Hermann, un russo di ascendenze tedesche che vive a Berlino, durante un viaggio d’affari a Praga si imbatte in un vagabondo la cui fisionomia gli sembra identica alla sua. Irrequieto, insoddisfatto – e convinto della propria assoluta superiorità intellettuale –, Hermann concepisce un piano criminale: stipulata una ingente assicurazione sulla vita, induce il barbone a uno scambio di abiti, dopodiché lo uccide. In attesa di incassare l’assicurazione con l’aiuto della moglie, rimane nascosto in un villaggio dei Pirenei, dove tuttavia si rende conto che il suo piano perfetto è miseramente fallito. Si è lasciato dietro, infatti, un indizio destinato a svelare l’identità del morto – le cui fattezze del resto non ingannano la polizia, già sulle sue tracce. Non resta che aspettare la cattura imminente, e ripercorrere gli eventi in un memoriale dove si incanala l’ultima evidenza – questa sì, persuasiva – di una presunta eccezionalità. Un classico racconto poliziesco, si direbbe, che si intreccia con una beffarda storia di doppi, il tutto germogliato all’ombra frondosa di Dostoevskij. Ma non è così. Dostoevskij è solo il punto di partenza da cui Nabokov deliberatamente avvia il gioco che rende inconfondibile la sua arte – un gioco oscillante tra fallace percezione di sé e parodia di tale autorappresentazione. Il criminale ignora ciò che l’artista conosce bene: il divario tra il desiderio e la frustrante realtà. Solo l’opera d’arte, che sopprime ogni barriera spalancando altri luoghi, altri tempi, altre psicologie, consente di sfuggire a un mondo imperfetto.
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Vladimir Nabokov – Pnin
Nella carrozza semideserta di un treno che corre attraverso la campagna siede un uomo dalla grande testa calva, forte di torace e con un paio di gambette sottili su cui ricadono i calzini allentati di lana scarlatta a losanghe lilla. Il passeggero solitario altri non è che il professor Timofej Pavlovic Pnin, esule negli Stati Uniti e titolare di un corso di lingua russa all’Università di Waindell, in viaggio per recarsi a tenere una conferenza presso il circolo femminile di un’altra località della sterminata provincia americana. Ma il professor Pnin – tradito dalla sua passione per gli orari ferroviari, che lo ha indotto a ignorare ogni suggerimento e a elaborare personalmente il proprio itinerario – si trova sul treno sbagliato.
Comincia così, in modo emblematico, il ritratto ironico e affettuoso, esilarante e patetico di uno di quei personaggi che Nabokov sa disegnare con arte insuperata: un buffo émigré caparbiamente determinato a ricercare l’impossibile adattamento a un’altra civiltà, in lotta impari con un mondo in cui tutto – lingua, ambiente, gli oggetti stessi – pare rivoltarglisi contro. Perde tutte le sue battaglie, Pnin: con l’ex moglie Liza, ormai inesorabilmente «americana»; con il figlio Victor, nel cui personalissimo e un po’ lunare universo non riesce a far breccia; con le beghe e mene e manovre accademiche del campus, dalle quali uscirà sopraffatto; persino con la piccola comunità dei suoi compatrioti, chiusa nelle proprie diatribe meschine e nel disperato tentativo di reiterare un passato irripetibile. Anche Pnin si rifugia talvolta, oniricamente, in quel passato: e sono pagine mirabili, affidate a una gamma di intonazioni che trascorre dalla pura comicità alla malinconia.
Vasilij Grossman – La cagnetta [Epub – Mobi]
Fëdor Dostoevskij – Memorie da una casa di morti e Memorie dal sottosuolo. Testo russo a fronte [Pdf]
“Memorie da una casa di morti” è un romanzo di Dostoevskij scritto dopo aver scontato la pena in Siberia e pubblicato tra il 1861 e il 1862. L’opera è in parte autobiografica e in parte ispirata a situazioni che l’autore ebbe modo di osservare in prima persona. Venne scritta in forma di diario, di cui l’autore, nella prefazione, attribuisce la paternità a un recluso immaginario che avrebbe ucciso la moglie in seguito a un impeto d’odio. Dostoevskij, invece, fu arrestato per motivi politici. Le “Memorie dal sottosuolo” è un romanzo del 1864 diviso in due parti: la prima è intitolata “Il sottosuolo”, la seconda “A proposito della neve bagnata”. “Il sottosuolo” è un monologo di critica sociale, in cui sono posti alla berlina gli ideali ottimistici della filosofia positivista; “A proposito della neve bagnata” è un racconto in prima persona nel quale l’autore del precedente monologo confessa sordide azioni compiute nella sua vita, a dimostrazione di come persone “istruite” e “a modo” possano essere profondamente abiette. Le due opere hanno in comune l’idea del “sottosuolo” inteso sia nel senso reale che in quello spirituale, ma anche le ragioni profonde del primo Dostoevskij che si pone domande fondamentali, le medesime che poi saranno sviluppate nel più grande dei suoi romanzi, “I Fratelli Karamazov”. Due romanzi diversi nella forma e uguali nelle ragioni profonde; due opere che si uniscono in tutte le prospettive di Dostoevskij. Introduzione di Armando Torno.
Vasilij Grossman – Vita e destino [Epub – Mobi]
«Il libro segue con ottocentesca, tolstojana generosità molteplici destini individuali spostandosi da Stalingrado (città doppia: simbolo di difesa e libertà contro la violenza nazista e insieme luogo-emblema dell’Urss staliniana; solo nella “casa di Grekov” si vive secondo onore e senza gerarchie) ai lager sovietici e ai mattatoi nazisti, da Mosca (le stanze del potere, le celle della Lubjanka) alla provincia russa. E raccontando la “crudele verità” della guerra, le storie intrecciate di eroi e traditori, automi di partito ed esseri pensanti, delatori, burocrati, intriganti, carnefici, martiri, personaggi fittizi e reali, inframmezzando la narrazione con numerosi dialoghi (di ascendenza, questi, dostoevskiana), Grossman continua a interrogarsi sull’essenza di sistemi che uccidono la realtà – di conseguenza anche gli uomini – falsificandola, sostituendola con l’Idea. Al posticcio e menzognero “bene” di Stato lo scrittore può opporre soltanto, per quanto ardua e apparentemente impossibile in tempi disumani, la bontà individuale, rivendicando – sommessamente, ma con tenacia – l’irripetibilità del singolo destino umano. Giacché “Ciò che è vivo non ha copie … E dove la violenza cerca di cancellare varietà e differenze, la vita si spegne”». Serena Vitale
Boris Pasternak – Il dottor Zivago [Epub – Mobi]
Borìs Pasternàk nacque nel 1890 a Mosca. Il suo ingresso nella vita intellettuale russa coincise con la moda del cubofuturismo e con le più accese esperienze di rinnovamento letterario. Ma per quanto animato da un ansioso bisogno di ricerca, egli non dimenticò mai la più genuina tradizione della sua terra come testimonia l’opera poetica e, ancor meglio e di più, il romanzo. La sua poesia, così improduttiva ai fini della propaganda, non lo mise mai in buona luce presso le autorità; egli stesso, non per una ben individuata regione di ordine politico, ma per un preciso bisogno di salvare la libertà dell’arte e del pensiero, sin dal 1930 visse in disparte nella sua dacia di Peredelkino presso Mosca, dove morì nel 1960. Fu in questa volontaria solitudine che maturò e fu scritto “Il dottor Zivago”.Il premio Nobel per la letteratura, conferitogli nel 1958, e l’eco enorme e l’impressione profonda suscitate in tutto il mondo dal romanzo non valsero a toglierlo dall’isolamento né ad attenuare il gelo ufficiale della politica e della letteratura sovietica. Solo ora, a trent’anni dalla prima edizione mondiale presso Feltrinelli, “Il dottor Zivago” viene pubblicato in Urss.Unanime, la critica di tutto il mondo riconobbe che “Il dottor Zivago” si inserisce, per dirla con le parole di Eugenio Montale, “per l’ampiezza del quadro e per la primordialità delle passioni nella tradizione tolstoiana”; e tuttavia, come scrisse Edmund Wilson, esso “non è affatto un romanzo d’antico stampo… è un romanzo poetico moderno, il cui autore ha letto Joyce, Proust, e Kafka e… s’è allontanato dai suoi predecessori per inventare, in questo campo, un genere suo proprio… l’intero libro è una grandiosa, enorme espressione simbolica della visione della vita dell’autore.”
Release a cura di Antonio Allegra
Vasilij Grossman – Il bene sia con voi! [Epub – Mobi]
Il bene sia con voi! prima che il titolo di questo libro scritto da Vasilij Grossman è solitamente un augurio che si fa alle persone a cui teniamo perché ciò che è buono li circondi. Ma che cos’è il bene e che cos’è la bontà? Si quantificano in opposizione al male? Lo scrittore russo ci pone, con questa raccolta di racconti, davanti a un quesito morale e alle opposte facce della natura umana. Il filo conduttore di questo bellissimo libro è la storia e i suoi conflitti bellici, la seconda guerra mondiale e il tragico destino degli ebrei e lo stalinismo più inquietante e spietato. L’autore di Vita e Destino, che costò a Grossman nel 1960 la confisca dell’opera da parte del KGB e un passaggio segreto delle pagine del libro tra le mani degli intellettuali di mezza Europa che è degno di una spy-story, descrive nuovamente l’opposizione tra il male, messo in scena dal potere e dai grandi della storia, e il piccolo bene individuale di cui si fanno portavoce i suoi singoli protagonisti, troppo impotenti però davanti alla devastante lava della malvagità. Nel racconto Vecchio maestro troviamo una storia ebraica di fuga, dolore, esilio e campi di concentramento mentre in La Madonna Sistina la fede e il miracolo della libertà incidono sulla trama. Mamma, L’eterno riposo, L’inquilina e Sulla grande circonvallazione ritraggono in questo capolavoro la dittatura sovietica, le tremende repressioni staliniane e la mancanza assoluta della libertà che caratterizzarono la Russia di quel periodo. Alla dittatura e alle costrizioni poliziesche a cui gli intellettuali come Grossman furono costretti segue ovviamente una corruzione morale che invade la società e che proibisce il libero pensiero, ma allo stesso tempo lo incita, chiuso in una gabbia. E’ attraverso gli occhi di un mulo italiano che percorre la strade della Russia in guerra che vediamo l’atrocità della guerra e la sua assurdità. In Il bene sia con voi! comunismo e nazismo gareggiano per le loro sconcertanti crudeltà e per il modo in cui Treblinka e il Gulag mostrano al mondo la brutalità delle costrizioni. L’innocenza di un animale si contrappone così al male rappresentato dall’uomo.
Release a cura di U.s.A.
Lev Nikolaevic Tolstoj – Anna Karenina [Epub – Mobi]
“Anna Karenina” è un romanzo sulla progressiva e irrimediabile perdita di nessi tra i frammenti d’una sfera non più organica e unitaria: la sfera sociale dell’aristocrazia russa della seconda metà dell’Ottocento, macrocosmo ormai scisso, in frantumi, di cui la famiglia è il microcosmo omologo. La scrittura di Tolstoj scopre le più intime e arcane connessioni del reale; con grande sensibilità essa assume, inghiotte e rispecchia la contraddittoria molteplicità del reale in una visione mai univoca, attenta agli infiniti e impercettibili sfasamenti tra apparire e essere, pensiero e comportamento, volontà e azione.
Grazie a Lidia per la release.
Lev Nikolaevic Tolstoj – La morte di Ivan Il’ic [Epub – Mobi]
Le vicende finali della vita di Ivan Il’ic Golovin, consigliere della corte russa, il quale, all’apice della carriera e felice per come procede la sua vita privata, e vittima di un incidente che lo portera alla morte, non senza una lunga riflessione sul significato della vita.
Grazie a Lidia per la release
Lev Nikolaevic Tolstoj – La sonata a Kreutzer. Edizione Giunti [Epub – Mobi]
La contiguità cronologica stabilisce un primo e diretto legame tra questi tre racconti della maturità di Tolstoj. Nati uno a ridosso dell’altro, uno nelle pieghe dell’altro, come a integrarsi e a glossarsi a vicenda, i racconti sono legati dall’ossessiva tenacia di un tema: il rifiuto e la condanna dell’educazione sessuale nella società moderna. Tolstoj è particolarmente interessato a illuminare gli impulsi nascosti e inconsapevoli delle azioni, a smascherare quanto c’è di insincero nell'”io ufficiale”. Nei suoi racconti non ci sono teorie astratte o verità rivelate, ma una tenace ricerca della sostanza delle cose, del senso profondo della vita.
Grazie a Lidia per la release.