Infornata 8 agosto 2019 II

 

Witold Gombrowicz – Cosmo
Witold Gombrowicz – Pornografia
Seicho Matsumoto – La ragazza del Kyushu
Joseph Roth – Romanzi brevi
Jorge Luis Borges – Il tango
Alberto Savinio – Souvenirs
Viktor Šklovski – Viaggio sentimentale. Memorie 1917-1922
Georges Simenon – Il Mediterraneo in barca
Renè Daumal – Lanciato nel pensiero
Theodore F. Powys – La gamba sinistra
Livia Manera Sambuy – Non scrivere di me. Racconti intimi di scrittori molto amati. Roth Ford, Wallace, Carver
Henry Miller – Giorni tranquilli a Clichy

 

Witold Gombrowicz – Schiavi delle tenebre

coverQuando Maja restava sola, quando il silenzio e l’abbandono del castello trasudavano da ogni fenditura, allora quell’intrico di eventi in cui si trovava coinvolta le sembrava disgustoso e funesto, minaccioso e orribile… Aveva paura del castello, del fidanzato, soprattutto di se stessa, della sua natura troppo audace, inquieta, avida di piacere. Le lugubri mura, perdute nel loro antico passato, sembravano sussurrare: Guai a chi con troppa leggerezza insegue una felicità effimera!” Maja, Marian e Enrico non sembrano rendersi conto – giovani, ambiziosi e amorali – di che cosa significhi oltrepassare la soglia di Myslocz dal cui dedalo di sotterranei, dalla cui fuga di sale vuote e polverose, dalle cui torri in rovina, si sprigionano forze diaboliche incontrollabili e misteriose.
Il male s’insinuerà impercettibilmente nei loro corpi e nelle loro menti, spingendoli agli atti più efferati, trascinandoli in abissi di orrore e turpitudine. Ectoplasmi malefici, eroine fatali,
maghi caritatevoli, nobilastri decaduti, madri in lacrime, principi folli, bastardi deviati, scienziati ingenui: non manca nulla alla fantastica alchimia che si elabora intorno alle mura maledette di Myslocz. A un virtuosismo frenetico si unisce una passione per il soggetto tale da innalzare quest’opera al rango di capolavoro della tetra galleria del romanzo nero. Il genio di Gombrowicz stravolge e trasfigura il dato tradizionale, sostituendo al mito di una feudalità che si pasce dei propri fantasmi la sua leggenda personale: giovinezza e immaturità, sdoppiamento, amore-odio, repulsione, possessione, erotismo e colpevolezza. Affascinante connubio tra mitologia gotica e una delle maggiori personalità
del romanzo contemporaneo europeo, Schiavi delle tenebre –  pubblicato a puntate nel 1939 su due quotidiani polacchi sotto lo pseudonimo di Z. Niewieski, interrotto dallo scoppio della guerra, ristampato a Parigi in lingua originale nel 1973 – ricorda nella sua truce grandezza la Brönte delle pagine più aspre di Cime tempestose e nella sua infaticabile e aerea fantasia i toni morbidi del Potocki di Il manoscritto trovato a Saragozza.

Consiglio a cura di Flextime.

Witold Gombrowicz – Cosmo

cover0001L’ultimo libro di Gombrowicz è quello dove la sua lucida follia si scatena con maggior violenza e ironia. In questa sua nuova “avventura” lo troviamo assieme a un bislacco amico in vacanza in una noiosa località di montagna. I due si improvvisano detective credendo di scorgere, negli anfratti della realtà, segni che riconducono tutti a una serie di “impiccagioni rituali”: di un uccello, di un bastoncino, di un gatto e di un triste individuo dalle scarpe gialle. E poi ci sono strane associazioni tra la bocca storta della cameriera dell’albergo e altre bocche, mani, macchie e crepe sui muri…

Witold Gombrowicz – Pornografia

coverIl romanzo narra di due amici, Federico e Witold, che si trovano a trascorrere delle vacanze forzate in una villa della campagna polacca, mentre nel resto del paese impazza la guerra. Annoiandosi a morte, i due iniziano a prender di mira due giovinetti (Carlo e Enrichetta) immaginandosi una inesistente tresca amorosa. Col passare del tempo i due “registi” costruiscono un castello di prove che inchioda i due giovani alle loro responsabilità, fino a un macabro finale che prelude alla tragica vicenda che sarà narrata, anni dopo, in “Cosmo”. L’ossessione del guardare e degli oggetti dà vita a un apologo filosofico che è, allo stesso tempo, una satira feroce dell’erotismo contemporaneo.

Witold Gombrowicz – Ferdydurke

cover0001Ferdydurke è una comicissima allegoria dell’infantilismo moderno: un trentenne si trova sbalzato indietro nel mondo dell’infanzia, in una ridicola classe scolastica. Cerca di ribellarsi ma scopre che essere di nuovo “immaturo” non gli dispiace affatto. La nostra società che anela a rimpicciolire gli adulti e a mutarli di nuovo in bambini è il bersaglio del feroce umorismo del grande scrittore polacco.

Witold Gombrowicz – Testamento

coverTestamento riprende il testo di Conversazioni con Dominique de Roux,editore e scrittore francese (1935-1977) pubblicato nel 1968, un anno primadella morte di Witold Gombrowicz. Il titolo, ripreso da quello dell’edizioneinglese di Conversazioni, risponde perfettamente al contenuto reale dellibro. In più, rispetto a quella prima edizione, Testamento comprende undossier di corrispondenza inedita con Dominique de Roux. Per la prima volta,Gombrowicz spiega i suoi itinerari creativi, svela le radici polacche della suaopera, si interroga sui fantasmi che l’attraversano e sulla ricerca dellaforma, una delle tematiche costanti nel suo percorso letterario. La morte diGombrowicz ha trasformato quest’opera in un vero e proprio testamentofilosofico ed estetico che contiene una potente chiave di lettura per entrarenel suo mondo, per comprenderne la genealogia, per decrittare gli arcani, perreperire gli archetipi. Si colgono, quindi, le esitazioni dell’autore su certiargomenti, le sue incertezze su come rispondere alle questioni poste. “Perla nostra conoscenza di Gombrowicz,” scrive Claude Bonnefoy, “il giocotra conversazioni e lettere è fondamentale. Leggiamo un libro e, nello stessotempo, la sua storia. E questa doppia lettura è anche quella di un’opera dicui questo libro è l’ultimo anello della catena.”

Witold Gombrowicz – Trans-Atlantico

cover“Trans-Atlantico è l’opera più patriottica e più coraggiosa che io abbia mai scritto,” diceva Gombrowicz nel suo Diario e aggiungeva: “Ed è proprio quest’opera che mi procura il marchio disonorante di codardo e di pessimo polacco”. Trans-Atlantico è un attacco, un’aggressione feroce e spietata a tutto l’insieme dei complessi nazionalistici, “è una nave corsara che contrabbanda un forte carico di dinamite, con l’intento di far saltare in aria i sentimenti nazionali finora vigenti”. Gombrowicz vi compie un impietoso tentativo di “psicoanalisi nazionale”: sviscera con mezzi spesso poco ortodossi l’anima polacca mostrandole la sua immagine ridicolizzata, goffa, meschina. E quali armi poteva scegliere per la sua battaglia lui, un esule osteggiato dagli emigrati politici perché troppo iconoclasta e dalla letteratura ufficiale in quanto emigrato? L’ironia, la risata: “Quando le circostanze schiaccianti ci costringono alla trasformazione integrale del nostro intimo, la nostra salvezza è nella risata. È la risata che ci tira fuori di noi stessi e consente alla nostra umanità di sopravvivere indipendentemente dai dolorosi mutamenti che subisce il nostro involucro esteriore”.

Witold Gombrowicz – Bacacay. Ricordi del periodo della maturazione

coverBacacay è una sgangherata viuzza di un quartiere popolare di Buenos Aires dove Witold Gombrowicz abitò all’inizio della guerra. Questo fu il titolo che volle dare alla sua raccolta di racconti, ironicamente folli e pervasi da un erotismo arzigogolato, con i quali aveva debuttato trionfalmente a Varsavia nel 1933. L’ossessione di Gombrowicz è sempre stata che “tutto il mondo esteriore non è che uno specchio nel quale si riflette il mondo interiore”. Conseguentemente le sue storie appaiono, come un sogno, assurde e paradossali. Basta osservare la fauna umana che le popola: un giovanotto che vuol restare vergine e la fidanzata pazza di desiderio; un disgraziato che dedica la propria salma a un avvocato di cui si è innamorato “per ripicca”; un dandy capitato per errore su un brigantino con una ciurma assatanata; un bandito terribile, romantico e terrorizzato dalla “topinità” dei topi; un giudice paranoico che si inventa il delitto dell’amico morto di morte naturale; una contessa “cannibalmente” vegetariana e un “parvenu” dai buoni sentimenti; un reuccio corrotto che impazzisce al tintinnio degli spiccioli nella tasca di uno dei suoi convitati; un borghese che stravede per le donne brutte… “Vago per il mondo, navigo in mezzo a queste incomprensibili idiosincrasie e ovunque scorgo la presenza di un sentimento misterioso: sia esso la virtù o la famiglia, la fede o la patria – debbo commettere una mascalzonata.”