Paul Valéry – La caccia magica

“… Ma la caccia dialettica è una caccia magica. Nella foresta incantata del Linguaggio i poeti vanno espressamente con lo scopo di perdersi, e inebriarsi di smarrimento…

“Nelle pagine che in modi e tempi diversi Valéry trasse dall’ininterrotta meditazione dei suoi Cahiers è dato al lettore d’incontrare figure sorprendenti e capziose: divinità sopite o sibilline, mostri compositi quali sirene o centauri, antri e cacce magiche, —    metafore nate dall’esperienza del maraviglioso poetico e dalla diffidenza per il preteso rigore del linguaggio estetico.

Una sottile polemica antifilosofica presiede, infatti, alla scelta di queste formule eleganti ed apparentemente elusive, che traducono in teoria non solo l’esercizio del “fare poesia”, ma quello —    ben più importante agli occhi di Valéry — del continuo “osservarsi in quel fare”: la Ragione diventa, così, una divinità “che crediamo vegli, ma che dorme piuttosto, in qualche grotta del nostro spirito”, la Dialettica è un cacciatore che incalza invano la sua preda “braccandola, spingendola fin nel boschetto delle Nozioni Pure”, mentre la critica letteraria si affanna con vacua pedanteria a “contare e misurare i passi della Dea”.

Questo popolo di figure — tratto da un comune, o da un personale patrimonio poetico — interviene nelle pagine di Valéry con funzione sottilmente dissacrante: lo sfarzo variopinto di una metafora, il marmoreo nitore di una similitudine sono strumenti di una critica garbata ma corrosiva che mette in discussione quelle stesse tradizioni di pensiero e di linguaggio su cui si fonda la nostra cultura.

Paul Valéry – Autobiografia

Autobiografia

Nel 1927 Paul Valéry, nominato Accademico di Francia, inviò una breve nota autobiografica che in ultimo decise di non utilizzare. Di fronte all’uditorio, tenne invece un elogio del suo predecessore alla carica, Anatole France, riuscendo a criticarlo senza mai pronunciarne il nome. Una polemica correva infatti tra Valéry e France, da quando quest’ultimo aveva rifiutato di pubblicare alcune poesie di Mallarmé, amico e idolo di Valéry. Questo e altri retroscena vengono narrati da Walter Benjamin nell’introduzione. Dall’amore per il mare, alle prime poesie, ai saggi giovanili, sino al suo capolavoro, Monsieur Teste, nei tre scritti qui presentati emerge un ritratto folgorante e inaspettato di quello che fu definito per antonomasia il poeta “puro”.

Paul Valéry – Lettere e note su Nietzsche

Lettere e note su Nietzsche

Vengono qui presentate, per la prima volta in italiano, tutte le lettere e le note che Paul Valéry dedicò a Nietzsche. Come tutta la sua generazione, Valéry scoprì l’opera del filosofo tedesco attraverso la lettura delle traduzioni che Henri Albert Haug pubblicò nel “Mercure de France” a partire del 1898 e per i successivi dieci anni. Oltre ad essere un’inedita testimonianza della particolare ricezione che ebbe, in un primo momento, la riflessione di Nietzsche in Francia (come ricorderà A. Gide, “presso di noi, l’influenza di Nietzsche ha preceduto la pubblicazione della sua opera”), questa raccolta si pone anche quale meditazione emblematicamente critica sul pensiero del filosofo. Confermandone a più riprese la valenza di excitant per l’esprit, Valéry non manca infatti di farsi esaminatore profondo della dirompente carica sovversiva del suo pensiero, brillando, ancora una volta, per rigore teoretico ed incisività critica nell’instaurare un vero e proprio corpo a corpo con alcune delle tesi più pregnanti della smisurata opera del filosofo tedesco.

Paul Valéry – La caccia magica

cover“… Ma la caccia dialettica è una caccia magica. Nella foresta incantata del Linguaggio i poeti vanno espressamente con lo scopo di perdersi, e inebriarsi di smarrimento… “Nelle pagine che in modi e tempi diversi Valéry trasse dall’ininterrotta meditazione dei suoi Cahiers è dato al lettore d’incontrare figure sorprendenti e capziose: divinità sopite o sibilline, mostri compositi quali sirene o centauri, antri e cacce magiche, — metafore nate dall’esperienza del maraviglioso poetico e dalla diffidenza per il preteso rigore del linguaggio estetico.
Una sottile polemica antifilosofica presiede, infatti, alla scelta di queste formule eleganti ed apparentemente elusive, che traducono in teoria non solo l’esercizio del “fare poesia”, ma quello — ben più importante agli occhi di Valéry — del continuo “osservarsi in quel fare”: la Ragione diventa, così, una divinità “che crediamo vegli, ma che dorme piuttosto, in qualche grotta del nostro spirito”, la Dialettica è un cacciatore che incalza invano la sua preda “braccandola, spingendola fin nel boschetto delle Nozioni Pure”, mentre la critica letteraria si affanna con vacua pedanteria a “contare e misurare i passi della Dea”. Questo popolo di figure — tratto da un comune, o da un personale patrimonio poetico — interviene nelle pagine di Valéry con funzione sottilmente dissacrante: lo sfarzo variopinto di una metafora, il marmoreo nitore di una similitudine sono strumenti di una critica garbata ma corrosiva che mette in discussione quelle stesse tradizioni di pensiero e di linguaggio su cui si fonda la nostra cultura.
dall’Introduzione di M.T. Giaveri.

Consiglio a cura di Flextime

Paul Valéry – Quaderni. Volume I – I quaderni • Ego • Ego scriptor • Gladiator

cover0001Per cinquantun anni, quasi ogni giorno, fra le quattro e le sette-otto del mattino, Paul Valéry scrisse i suoi Quaderni: ne rimangono duecentosessantuno, in totale circa ventisettemila pagine. Quando chi li scriveva avvertiva un qualche movimento nella casa, smetteva. Diventava un altro, diventava Paul Valéry, l’illustre poeta e saggista. Si era guadagnato il «diritto di essere stupido fino alla sera». Ma che cos’era prima? Una pura attività mentale che scrive se stessa. All’origine di Valéry c’è una folgorazione: la scoperta dell’«impero nascosto» della nostra mente. Prima di diventare parole e significati, tutto ciò che ci succede è un evento mentale. Valéry volle essere uno «strumento d’osservazione» di questa scena mentale, uno strumento del quale si imponeva di «aumentare la precisione».

Ed ecco il Cen(t)one.

Auguro a tutti buone feste, ma in particolare
vorrei dedicare questa infornata a un amico, uno dei collaboratori storici del blog, che da tempo si trova a vivere una situazione terribile ma che non ha mai smesso di offrire i suoi eccellenti contributi.

Paul Valéry – Quaderni. Volume II – Linguaggio • Filosofia

cover0001Linguaggio e Filosofia sono le due rubriche a cui appartengono i testi qui pubblicati: come dire il centro, il cuore della ricerca di Valéry. Ma occorre subito precisare un punto: l’originalità e la potenza del pensiero di Valéry in rapporto a queste due parole sono così grandi proprio perché mai, in nessun momento, Valéry parlò in termini da linguista o da filosofo. Linguaggio fu per Valéry la via d’accesso privilegiata alla totalità della mente, al funzionamento cerebrale, all’imponente àmbito di ciò che sta al di fuori della parola. Questo diventava possibile in quanto, per Valéry, «le parole fanno parte di noi più dei nervi». Quanto alla Filosofia, si può dire che Valéry non abbia mai rinunciato a un qualche sarcasmo verso questa disciplina, per lui troppo pomposa e paga di verbalismi. Già nei suoi primi anni osservava: «La metafisica ovvero astrologia delle parole». E dello stesso periodo è un’annotazione che ci permette di capire, una volta per sempre, a quale remota distanza si ponga la «filosofia» di Valéry dalla «filosofia delle università»: «La filosofia è impercettibile. Essa non è mai negli scritti dei filosofi – la si sente in tutte le opere umane che non concernono la filosofia ed evapora non appena l’autore vuole filosofare».

Paul Valéry – Quaderni. Volume III – Sistema • Psicologia • Soma e CEM • Sensibilità • Memoria

cover0001In questo terzo volume dei Quaderni di Paul Valéry si troveranno alcune sezioni (e innanzitutto la prima: Sistema) che illuminano il meccanismo stesso dell’enorme impresa di Valéry. La parola Sistema non va intesa, per Valéry, nel senso che essa ha in filosofia, ma piuttosto come procedimento mentale, identificazione degli invarianti e delle variabili su cui far giocare le operazioni della coscienza: «Questo “sistema” che chiamo … talvolta l’Assoluto, o Riduzione all’assoluto, consiste semplicemente, in linea di principio, in una specie di proiezione di tutto, o di checchessia – sul piano del momento –, che consenta una riduzione di questo oggetto a dei caratteri, qualità, potenze ecc. che siano sensibilmente miei e che lo siano molto distintamente». Siamo qui vicino al cuore dell’impresa di Valéry – e da qui si proietta la luce che investe le altre sezioni: Psicologia, Soma, Sensibilità, Memoria. Ora potremo renderci conto di come il procedimento di Valéry sia del tutto autosufficiente, tanto da permettergli la costruzione di una intera psicologia che non deve sostanzialmente nulla alle grandi scuole contemporanee (inclusa la psicoanalisi).

Paul Valéry – Quaderni. Volume IV – Tempo • Sogno • Coscienza • Attenzione • L’Io e la personalità

cover0001Per decenni, Valéry elaborò una teoria del sogno inconciliabile con quella di Freud e priva di precedenti in altri teorici. Questa teoria si connetteva alla questione ricorrente in tutti i Quaderni: che cosa significa essere coscienti? Prima ancora che un racconto di eventi, a cui tende a ricondurlo la psicoanalisi, il sogno è un regime della coscienza, il luogo dove si applicano regole peculiari della mente. Ma quali sono queste regole? L’indagine di Valéry, soprattutto nelle sezioni Sogno e Coscienza, incluse in questo volume, si avvicina al «centro dell’anello» (come egli definiva un’altra figura essenziale di cui qui si tratta: l’«Io puro»).

Paul Valéry – Quaderni. Volume V – Affettività • Eros • Theta • Bios

cover0001Non esiste niente di meno simile a un journal intime (ciò a cui pensiamo quando usiamo le parole «diario», «quaderno» o «taccuino») dei Quaderni di Paul Valéry. Documento unico nella letteratura francese – e probabilmente nella letteratura tout court –, essi sono infatti un «grande laboratorio di segrete ricerche» in cui possiamo seguire, giorno per giorno (Valéry vi si dedicava ogni mattina dalle quattro alle sette), il dispiegarsi di una pura attività mentale, «ardente e ultrasensibile».
In questo quinto volume Valéry affronta quegli aspetti della vita spirituale che in gioventù aveva respinto bollandoli come irrazionali, ma che con la maturità erano venuti via via assumendo importanza sempre maggiore. In particolare nei due capitoli centrali, Eros e Theta, dedicati all’amore e alla religione (ma anche in quello sull’affettività, e nell’ultimo, Bios, dove si impone il tema delle necessità biologiche che regolano la nostra intera esistenza, inclusi i più complessi processi mentali), troviamo passi di stupefacente intensità. E ci viene rivelato fino a che punto Valéry fosse consapevole dell’intima tensione, della «inestinguibile inquietudine» che provocavano in lui le due esperienze più estreme: quella erotica e quella mistica.

Paul Valéry – Opere poetiche. Testo francese a fronte

cover0001Paul Valéry (1871-1945) ha cantato la potenza del nulla, e niente affascina di più la poesia moderna di ciò che non è. Questo volume raccoglie tutte le poesie di Paul Valéry quali apparvero nelle edizioni ufficiali approvate dall’autore. Si aggiungono quasi tutti i testi poetici apparsi su riviste o in opere miste di prosa e versi tra il 1897 e la morte, e i testi inediti in vita (e apparsi postumi) che Valéry non poté o non volle pubblicare.