Romano Benini – Il fattore umano. Perché è il lavoro che fa l’economia e non il contrario

Il fattore umano

Quali sono le ragioni dello storico ritardo italiano in tema di occupazione? Perché il tasso di occupazione italiano resta tra i più bassi d’Europa? Il nuovo libro di Romano Benini e Maurizio Sorcioni risponde in modo lucido e puntuale a questi interrogativi, proponendo la tesi che lo sviluppo umano sia il fattore di riferimento che crea le condizioni per lo sviluppo economico e che le difficoltà occupazionali italiane dipendano da mancati investimenti e da politiche sbagliate proprio in tale direzione. Il confronto con il panorama europeo, in particolare l’analisi del modello tedesco, è la chiave per chiarire le criticità del nostro paese. Un sistema in grado di creare opportunità parte dalla capacità di competere per promuovere il fattore umano e quindi il lavoro. Con la crisi, la Germania ha puntato decisamente sui servizi per il lavoro: un investimento puntuale ed efficace, che ha determinato risultati economici che la stessa Germania non aveva conosciuto anche in momenti del passato in cui aveva realizzato forti investimenti, ma in altri settori. Negli stessi anni l’Italia ha invece investito poco e male sulla connessione tra i fattori che creano lavoro: competitività, produttività e sviluppo umano. A frenare la situazione italiana non è solo la politica, ma anche i condizionamenti di dottrine economiche e sindacali spesso sbagliate, oltre che un eccesso di regionalismo che ha danneggiato negli ultimi anni la nostra economia. Il volume propone inoltre un’analisi delle recenti riforme del governo Renzi in materia di lavoro, tentando di chiarire cosa va nella direzione del cambiamento e cosa ancora manca per riuscire a invertire la rotta. La partita si gioca tutta sul terreno delle competenze e di un ambiente in grado di promuovere il fattore umano, una sfida per il nostro paese ancora in buona parte da vincere.

Sergio Cesaratto – Sei lezioni di economia: Conoscenze necessarie per capire la crisi più lunga (e come uscirne)

Sei lezioni di economia

Questo libro si rivolge a chi in questi anni non ha accettato le spiegazioni convenzionali di una crisi devastante e l’idea che «siamo un Paese corrotto, fortuna che Europa ed euro ci fan rigare dritti». Da Adam Smith a Schäuble, l’ambizione del volume è di intrecciare la teoria economica alle drammatiche vicende della crisi europea, dell’euro, del declino del nostro Paese. Non basta prendersela col “neoliberismo”, le “banche malvagie”, la “finanza speculativa” o la “corruzione”. Si deve scavare nelle fondamenta della teoria convenzionale che è dietro le politiche monetarie e fiscali europee, la deregolamentazione finanziaria, lo smantellamento dei diritti sociali (le cosiddette “riforme strutturali”), il mercantilismo tedesco.Muovendo dalle teorie di Sraffa e Keynes e dalla letteratura eterodossa, il volume mostra la debolezza di quelle fondamenta e la natura conservatrice della costruzione europea. Analisi economica critica e realismo politico ci suggeriscono che, sfortunatamente, un’“altra Europa” non è possibile in quanto le entità politiche e monetarie sovranazionali hanno un’insopprimibile impronta liberista, e sono funzionali a smantellare gli spazi nazionali in cui si esprime il conflitto sociale che, se regolato, è il sale della democrazia.

Aldo Geuna, Federica Rossi – L’università e il sistema economico

L'università e il sistema economico

L’obiettivo principale di questa originale ricerca è quello di offrire fondamenta concettuali e statistiche al dibattito sui molteplici contributi che il sistema universitario può fornire al sistema economico. La novità sta nell’affrontare questo tema in maniera integrata, considerando l’intero spettro delle attività svolte dagli atenei (didattica, ricerca e trasferimento di conoscenze), e nell’adottare un approccio secondo il quale gli atenei, così come gli individui che vi lavorano e studiano, rispondono a incentivi analizzabili all’interno di un modello di tipo economico.

Luigi Spaventa – Contro gli opposti pessimismi. Per uscire dal declino e dalla crisi

Contro gli opposti pessimismi. Per uscire dal declino e dalla crisi

“Contro gli opposti pessimismi” raccoglie i saggi di Luigi Spaventa pubblicati tra il 2002 e il 2011. Accanto ai fondamenti teorici ed empirici delle sue idee, il grande economista espone con estrema chiarezza le linee guida, i criteri e gli strumenti con cui si sarebbero dovute e potute affrontare le questioni cruciali di fronte alle quali si è trovata e si trova tuttora la politica economica italiana ed europea. Le sue critiche pungenti permettono di maturare una migliore comprensione delle ragioni del declino non solo economico, ma anche sociale e culturale, che affligge il nostro Paese. Sempre accompagnate da proposte concrete e dalla continua ricerca di soluzioni praticabili, le analisi di Spaventa sono vitali per capire le trasformazioni profonde vissute dal capitalismo italiano e le principali sfide che dovremo affrontare nel prossimo futuro.

Tancredi Bianchi – Attacco all’Occidente

Attacco all'Occidente

Le crisi finanziarie si trasformano in crisi dell’economia reale. Ed è esattamente ciò che è accaduto con quella iniziata nel 2007 con gli ormai famosi mutui subprime. Una crisi che è andata complicandosi per diversi motivi, geopolitici e geoeconomici. Al punto che oggi tanti accadimenti inducono a pensare a un attacco al mondo occidentale. Al tentativo di ridimensionarne il peso. Come rispondere a questo stato di cose? Le politiche, soprattutto monetarie, messe in atto finora sono d’aiuto o potrebbero nel tempo avere ripercussioni negative superiori ai benefici? In questa splendida lezione – destinata soprattutto, ma non solo, alle generazioni troppo giovani oggi per comprendere appieno la situazione che stiamo vivendo – l’Autore ripercorre gli avvenimenti dell’ultimo decennio e li analizza nel più ampio contesto di un mondo che nel frattempo si è globalizzato – fors’anche troppo velocemente – e sta vivendo una vera e propria rivoluzione tecnologica.

Robert J. Shiller e George A. Akerlof – Ci prendono per fessi: L’economia della manipolazione e dell’inganno

Ci prendono per fessi

Fin dai tempi di Adam Smith, il pensiero economico ha tessuto le lodi del libero mercato che, quasi fosse governato da una mano invisibile, riuscirebbe a conciliare la ricerca dell’interesse personale con il benessere dell’intera società, trasformando il vantaggio individuale in bene comune.A questa concezione idilliaca lanciano una sfida radicale due premi Nobel dell’economia, George Akerlof e Robert Shiller, sostenendo che i mercati ci procurano tanti danni quanti benefici, e lungi dall’essere fondamentalmente benigni sono intrinsecamente disseminati di trappole e di esche cui finiamo per abboccare. Perché ogni volta che c’è un profitto da ricavare, i venditori non esiteranno a sfruttare le nostre debolezze psicologiche, la nostra superficialità e la nostra ignoranza per manipolarci e piazzarci la loro merce al prezzo più alto.È più che legittimo, quindi, applicare all’intero ambito dell’economia quella nozione di «phishing» nata fin dagli albori di Internet per definire il raggiro online, la «pesca degli ingenui» cui carpire informazioni, dati e, in definitiva, denaro. Ma mentre quella compiuta in Rete è un’azione illegale, un reato perseguito per legge, in economia è da sempre una pratica comune e indiscussa: raggirare ed essere raggirati è parte integrante dei rapporti fra gli attori del mercato.Per dimostrare la loro tesi, Akerlof e Shiller riportano una gran quantità di aneddoti ed episodi che rivelano come il phishing riguardi chiunque e ogni aspetto della nostra vita: spendiamo tutto il nostro denaro e poi ci preoccupiamo di come arrivare a fine mese; siamo, spesso senza saperlo, succubi della pubblicità; paghiamo troppo l’auto, la casa e le carte di credito; compriamo farmaci che si rivelano inefficaci, se non addirittura dannosi.

Geminello Alvi – Le seduzioni economiche di Faust

Le seduzioni economiche di Faust

Dopo gli ultimi grandi teorici, da Keynes a Sraffa, la teoria economica sembra essersi irrigidita in un’Ortodossia che pochi vogliono mettere in questione. Da una parte si applicano tecniche di analisi sempre più sofisticate, dall’altra si dà per scontato che l’èra delle grandi proposte teoriche sia chiusa per sempre. Ma la dottrina economica, se ha provato in questi anni, al livello empirico, di non riuscire a prevedere alcunché dei processi in corso, ha anche mostrato, al livello speculativo, di usare come elementi indiscutibili categorie che sono invece peculiari concrezioni storiche. C’è dunque del marcio nel regno degli economisti…
Pubblicato per la prima volta nel 1989, questo libro di Alvi, per la sua incisività polemica, ha fatto molto discutere. Qui, infatti, non solo si svela la pochezza e l’inadegua­tezza di una certa impostazione dominante del pensiero economico, che continua pervicacemente a proporsi come «un’imitazio­ne fallita delle scienze naturali», ma si rivelano altre vie di quel pensiero che erano state abbandonate frettolosamente e oggi potrebbero tornare a essere preziose, si tratti della scuola storica tedesca o di Sombart, di Polanyi o di Veblen, di Simmel o di Sorokin, di Perroux o di Adriano Olivetti (del quale viene rivendicata, con argomenti nuovi, l’esperienza di Comunità). E la trattazione è sinuosa, aforistica, intrecciata con quei fatti della storia e della cultura che gli economisti ortodossi sembrano dilettarsi a ignorare.

Ben Steil – La battaglia di Bretton Woods

La battaglia di Bretton Woods

Quando i mercati monetari e finanziari del mondo sono in tempesta, gli addetti ai lavori generalmente invocano «una nuova Bretton Woods», per prevenire il disordine economico ed evitare conflitti politici. Nella remota cittadina del New Hampshire si riunirono nel luglio del 1944, ben prima della fine della seconda guerra mondiale, i rappresentanti di 44 paesi. Gli accordi che furono raggiunti in quella storica conferenza hanno fatto sì che il suo nome evochi gli anni di stabilità e progresso seguiti alla guerra. La storia di quegli accordi, però, è costellata di drammi, intrighi e rivalità che poco si conoscono, e che Benn Steil fa rivivere in modo straordinariamente vivido in questo libro. Accantonata l’immagine convenzionale secondo cui Bretton Woods fu il risultato di un’amabile collaborazione tra inglesi e americani, Steil mostra invece come la conferenza sia stata l’anello decisivo di un ben più ambizioso progetto geopolitico, messo a punto dal ministero del Tesoro degli Stati Uniti – presidente Roosevelt – e teso a ridimensionare drasticamente il Regno Unito, considerato come un rivale economico e politico. Al centro della vicenda si situano le due figure antitetiche di John Maynard Keynes, il grande economista inglese, e di Harry Dexter White, il tenace tecnocrate americano, ispirato al modello del self-made man. Utilizzando una massa impressionante di documenti d’archivio, Steil offre un appassionante ritratto della controversa figura di White, vero artefice della centralità del dollaro nel sistema monetario mondiale, che venne appunto sancita dagli accordi di Bretton Woods. Si scopre così che White fu – privatamente – un ammiratore dell’economia pianificata, e che aveva intrattenuto per molti anni rapporti clandestini con esponenti dello spionaggio sovietico. Costruito su un impianto narrativo di grande respiro e di piacevolissima lettura, La battaglia di Bretton Woods è destinato a diventare un classico della storia economica e politica contemporanea.

Ha-Joon chang – Economia. Istruzioni per l’uso

Economia

Individui egoisti e perfettamente razionali, mercati che si regolano da soli, sacrifici necessari: l’economia è davvero «la scienza triste»? Certo sembrerebbe meno triste, se gli economisti parlassero in modo più chiaro, muovendo dalla realtà quotidiana delle persone in carne e ossa anziché da modelli astratti e intricati, severi nella loro ineluttabilità. Ma il punto è che l’economia non è una scienza come la chimica o la fisica, nelle quali tutte le domande hanno una sola risposta. L’economia è una questione politica, in cui non esistono verità oggettive e ogni teoria implica giudizi morali diversi, privilegia gli interessi di gruppi diversi e prescrive scelte politiche diverse. Dopo il best seller internazionale 23 cose che non ti hanno mai detto sul capitalismo, Ha-Joon Chang propone un manuale economico arguto e irriverente, pensato per essere compreso da tutti eppure mai superficiale. L’obiettivo non è spiegare al lettore che cosa pensare, ma in che modo pensare riguardo all’economia. Mai come oggi, immersi in una recessione epocale che tocca da vicino le nostre vite, i grandi temi dell’economia possono essere compresi soltanto in una prospettiva aperta e plurale: la storia del capitalismo, con le sue crisi e le sue età dell’oro; i concetti di crescita e sviluppo, scambio, reddito, consumo, povertà e disuguaglianza; i meccanismi della produzione e l’impronta della tecnologia; la centralità del lavoro e le cause della disoccupazione; il funzionamento del sistema bancario e il predominio della finanza speculativa; il ruolo dello stato – «minimo» o interventista? – e i comportamenti – non sempre razionali – degli individui. Chang rispolvera i più preziosi strumenti teorici di ciascuna scuola economica, sepolti nei meandri del conformismo neoliberista: dai classici agli istituzionalisti, da Marx a Schumpeter, dagli austriaci a Keynes, passando per le tradizioni comportamentale e sviluppista, ogni corrente di pensiero offre spunti illuminanti. Economia.