A chi appartiene la mia vita? Il suicidio – scrive Walter Benjamin nei suoi Passages – è “la quintessenza della modernità“. In effetti, dopo che per secoli il tentativo di togliersi la vita è stato considerato un peccato o lʻespressione di una malattia psichica, e in alcuni paesi è stato addirittura sanzionato penalmente, nel XX secolo si è assistito a un profondo rivolgimento, che ha contribuito a far emergere una nuova cultura del morire. Chi si toglie la vita non vuole più solo cancellarla ma anche, in qualche modo, appropriarsene e darle un nuovo significato in virtù di un gesto che l’espressione utilizzata per il titolo tedesco del libro, Das Leben nehmen (“togliersi la vita”, ma anche “prendersi la vita”), con la sua ambiguità, trasmette immediatamente.
A chi appartiene la mia vita? è il vivo e profondo racconto della complessa storia del suicidio nella modernità. Ne esamina le radici culturali attraverso diari, film e opere dʻarte, per giungere a unʻinquie-tante diagnosi: viviamo in unʻepoca sempre più affascinata dal suicidio.
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