Arthur Schopenhauer – La filosofia delle università

CoverPer tutta la sua vita, Schopenhauer fu il filosofo solitario davanti al quale si ergeva il maestoso edificio dell’università tedesca. All’apice di esso sedeva il nemico principe di Schopenhauer: Hegel. Ma dalla sua Schopenhauer sentiva di avere la forza di chi con tenacia ha cercato di «penetrare nella radice delle cose, non tralasciando di perseguirla sino al dato ultimo e reale». Così si lanciò in questo trascinante pamphlet, che si ammira oggi più che mai per la precisione del suo sarcasmo. Di fatto il bersaglio di Schopenhauer, ancora più della Germania dove l’avversario poteva anche chiamarsi Hegel, sembra il mondo di oggi, dove il pensare ama asservirsi volontariamente e «tutto il lavoro della filosofia universitaria ha quest’unico scopo, moltiplicare vertiginosamente la verità affinché non si individui mai qual è la ‘verità’ tra le tante» (Sgalambro). Dietro la furia e l’irrisione schopenhaueriane si intravede una incompatibilità fisiologica: quella fra i molti che si appagano del «nefando concetto di ricerca» e i pochi che hanno «provato su di sé l’ossessionante presenza del pensiero» e bramano la «quiete conoscitiva». Parole di un altro filosofo solitario, Manlio Sgalambro, che ci fa da guida appassionata a questo testo.

Arthur Schopenhauer – L’arte di insultare

CoverIl libro non è una trattazione astratta dell’insulto in tutte le sue forme e varianti, ma una silloge di ingiurie concretamente proferite e scagliate con categorica impertinenza contro tutto e tutti: la società, il popolo, le istituzioni, le donne, l’amore, il sesso, il matrimonio, i colleghi, il genere umano, la storia, la vita. Un’arte di insultare che ci viene insegnata come nelle antiche scuole si insegnava l’etica: non nel modo “docens” ma nel modo “udens”, non con la teoria ma con l’esempio e la pratica.

Arthur Schopenhauer – Colloqui

coverSchopenhauer è il migliore disinfettante per lo spirito appestato dalle ideologie e dalle giaculatorie dell’ottimismo costituito.È anche un grande guastafeste; e si capisce facilmente perché i doganieri della nostra cultura ufficiale, a cominciare da Benedetto Croce, non lo lasciassero passare. Ma è impossibile impedire il corso della verità, che prima o poi finisce sempre per travolgere le imposture. E questo è proprio il caso della filosofia di Schopenhauer, che ora, anche in Italia, costituisce un punto di riferimento per gli animi smarriti. Per giunta il grande filosofo, che osserva con distacco le miserie di questo mondo, ride e fa ridere, nobilita e diverte nello stesso tempo. Chi legge questi colloqui, presentati per la prima volta al lettore italiano, avrò modo di ricredersi sulla figura del grande filosofo.

Arthur Schopenhauer – Sulla quadruplice radice del principio di ragione sufficiente

coverLa Quadruplice radice, “teoria sintetica dell’intera facoltà conoscitiva”, e non solo la struttura su cui si fonda il sistema di Schopenhauer, come dice l’autore stesso, ma anche un’introduzione ideale allo studio della filosofia. Tesi di laurea rifatta in vecchiaia, questa opera prima e ultima di Schopenhauer ha una compattezza, un’unità e un’armonia che sono difficili da trovare in un’altra. Secondo Giorgio Colli, grande appassionato del filosofo tedesco, la sua esposizione “è profonda, rigorosa, limpida, spiritosa, varia, brillante”; lo stile “non solo è raffinato e ampio, equilibrato e concreto, ma riscalda, consola nella solitudine, è intimo, premurosoverso chi vuol capire”; e l’intelletto “è lucido, i concetti si riannodano sempre all’intuizione, la ragione è sana. Le stesse parole hanno ogni volta lo stesso significato, le definizioni sono chiare, ilragionamento persuasivo. E la coerenza è la perla dell’edificio”.

Arthur Schopenhauer – O si pensa o si crede. Scritti sulla religione

coverDi solito sono gli dei che fulminano gli uomini. In questo libro, invece, abbiamo un filosofo che fulmina gli dei, al plurale come al singolare. E non è detto che le sue saette siano meno micidiali di quelle celesti. E se Nietzsche, con l’enfasi abituale, proclama la morte di Dio, Schopenhauer, ora con il suo sarcasmo ora con la sua logica implacabile, quel dio lo uccide davvero, togliendo qualsiasi validità teoretica al teismo. Questi scritti, alcuni dei quali ancora inediti per il lettore italiano, sono il migliore antidoto contro il rigurgito pauroso di fideismo e di superstizione, ma servono anche per smoccolare e intonacare la filosofia, sulla quale i ciarlatani hanno sparso una coltre di fumo che non le appartiene.

Arthur Schopenhauer – Sulla volontà nella natura

coverEntrare in un testo di Schopenhauer è come fare ingresso in un magico impero, perché significa penetrare nella trama terribile e avvincente della natura, dominata da un sovrano di potenza sconfinata. Questo effetto si rinnova in modo particolarmente intenso quando il testo è “Sulla volontà nella natura”, perché qui il filosofo sviluppa, dei due elementi che sono alla base del suo sistema – volontà e rappresentazione – quello che più gli appartiene, la volontà, destinato a cambiare il corso della filosofia occidentale. Più che nelle altre sue opere, la natura irrompe in questa con impressionante violenza, sciorinando una massa sterminata di creazioni multiformi, che sono però sempre rapportate al principio essenziale di tutto l’esistente, la volontà di vivere.

Arthur Schopenhauer – Metafisica dell’amore sessuale

coverL’amore ha fatto versare fiumi di lacrime, di sangue e soprattutto d’inchiostro, ma nessuno ne ha indagato così a fondo il mistero come Schopenhauer. Si tratta di una passione tirannica e demoniaca, anzi metafisica, che nei gradi più alti della sua intensità è capace di travolgere tutto, anche la vita stessa di chi ne è irretito. E se ne capisce il perché, dice il filosofo, se si pensa che dall’amore dipende la perpetuazione della specie. Ma una cosa di tanta importanza non poteva essere lasciata all’arbitrio degli individui e così la natura ci ha dato l’istinto sessuale, la cui forza e infallibilità ci inducono a fare quello che non faremmo mai con la mera riflessione razionale. Alla natura sta a cuore la vita della specie e non quella degli individui, che essa considera semplici strumenti o zimbelli. Insomma, l’amore è un inganno della natura. Anacleto Verrecchia