Sono stati molti gli scrittori in galera, finiti dentro a causa dei motivi più diversi – dalle rapine a mano armata all’assassinio della moglie (delitto, questo, molto diffuso tra i letterati, da Verlaine a Burroughs a Norman Mailer a Fallada). Addirittura tra galera e scrittura sembra correre una affinità: alcuni scrittori, come Jean Genet o Chester Himes, lo sono diventati dentro, altri, da Kleist a Giuseppe Berto, vi hanno potuto rinnovare ispirazioni e giustificazioni a creare, quasi tutti hanno trovato il modo di correggere la propria linea di scrittura. E come se dietro le sbarre i loro pensieri vietati trovassero nuove e più efficaci fantasie (“vi siete sbagliati – diceva Sade ai carcerieri -avete acceso la mia testa, mi avete spinto a creare fantasmi che dovrò realizzare”). Perché? Secondo quanto mostra l’autrice di questo erudito e divertente pellegrinare di cella di scrittore in cella di scrittore (in ordine cronologico, da quelle di Voltaire e Diderot, a quelle di Adriano Sofri e Goliarda Sapienza: e sono celle che coprono tutta la scala reclusoria, dalle galanti e libertine, tali quelle settecentesche, alle celle plumbee, quali quelle dei lager e dei gulag), è perché l’immaginazione, costretta, cresce e soprattutto cresce il desiderio. Le scrittrici, in particolare, confessano tutte che in carcere, affrancate dall’obbligo di accudire gli altri, sperimentano un’insolita forma di libertà: possono occuparsi di se stesse.
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Daria Galateria – Mestieri di scrittori
Alla ricerca dell’agiatezza, o magari solo per sopravvivere, gli scrittori si sono dedicati ai mestieri più vari, da saltimbanco a cercatore d’oro, da fornaio a industriale, da contrabbandiere d’oppio a fuochista in Cina: e poi piloti, tagliatori di teste, poliziotti, medici, doganieri, piazzisti di bigiotteria; tutti lavori che hanno finito per affacciarsi nella scrittura. Il mestiere più prestigioso lo ha praticato Malraux, che è stato ministro; Jack London ha collezionato infiniti mestieri, fu per esempio fiociniere su baleniere dell’Artico; Colette aprì nel 1932 un istituto di bellezza; George Orwell dalla Polizia Imperiale in Birmania passò a miserrime condizioni, lavapiatti e barbone; pensava di conoscere così il mondo e guadagnarsi la condizione di letterato. Gorkij fece mille cose: come sguattero sul Volga conobbe il cuoco che gli fece conoscere i libri. Saint-Exupéry pensava che il suo vero mestiere fosse l’aviazione. Italo Svevo, per fare il grande industriale, smise di scrivere: gli bastava una riga per renderlo inetto al lavoro pratico per una settimana.
Daniele Barbieri – Il linguaggio della poesia
Cosa distingue il linguaggio della poesia da quello della prosa e da quello di altri generi? Cosa caratterizza la specificità della poesia? Daniele Barbieri, semiologo oltre che poeta egli stesso, propone di guardare al fenomeno poetico attraverso la nozione di ritmo – nozione che non riguarda soltanto i fenomeni dell’universo sonoro (metro, accenti, rime…) ma anche l’ambito del significato. La poesia costruisce infatti un percorso che è insieme di suono e di senso (e in qualche caso anche di visione), lungo il quale il lettore viene condotto; ed è inevitabilmente, per questo, un percorso emotivo, che ha qualche aspetto in comune con i percorsi dell’ascolto musicale. Per gli insegnanti, il volume riprende e sviluppa con maggiore ampiezza una serie di temi presenti nelle due antologie scolastiche a cui l’autore ha contribuito per la sezione poesia: “Segnalibro” e “Dietro le parole” (Bompiani Scuola).
Alfonso Berardinelli – Che intellettuale sei?
L’indipendenza intellettuale appare oggi, sempre di più, un inquietante anacronismo e una sfida. Con uno stile limpido, a volte sottilmente umoristico, spinto fino all’autoparodia, i sei capitoli di questo libello definiscono l’intellettuale di oggi e di ieri, i suoi tipi fondamentali (il Metafisico, il Tecnico, il Critico) e i paradossi della sua presenza pubblica.
Jorge Luis Borges – Prologhi. Con un prologo ai prologhi
Per tutta la vita Borges ha accompagnato la sua attività di scrittore con quella di critico, o meglio: di appassionato promotore degli scrittori che amava, non di rado ignoti ai suoi compatrioti. E ha esercitato questa attività attraverso i suoi interventi sui periodici, le traduzioni (da Virginia Woolf, Gide, Kafka, Faulkner), le antologie, e soprattutto i prologhi, che questo volume raccoglie.
Jorge Luis Borges – La misura della mia speranza
L’opera apparve a Buenos Aires nel 1926, secondo libro di saggi dopo “Inquisizioni” (1925), e insieme a quest’ultimo e all'”Idioma degli argentini” (1928) fu ripudiato, tornando ufficialmente in circolazione solo dopo la morte del suo autore. Basta leggere l’ardente proclama con cui prende avvio per rendersi conto delle ragioni di quell’abiura: “Ormai Buenos Aires, più che una città, è un Paese e occorre trovare la poesia e la musica e la pittura e la religione e la metafisica adatte alla sua grandezza”. Libro delle furie, dunque, tracotante di audacia e di speranza, l’opera regola i conti con la coeva cultura argentina (“La nostra realtà vitale è grandiosa e la nostra realtà pensata miserabile”), attacca spavaldamente la pigra immobilità della lingua letteraria e l’ingannevole prestigio delle parole che compongono i versi, celebra la pampa e il sobborgo (“li sento aprirsi come ferite e mi dolgono allo stesso modo”).
Consiglio ispirato da Flextime.
Mauro Bersani – Gadda
Carlo Emilio Gadda è considerato da molti il più grande scrittore italiano del Novecento. La sua forza sta nel rappresentare come nessun altro le contraddizioni dell’uomo moderno. La personalità di questo autore, intimamente conflittuale, è sempre stata segnata da feroci ambivalenze affettive: le persone e i luoghi che più Gadda ama sono quelli contro cui si accende il suo odio o il suo sarcasmo, tutto ciò che irride in realtà lo attira. Questo atteggiamento è alimentato dagli effetti specialissimi della sua scrittura, anch’essa ovviamente duplice, in grado di passare da una comicità irresistibile al delirio più caricato in senso tragico. Il volume di Bersani descrive le caratteristiche di questa scrittura facendo leva sul racconto della vita di Gadda, sui nodi irrisolti, sugli aspetti psicologici che stanno alla base della sua opera. Biografia ed esame dei testi si alternano e si intrecciano attraverso un montaggio fortemente narrativo che utilizza citazioni dalle opere e dalle lettere di Gadda. Un ritratto che restituisce un’immagine diretta e coinvolgente del tormentato scrittore.
Ferdinando Amigone – La più semplice macchina. Lettura freudiana del «Pasticciaccio»
Questa ricerca è la sintesi delle osservazioni effettuate nel corso di molteplici letture del Pasticciaccio. Non c’era alcun piano prestabilito. L’unica regola può essere enunciata più o meno così: chiudersi all’interno del Pasticciaccio, uscendone solo per verificare le cognizioni che il testo presuppone.
Pier Paolo Pasolini – Empirismo eretico
In Empirismo eretico Pier Paolo Pasolini raccoglie nel 1972 i suoi interventi critici e polemici intorno a tre nuclei tematici fondamentali: la lingua, la letteratura e il cinema. Si tratta dunque dell’officina in cui Pasolini riflette sulla propria attività artistica e nel contempo affina i propri strumenti espressivi di poeta, di romanziere e di regista cinematografico. Scritti tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio del decennio successivo, questi articoli e saggi sono il frutto dell’impegno estetico, sociale e politico – nel senso più alto e ampio del termine – di Pasolini, e mettono in luce il suo ruolo in un periodo ricco di novità, fermenti e contrasti. E, con le sue prese di posizione spesso provocatorie, Empirismo eretico (qui accompagnato da una prefazione di Guido Fink) diventa la testimonianza di una appassionata, generosa e impervia ricerca della verità.
Pier Paolo Pasolini – Passione e ideologia
Passione e ideologia costituisce la massima e – nonostante le apparenze – la più organica espressione dell’attività critica di Pasolini. Al centro del volume sono le due ampie panoramiche dedicate rispettivamente alla poesia dialettale e alla poesia popolare italiane del nostro secolo; nella seconda parte, i saggi su figure di spicco della nostra letteratura: Pascoli, Gadda, Saba, Rèbora, Penna, Bertolucci, fino ad affrontare il problema dello sperimentalismo…