Antonio Negri – Lenta ginestra. Saggio sull’ontologia di Giacomo Leopardi

coverA partire dalla fine del secolo XVIII l’idealismo classico tedesco, ovvero il pensiero della dialettica, diviene egemone nella cultura europea. La catastrofe della rivoluzione francese sembra aver trascinato con sé quel pensiero materialistico della differenza e dell’antagonismo che aveva illuminato il secolo XVIII e che, fin dalla rinascita umanistica, aveva rappresentato una tendenza alternativa nello sviluppo della metafisica occidentale. La poesia e la filosofia di Leopardi nascono a contatto della catastrofe ma si rifiutano di accettare che la questione critica (perché la rivoluzione è fallita? quali sono le condizioni della crisi?) possa essere risolta sull’orizzonte dell’illuminismo dialettico. Al contrario, dopo aver percorso il terreno della dialettica ed aver anticipato le conclusioni nihiliste cui quell’esperienza conduce, dopo aver riabilitato il nihilismo e fattogli assumere la modernissima figura di una teoria dei segni, Leopardi libera la ragione nella sola direzione che permetta di ritrovare un senso di verità alla vita – il terreno etico, laddove l’immaginazione può impedire ogni compromesso conseguente alla sconfitta e costruire una via d’uscita nella crisi. La metafisica leopardiana si approfondisce qui fino a costituirsi in ontologia – permanente sfondo di fedeltà e di rinnovamento dei valori, permanenza della speranza. La questione critica deve rimanere aperta: come, dopo tutto ciò che è avvenuto, è mutato l’uomo? perché la rivoluzione è di nuovo possibile? Accettare con dignità e forza il desolato orizzonte di crisi cui conclude la modernità dell’occidente, sapendo tuttavia che attraverso il disperato soffrirne è ancora possibile il suo rivoluzionamento: questa è dunque la coscienza che è costruita dalla metafisica materialistica ed è incarnata dalla disutopia di Giacomo Leopardi.

Grazie a Mauritius in libris per il consiglio di partenza

Gino Tellini – Leopardi

Leopardi

«Sempre caro mi fu quest’ermo colle / e questa siepe, che da tanta parte / dell’ultimo orizzonte il guardo esclude»: l’eco dei versi leopardiani ci accompagna dai banchi di scuola e talora può capitare di sorprendersi a risillabare suggestivi passaggi di liriche immortali, da A Silvia all’Infinito al Sabato del villaggio, patrimonio insostituibile di ogni persona di cultura, anche fuori d’Italia. Eppure, il reale profilo di Giacomo Leopardi (1798-1837) sfugge a ogni tentativo di facile definizione: poeta del pessimo e del dolore? Cantore della negazione e del vuoto esistenziale? La presente monografia – la prima pubblicata da molti anni a questa parte – risponde proprio all’esigenza di un ripensamento organico della figura leopardiana, alla luce degli apporti piú significativi degli ultimi studi in materia. Scrittore multiforme e asistematico, Giacomo trova la sua cifra piú caratterizzante in un’attività prodigiosamente prismatica, di cui Tellini segue con tocco elegante le molteplici manifestazioni, che poi ricompone in un quadro unitario: ecco allora il poeta degli idilli, delle canzoni e dei canti primi e secondi, che fu al contempo autore delle Operette morali e dello Zibaldone di pensieri – quindi prosatore e diarista –, e ancora filosofo, erudito, traduttore, filosofo… Esercizio difficile, eppure affascinante, che consente infine – afferrati i fili spesso contraddittorî e seguiti i percorsi per nulla lineari dell’officina leopardiana – di cogliere in profondo la preziosa identità del cristallo da cui irradiano tanti e diversi fasci di luce.

Emanuele Severino – In viaggio con Leopardi. La partita sul destino dell’uomo

In viaggio con Leopardi

Siamo capaci di reggere lo spettacolo dell’infelicità generale? Di guardare al nulla in cui ci muoviamo senza per questo perderci nella vertigine della sua immensità? L’opera di Leopardi è una grande critica della civiltà. Può sembrare che egli stesso favorisca l’impressione di muoversi nella direzione indicata da Rousseau. Eppure c’è ben altro. Leopardi anticipa Nietzsche, anticipa il cuore del pensiero di Nietzsche: il tema della “morte di Dio”. In viaggio con Leopardi nasce come una partita a tre sul destino dell’uomo. Leopardi è il Giocatore Nero, il parricida che vede l’incapacità del Giocatore Bianco, cioè della tradizione dell’Occidente, di arrestare la frana gigantesca da cui è travolto. Ma in queste pagine la partita è giocata anche da un Terzo Giocatore, che in realtà non “gioca” come gli altri due ma vede tutto l’errare e la violenza della civiltà occidentale. Ed è all’immensità di questo vedere che si rivolgono le pagine di Severino, diventando uno strumento prezioso di interpretazione anche del nostro tempo e delle nostre cose quotidiane.

Pier Vincenzo Mengaldo – Leopardi antiromantico

Leopardi antiromantico

Mengaldo torna a cimentarsi con Leopardi, poeta prediletto, anzi, come lui stesso scrive, «il maggiore, e di gran lunga, lirico italiano dell’età moderna». Avvalendosi di raffinate conoscenze di linguistica e stilistica, tocca alcuni aspetti complessivi della poetica leopardiana (uno fra tutti: il carattere «antiromantico» del suo percorso), le costanti della lingua e della metrica dei «Canti» (l’abbondanza, per esempio, di rime baciate), infine la natura profonda di tre testi fra i più significativi della raccolta: «La sera del dì di festa», «A Silvia» e «La quiete dopo la tempesta». Ne risulta un’indagine in cui ciascun dato testuale e formale rimanda costantemente ad altro: un pensiero fermo e originalissimo che pervade ogni singola lirica del poeta di Recanati.