Susan George – Il rapporto Lugano. La salvaguardia del capitalismo nel XXI secolo [LDB]

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Cosa proporreste se voleste far sopravvivere il capitalismo nel ventunesimo secolo?
Una commissione di studio multidisciplinare riunitasi per esaminare il futuro dell’economia mondiale conclude che la situazione è grossolanamente sottovalutata, gravemente minacciata dai suoi propri eccessi ed esposta al collasso ecologico: un’improbabile candidata per la sopravvivenza a lungo termine. Ma allora come possono i vincitori del gioco della globalizzazione garantirsi un futuro confortevole? Un modo c’è, ma è troppo orribile per prenderlo in considerazione.
La Relazione Lugano va a scoprire un nuovo territorio procedendo con una logica inarrestabile da una diagnosi inflessibile a una cura raggelante. Nell’Appendice e nell’Epilogo del suo libro Susan George sfida le premesse del rapporto offrendo soluzioni alternative.

 

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Nathan Rosenberg, Luther E. Birdzell – Come l’Occidente è diventato ricco. Le trasformazioni economiche del mondo industriale [LDB]

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Gli autori muovono da una critica delle interpretazioni tradizionali dello sviluppo in occidente. Non la disponibilità di risorse naturali, l’andamento demografico, il colonialismo, ma l’autonomia e la capacità di sperimentazione sono la causa della ricchezza di cui da due secoli gode l’Occidente. Mentre nel medioevo i signori praticavano la schiavitù e deteneveno il potere politico ed economico, in seguito, con lo sviluppo delle città e con la progressiva indipendenza dei mercanti dai sovrani, si sono create le condizioni per una diffusione del potere decisionale, per una autonomia del settore economico e per un suo legame sempre più stretto con l’attività scientifica.

 

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Italo Calvino – Lettere [LDB]

Copertina de Lettere

Lettere a familiari, amici, lettori, scrittori, traduttori; lettere d’occasione; lettere destinate a un’immediata pubblicazione, o strettamente confidenziali. Scarni resoconti, ampie riflessioni, talora veri e propri “saggi epistolari”. Le oltre mille lettere presentate e annotate in questo volume (che riprende e arricchisce di un centinaio di inediti il volume uscito nei “Meridiani” nel 2000) sono molto diverse l’una dall’altra per consistenza e tono. L’epistolario calviniano selezionato da Luca Baranelli si presenta al lettore come un labirinto, che da un lato fornisce una grande quantità di notizie per ricostruire molte fasi importanti della storia culturale e civile del Novecento italiano; dall’altro consente di seguire passo dopo passo il cammino creativo, intellettuale e psicologico di Calvino, dalla formazione durante gli anni della guerra, della Resistenza e del dopoguerra all’impegno civile e politico, dal lavoro editoriale al riconoscersi e interrogarsi come scrittore. E “scrittore” Calvino appare fin da subito, vero maestro di brevitas e di sintesi, ma anche di lucida argomentazione, che persino nei testi più rapidi e informali riesce a raggiungere un altissimo livello concettuale e stilistico.

 

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Zbigniew Herbert – L’epilogo della tempesta. Poesie 1990-1998 e altri versi inediti [LDB]

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«Scrivevo poesie serie, tragiche» ha detto nel 1991 Zbigniew Herbert in un’intervista, paradossalmente deplorando l’abolizione della censura seguita alla caduta del Muro. «Adesso scrivo sul mio corpo, sulla malattia, sulla perdita del pudore». In questa nuova atmosfera lirica, infatti, il poeta i cui versi Iosif Brodskij aveva definito come «una nitida figura geometrica … incuneata a forza nella gelatina della mia materia cerebrale» (versi, aggiungeva, che il lettore si ritrova «marchiati a fuoco nella mente con la loro glaciale lucidità») – ebbene, quello stesso poeta che era stato così discreto, così poco incline a parlare di sé, lascia spazio alle confessioni intime di un io che abita ormai «sull’orlo del nulla» e ci consegna una sorta di testamento spirituale. Rimane, certo, il suo tono, quella «miscela di ironia, disperazione ed equilibrio» che già incantava Brodskij; e rimangono i temi che sempre sono stati al centro della sua ricerca espressiva: la memoria come vicinanza al passato e alla tradizione, l’azione corrosiva del tempo, il viaggio come fonte di ispirazione: ma accanto a questi c’è ora la stoica accettazione della sofferenza fisica e psicologica, accompagnata dalla gratitudine (così si legge nelle estreme composizioni di Breviario) per tutta «questa cianfrusaglia della vita» (e soprattutto, scrive, «per le pasticche di sonnifero dai melodiosi nomi di ninfe romane») – una vita che si lascia, tuttavia, con il «cuore pieno di rimpianto».

 

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Alejo Carpentier – L’arpa e l’ombra [LDB]

L'arpa e l'ombra di Alejo Carpentier - Sellerio

Cristoforo Colombo confessa la sua storia; spiega perché s’è lanciato nell’impresa; racconta le sue avventure e la vita, trascorsa per lo più senza accecanti bagliori di grandezza, con l’eccezione forse dell’amore grande per la regina Isabella (alla quale, però, solo con uno stratagemma riuscì a strappare il consenso e i soldi per il viaggio oltre l’Oceano).
Alejo Carpentier ha sempre rivendicato nei suoi romanzi storici il diritto dei latinoamericani ad avere una storia propria, una precisa identità, che non fosse semplice riflesso di quella europea. Come narratore di vicende quasi sempre a cavallo dell’Oceano, è stato forse il primo a ribaltare il cliché di una «America povera di storia quanto ricca di colori locali tutti in superficie» (come scriveva Angelo Morino nella Nota riproposta in questa nuova edizione di un classico).
Nell’Arpa e l’ombra Colombo dice la verità su se stesso, fin dall’ispirazione per la «scoperta» che gli venne proprio dall’apprendere che l’America era stata già «scoperta»: «oscuro marinaio, allevato tra i formaggi e i vini d’una taverna », in un suo viaggio al Nord venne a conoscere il «gran libro di Adamo di Brema» dov’era svelato come gli antichi vichinghi avessero spinto le navi verso Ovest fino a una Terra del vino, una Terra delle selve. Da quel momento, il tarlo dell’idea che navigando con il Sole si incontra una terra ferma, lo mette in moto e gli accende l’ambizione. A soddisfare la quale dedica le innumerevoli peripezie in giro per l’Europa dell’intera esistenza. E così come il suo non è un salto audace verso l’ignoto, un ignoto che già prevedeva, allo stesso modo non è il desiderio di evangelizzare che lo motiva, bensì obiettivi più terra terra.
Per quanto «verosimile» e non vera questa Vita di Cristoforo Colombo, l’autore non inventa; la costruisce sulla base delle carte e dei diari. La scelta è quella del «primo personaggio in transito fra Europa e America» (Morino), allo scopo di riumanizzarne il mito, di toglierlo dalla sfera dei fini superiori di una storia tutta europea. Ed anche l’espediente narrativo da cui tutto comincia è storicamente fondato: il papa Pio IX che vorrebbe beatificare colui che aprì alla fede cristiana il mondo nuovo. E allora Cristoforo inizia a confessarsi, perché non è all’altezza dell’aureola.

 

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Alejo Carpentier – Guerra del tempo [LDB]

Guerra del tempo di Alejo Carpentier - Sellerio

Il tempo è il filo che lega la trama di queste tre storie di Alejo Carpentier, pioniere del realismo magico nella letteratura latinoamericana.
Il tempo circolare: nello strabiliante racconto di Juan di Anversa che giura per voto il pellegrinaggio a Compostela ma poi è tentato dal «sentore di avventura» e l’insegue tra Siviglia e le Indie, per ritrovarsi all’inizio di ciò che ha vissuto.
Il tempo che inverte la sua direzione nel sogno (o realtà?) di Don Marcial, marchese di Capellanías, che da morente nel palazzo in rovina ricomincia a vivere a ritroso, fino al ventre che lo aveva partorito, assieme a tutti i suoi oggetti ritornanti anch’essi alla loro matrice di materia, alberi, pietre, terra. Il tempo sempre uguale: nella vanagloria dei tre giovani, attratti alla guerra per le ricchezze di Troia o delle Indie spagnole o dalle colonie francesi, con la stessa sete di vita e con le stesse fallaci e immobili illusioni.
Tre racconti classici che moltiplicano personaggi e luoghi che fanno il calco del genere di cui Carpentier è stato il riferimento, influenzando Gabriel García Márquez. Personaggi scolpiti nella loro perduta singolarità, amabili, crudeli o ridicoli, ma incapaci di omologazione a qualsiasi conformismo. Luoghi che ricordano sempre la baraonda colorata di un mercato latino, l’allegria violenta di una festa patronale, oppure desolazioni infinite, o la poesia silenziosa della natura. È tutto un mondo sospeso tra il non esistere più e il non essere mai esistito: la sua tangibile realtà è fissata dalla magia.

 

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Sander L. Gilman – Il mito dell’intelligenza ebraica [LDB]

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Il mito dell’intelligenza ebraica affronta una delle teorie più controverse di oggi: i presunti rapporti tra razza (o etnia), intelligenza e virtù. Riprendendo la lunga storia di queste teorie, sotto certi aspetti inquietante e imbarazzante, Sander L. Gilman analizza una serie impressionante di testi trattati scientifici e filosofici e opere letterarie – che pretendono di dimostrare l’esistenza di un’intelligenza superiore negli ebrei (spesso accompagnata da un livello inferiore di virtù o di valore morale). Il libro esamina criticamente le prospettive che emergono nel bestseller “The Bell Curve”, assai dibattuto e molto controverso, e riprende le teorie “scientifiche” sull’intelligenza superiore degli ebrei che sono emerse nel corso del XIX secolo e all’inizio del XX. Si analizzano poi le reazioni a queste teorie di scienziati e intellettuali ebrei, quali Freud, Wittgenstein e von Hoffmansthal. La parte conclusiva del libro illustra l’emergenza e l’influenza di queste idee nella narrativa moderna e nel cinema, da “Gli ultimi fuochi” di Scott Fitzgerald a “Schindler’s List” di Steven Spielberg e “Quiz Show” di Robert Redford. Gilman dimostra a che punto gli stereotipi possono invadere una società, penetrando ovunque, dai lavori scientifici alla cultura popolare. E rivela che l’attribuzione di un’intelligenza superiore agli ebrei, apparentemente molto lusinghiera, in realtà ha contribuito all’isolamento degli ebrei e al loro discredito.

 

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William Atkins – Un mondo senza confini. Viaggi in luoghi deserti [LDB]

Un terzo delle terre emerse è costituito da deserti, in gran parte desolati e inospitali. Perché un ambiente così ostile ci affascina da sempre? Quali corde profonde fa risuo­nare in noi il luogo metafisico per eccellen­za, dove terra e cielo si confondono, dove la vita umana è appesa a un filo? Animato dallo spirito di avventura dei grandi esplo­ratori del passato, e spesso armato dei loro libri per ripercorrerne le tracce, William Atkins ci conduce alla scoperta di un mon­do che è tanto interiore quanto fisico. E mentre ci offre il resoconto di sette viaggi compiuti nelle regioni desertiche più re­mote, meravigliose e spietate al tempo stes­so – dal Quarto Vuoto dell’Oman al Victo­ria australiano, dal deserto del Gobi a quel­li degli Stati Uniti -, ne descrive l’ecosiste­ma, la geologia, la flora e la fauna, i popoli che li abitano e la storia che li ha modella­ti, dalle trivellazioni petrolifere ai test nu­ cleari, fino agli odierni raduni hippie. Ma Atkins non è soltanto un trascinante nar­ratore di viaggi: il deserto è qui esplorato anche come strumento di connessione pro­fonda con noi stessi e con la natura, mani­festazione ultima dell’immobilità e del si­lenzio. Una visione che del deserto trasmet­te tutta l’immensità – e ci ricorda che, anche in un mondo dove ogni paesaggio è dispo­nibile con un click, avventura e scoperta, so­litudine e isolamento sono ancora possibili.

 

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Gilles Châtelet – Vivere e pensare come porci. L’istigazione all’invidia e alla noia nelle democrazie mercato [LDB]

“Rivendicando una filosofia della lotta che faccia più moti e meno moda, l’autore di Vivere e pensare come porci si fa qui promotore di un pensiero militante, invitando alla resistenza contro quell’alleanza politica, economica e cibernetica su cui si reggono gli odierni mercati neoliberisti. Con la severa ferocia delle sue doti di scienziato, filosofo e polemista, Châtelet si scaglia contro l’esito più perverso e tenace indotto dalle strategie del consenso nelle nostre democrazie: costruire miliardi di psicologie per cittadini destinati ormai alla condizione di bestiame cognitivo. Coniugando il rigore delle analisi scientifiche, il graffio della polemica avvelenata e l’ironia paziente del filosofo, Châtelet mette a punto una macchina critica in grado di restituire un lavoro irriverente e incendiario, che colpisce al cuore la stanca consensualità del pensiero contemporaneo.” (Mimmo Pichierri)

 

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Giuliano Toraldo di Francia – L’amico di Platone. L’uomo nell’era scientifica [LDB]

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Per l’uomo che vive nell’era scientifica tutti i problemi culturali, morali, politici possono assumere caratteri profondamente diversi da quelli tradizionali. Sorgono anche nuovi problemi, non sospettati qualche secolo o decennio addietro. Il cittadino di cultura media non specializzata si sente spesso spaesato, disorientato; non sa come farsi un’opinione fondata sulle piccole e grandi decisioni della società. Con questa raccolta di scritti l’autore stimola la riflessione critica su un buon numero di punti salienti. Senza minimamente svalutare l’apporto della cultura umanistica (di qui l’amicizia con Platone), si vale della sua formazione di scienziato per tentare di raggiungere la verità con mezzi adeguati all’epoca moderna. E dove la verità è dubbia o non raggiungibile preferisce, ancora con atteggiamento scientifico, sospendere il giudizio.

 

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