Paul Ricoeur – Leggere la città

Leggere la città

La città è il luogo delle possibilità, dell’incontro del nuovo con l’antico, dell’agire comune, ma anche del pericolo, del degrado e dello smarrimento. Affrontando a più riprese l’argomento nel corso delle sue ricerche, Paul Ricoeur istituisce un denso e proficuo parallelismo tra racconto, architettura e urbanistica, e trova nell’analisi della città contemporanea un ampio campo di riflessione fondato sulla dimensione narrativa dell’architettura e su quella temporale dello spazio architettonico. L’atto dello scrivere e quello del costruire tendono a ordinare ciò che nella vita si presenta come confuso, dandogli intelligibilità e significato. Entrambi devono anche rispondere a una necessità di protezione che comporta un’ineludibile responsabilità nei confronti della fragilità dell’umano. Come scrive Heidegger, infatti, l’uomo non abita perché costruisce, ma costruisce perché abita, così se il costruire rimanda all’abitare, l’abitare interpreta e discute il costruire, lo confronta con le proprie aspettative, a volte lo accusa. E la qualità del nostro essere nel mondo dipende in larga parte dalla comprensione e dal procedere di questa dinamica. “Leggere la città” raccoglie gli interventi di Paul Ricoeur sull’argomento, preceduti da un’ampia introduzione di Franco Riva, che li colloca all’interno del pensiero dell’autore e del dibattito filosofico in cui nacquero, e ne suggerisce le possibili linee di sviluppo.

Paul Ricoeur – Tempo e racconto. Volume I [Pdf scan]

coverMai forse Paul Ricoeur aveva affrontato un campo così vasto come in quest’opera. Non solo perché sulla stessa problematica al presente volume ne segue un altro e poi un terzo, ma per ciò che egli stesso definisce come «il carattere temporale dell’esperienza umana». Così Ricoeur ne parla in una intervista rilasciata a «Le Nouvel Observateur»: «Esiste tra l’attività di raccontare una storia e il carattere temporale dell’esperienza umana una correlazione necessaria e universale. In altri termini il tempo diviene ‘tempo umano’ nella misura in cui è articolato in un racconto; e d’altro canto, il racconto raggiunge il suo pieno significato quando diviene una condizione dell’esperienza temporale. Il tempo è un aspetto dei movimenti dell’universo. Se non ci fosse nessuno per contare gli intervalli non ci sarebbe tempo. L’attività del racconto consiste nel costruire degli insiemi temporali: configurare il tempo». La storia è protagonista della teoria della narratività esposta in questo primo volume, il secondo passerà dalle regioni del racconto storico a quelle del racconto di fiction—dall’epopea al romanzo moderno—, il terzo ha per obiettivo di mantenere le promesse formulate nei primi due e di mostrare come i due tipi di racconto—lo storico e quello di pura inventiva—concorrano a riplasmare una esperienza fenomenologica del tempo.Tempo e racconto si apre con una doppia prospettiva: la prima ci porta verso la meditazione sul tempo di sant’Agostino, la seconda verso la teoria del racconto di Aristotele. Le due prospettive vengono tessute dall’autore in una trama di pensiero secondo cui il tempo diviene tempo umano nella misura in cui è articolato in un racconto. Il racconto raggiunge il suo pieno significato quando diviene una condizione dell’esperienza temporale. Il tempo è un aspetto dei movimenti dell’universo.

Grazie a Emiliano per questa scansione.

Paul Ricoeur – Tempo e racconto. Volume II. La configurazione nel racconto di finzione [Pdf scan]

coverIl secondo volume di Tempo e racconto dovrebbe essere letto in stretta unità col primo. Anzi l’autore avrebbe desiderato farne un unico volume. Entrambi I tomi stanno sotto il segno di un duplice obiettivo. In primo luogo tentare di superare la contrapposizione tra «spiegare» e «comprendere», spinto dalla persuasione che «spiegare di più vuol dire comprendere meglio». Contro la diffusa tendenza a separare e contrapporre scienze della natura (spiegare) e scienze dello spirito (comprendere), in questi due primi tomi Ricoeur si impegna a ristabilire un fecondo dialogo tra storia e narratività. In entrambi gli ambiti che sono rispettivamente oggetto del primo e del secondo volume, logica della spiegazione e logica della comprensione sono chiamate a integrarsi. Il secondo obiettivo è di spessore ontologico. Già ne La metafora viva , Ricoeur affrontava il problema della legittimità di un «verità metaforica». Allora si trattava di restituire la metafora al mondo—scoprendone la referenza al reale—e in tal modo riscoprire il mondo come abitabile, quel mondo che abitiamo poeticamente. Analogamente in questi due tomi: la riscoperta del raccontare ha come correlato ontologico il tempo ritrovato. Gli «intrighi» narrativi sono il mezzo privilegiato mediante il quale noi riconfiguriamo la nostra esperienza temporale confusa e, al limite, muta. Nel solco della famosa affermazione di Benjamin, «Non si racconta più perché non c’è più un’esperienza da condividere», Ricoeur esplora quell’intreccio di sorpresa e di ordine che è al fondo di ogni attività narrativa.

Grazie a Emiliano per questa scansione.

Paul Ricoeur – Tempo e racconto. Volume III. Il tempo raccontato

coverCon Il tempo raccontato Paul Ricoeur conclude il vasto trittico inaugurato dal primo volume di Tempo e racconto; porta a compimento quello che può essere considerato il suo opus magnum, ma anche una delle più originali e brillanti opere degli anni ’80, dedicata al modo con cui lo spirito contemporaneo abbraccia il mondo circostante, tesa, sulla scorta degli studi dell’autore sull’interpretazione e sul senso, a tentare di analizzare il nostro costante sforzo di lettura del reale.Questo affresco imponente era iniziato (nel volume 1) con il riferimento ad Agostino e ad Aristotele, con cui l’autore esponeva la sua teoria della capacità umana d’integrare in una storia eventi multipli e dispersi, approdando al percorso filosofico di una riflessione sul destino del pensiero storico. Il secondo volume – La configurazione nel racconto di finzione – ci mostrava, attraverso esempi tratti da Virginia Woolf, Thomas Mann e Marcel Proust, che storia e fiction poggiano in definitiva su uno stesso modello di configurazione del tempo attraverso il racconto.
Questo terzo e ultimo volume rimette in scena quelli che erano stati i tre protagonisti dei due libri precedenti: la storiografia, la teoria letteraria del racconto di finzione e la fenomenologia del tempo. Ma il dibattito si sposta questa volta dal lavoro di configurazione temporale interna al racconto al potere di quest’ultimo di «rifigurare», ovvero di chiarire e trasformare, l’esperienza quotidiana del tempo. Dopo aver indicato come ogni riflessione filosofica sbocchi in una incircoscrivibile aporetica del tempo, l’autore mostra come la poetica del racconto possa rispondere a queste impasses del pensiero con le risorse congiunte e intersecantisi della storia e della fiction. Una risposta che non risolve i paradossi della speculazione filosofica, ma ad essi replica attirandoli in un nuovo spazio di tipo creativo.

Grazie a Emiliano per questa scansione.