un quesito ben preciso: chi fu veramente Erode il Grande? Personaggio discusso nel panorama storico e religioso, Erode è stato una figura fraintesa nel suo significato e nel suo ruolo. Egli fu un grande stratega: temuto in patria come un vero e proprio “Cesare giudaico”, il sovrano seppe fare della collaborazione con i Romani un punto di forza e di stabilità della sua politica anche in ambito “internazionale”. Tuttavia l’autrice sottolinea come la fama di questo personaggio sia stata determinata, più che dalle sue qualità, da due gravi calunnie che ne hanno condizionato, e ancora ne condizionano, l’immagine presso i posteri: l’infanticidio degli innocenti di Betlemme, narrato nel vangelo di Matteo, e la morte di Giovanni Battista, che invece grava sulla coscienza del figlio, Erode Antipa. Il lavoro di Linda-Marie Günther getta nuova luce su tutta questa vicenda e ridisegna, con uno studio innovativo e rivoluzionario, una nuova e interessante interpretazione di una figura tanto discussa quanto ancora da “inquadrare” storicamente.

Erodiano – Storia dell’Impero romano dopo Marco Aurelio

Storia dell'impero romano dopo Marco Aurelio (Nuova Universale Einaudi. N.S. Vol. 17) di [Erodiano,]

L’opera di Erodiano ripercorre la storia degli imperatori romani dal 180, anno della morte di Marco Aurelio, fino al 238, anno emblematico del caos politico militare in cui Roma era precipitata, che alla fine vede la nomina del tredicenne Gordiano III dopo l’uccisione in sequenza di ben cinque suoi predecessori. Sono poco piú di cinquant’anni ma molto densi di eventi, anni caratterizzati da forti cambiamenti dei costumi e da personalità di rilievo come Commodo, Settimio Severo, Caracalla, Eliogabalo. Il racconto di Erodiano è sempre avvincente per la vivacità del suo stile e per il fatto che si rifà perlopiú a esperienze dirette o testimoni oculari. Piú che uno storico, quasi un giornalista. La sua Storia dell’impero romano dopo Marco Aurelio è preziosa per la messe di dati e ci permette di indagare le vicende del III secolo come pochi altri autori. Questa nuova edizione riprende (ma senza il testo greco a fronte) quella pubblicata nel 1967 a cura di un grande studioso di storia greca e romana, Filippo Cassola (1925-2006). Con pochi aggiornamenti indispensabili e una prefazione scritta appositamente da Luciano Canfora, che mette in luce le interpretazioni del tardo impero secondo le varie epoche, le ideologie e i diversi modelli di classicità che si sono succeduti dalla fine dell’Ottocento fino a oggi.

Marcus Rediker, Peter Linebaugh – I ribelli dell’Atlantico. La storia perduta di un’utopia libertaria

I ribelli dell'Atlantico: La storia perduta di un'Utopia libertaria di [Rediker, Marcus, Linebaugh, Peter]

I diseredati – marinai, schiavi, soldati, plebaglia, ma anche gruppi organizzati come i pirati e gli affiliati a sette religiose radicali – furono gli eroi di una guerra di classe che si protrasse per due secoli e la cui “storia dal basso” gli autori ricostruiscono in questo magnifico libro. Furono aperte vie commerciali, fondate colonie, avviata una nuova economia transatlantica. Tutto ciò rendeva vitale il controllo capillare dei lavoratori: debellare qualsiasi segno di rivolta, questa era la parola d’ordine del capitale.

Francois Fauvelle-Aymar – Il rinoceronte d’oro

Anche se non documentata da testimonianze scritte, l’Africa antica possiede una storia, spesso sottostimata quando non brutalmente negata. A partire dalle tracce lasciate da civiltà il piú delle volte scomparse e dalle tradizioni orali, François-Xavier Fauvelle ricostruisce in modo rigoroso e appassionante la ricchezza di questo continente ritrovato. In trentaquattro brevi saggi offre al lettore un panorama dell’Africa subsahariana dall’VIII al XV secolo: dai viaggiatori cinesi del periodo Tang alle avventurose spedizioni di Vasco da Gama lungo le coste dell’oceano Indiano. Tra questi due estremi il lettore incontrerà momenti memorabili: una città introvabile, la capitale del Ghana, descritta nel 1068 da un geografo di Cordova; una cerimonia grandiosa svoltasi a Marrakech con l’arrivo del re dell’oscuro regno di Zafun; una misteriosa tomba sudafricana dove nel 1932 è stato trovato un piccolo rinoceronte d’oro del XII secolo; una chiesa costruita dal sovrano cristiano d’Etiopia nel xiii secolo…

Georges Minois – Il libro maledetto. La storia straordinaria del Trattato dei tre impostori

Primo luglio 1239: Gregorio IX accusa l’imperatore Federico II di avere dichiarato che il mondo intero è stato ingannato da tre impostori, Gesù, Mosè e Maometto. Poco dopo l’insinuazione del papa, si diffonde una voce ancora più inquietante: Federico II e il suo braccio destro, Pier delle Vigne, avrebbero scritto un trattato in latino, il De tribus impostoribus, sostenendo questa tesi empia. Eppure nessuno ha visto il libro maledetto. E per secoli nessuno lo vedrà, anche se di volta in volta il manoscritto fantasma sarà attribuito a personaggi eterodossi da screditare: da Machiavelli a Ramo, da Bruno a Hobbes, dall’Aretino a Spinoza. Finché nel 1719, in Olanda, accade l’imprevedibile: il Trattato dei tre impostori viene stampato in francese. Ma un interrogativo grava sulla pubblicazione: è davvero l’opera di cui si parla dal Medioevo, o è una semplice truffa commerciale, un’impostura sull’impostura? In un saggio appassionante come un giallo storico Georges Minois, brillante studioso della cultura, scioglie questo e molti altri enigmi, ripercorrendo le tappe principali della vicenda complessa che da una calunnia ha portato alla nascita della “Bibbia dell’ateo”. Un documento contraddittorio quanto misterioso che, per un curioso gioco della Storia, fi – nisce con l’avere almeno un aspetto in comune con il Dio contro cui si scaglia: sulla sua natura, e sul mistero della sua esistenza, non si smette di interrogarsi.

Franco Cardini – Castel del monte

Una reggia, un monumento celebrativo, un luogo di culto? L’appassionante enigma di Castel del Monte sembra fare tutt’uno con la personalità di colui che lo fece costruire, Federico II: imperatore cristiano, illuminista ante litteram, tiranno politico e legislatore egualitario, cultore delle scienze ed esoterista. Nella vicenda dell’Italia meridionale e del suo distacco dal resto della penisola, un filo rosso collega la politica ipercentralista di Federico II, con la sua splendida architettura castellana, e l’assenza di un’autonomia urbana nel Mezzogiorno, matrice della futura diversità del Sud.

Mario Isnenghi – Garibaldi fu ferito. Il mito, le favole

La figura di Garibaldi ovvero l’incarnazione della contraddizione. Amato e odiato, celebrato e vilipeso, emulato e disprezzato; il susseguirsi e il sovrapporsi di opposti atteggiamenti testimoniano l’esistenza di diversi Garibaldi: c’è un Garibaldi “di destra” e un Garibaldi “di sinistra”, un Garibaldi “nazional-fascista” e un Garibaldi “brigatista ante litteram”. Ecco perché uno dei suoi più autorevoli e attenti studiosi prova oggi a rileggere la vicenda di Garibaldi alla luce del nostro contraddittorio e conflittuale presente. Il Garibaldi di Isnenghi, dunque, è innanzitutto il fondatore dello stato, capace di accettare pro tempore che lo stato sia monarchico pur non nascondendo di preferirlo repubblicano. E cento anni dopo, nel 1946, l’Assemblea costituente repubblicana segna la vittoria di Mazzini e di Garibaldi. In secondo luogo, Garibaldi è il fondatore dello stato con la partecipazione attiva e critica di cittadini non più sudditi, che si mobilitano e fanno politica. Garibaldi è infatti un grande internazionalista libertario, e non un semplice nazionalista. Ecco uno dei tanti lati in ombra che Isnenghi tratteggia in queste pagine: la portata internazionale e internazionalista di Garibaldi.