Carlo Emilio Gadda – Un gomitolo di concause. Lettere a Pietro Citati (1957-1969)

coverNel 1956, allorché diventa consulente di Livio Garzanti, il giovane Citati non può sospettare che gli verrà affidato un compito impossibile: occuparsi del più impervio, moroso, nevrotico, geniale scrittore del Novecento, Carlo Emilio Gadda. Rapidamente, Citati ne conquista la fiducia: e a questo miracoloso soda­li­zio dobbiamo libri come il “Pasticciaccio”, “I viaggi la morte”, “Accoppiamenti giudiziosi”. Ma alle funzioni di editor Citati ne ha ben presto aggiunte di ancor più de­li­cate: quelle di confidente, consigliere, amico e gaddista mili­tante – in altre parole, di “intermediario” fra l’Ingegnere e il mon­do. Ne è prova il lo­ro splendido carteggio, tutto da assaporare: rassicurato dalla dedizione e dal veemente impegno in suo favore di Citati, stimolato dalla vastità dei suoi interessi e dalla sua attività di critico, Gadda rompe gli argini, si abbandona a lettere ‘esorbitanti’ e ‘barocche’, di volta in volta ec­centrici saggi, nobili poèmes en prose, irresistibili bizze. Come quella, degna di “Verso la Certosa”, in cui rievoca per Citati la sua mania di architettare mentalmente «case e ville e castelli durante le lunghe camminate dell’infanzia e dell’adolescenza sugli stradali prealpini, nelle ore d’una fuggente serenità». O quella, strepitosa, in cui sfoga la sua rabbia contro Moravia e la Morante, colpevoli di averlo «sfiancato, rintronato e vilipeso», durante una cena a Trastevere, con la loro «cornacchiante erogazione di teoremi storiografici» – ossia con le accuse mosse alle borghesie. Si capirà allora come mai Citati abbia scritto che in ogni momento della vita di Gadda sembravano convergere «il passato … il presente, il futuro, la realtà, il sogno, il tragico, il comico, la colpa, il rimorso, l’immaginazione, il gioco, la follia…».

Mauro Bersani – Gadda

coverCarlo Emilio Gadda è considerato da molti il più grande scrittore italiano del Novecento. La sua forza sta nel rappresentare come nessun altro le contraddizioni dell’uomo moderno. La personalità di questo autore, intimamente conflittuale, è sempre stata segnata da feroci ambivalenze affettive: le persone e i luoghi che più Gadda ama sono quelli contro cui si accende il suo odio o il suo sarcasmo, tutto ciò che irride in realtà lo attira. Questo atteggiamento è alimentato dagli effetti specialissimi della sua scrittura, anch’essa ovviamente duplice, in grado di passare da una comicità irresistibile al delirio più caricato in senso tragico. Il volume di Bersani descrive le caratteristiche di questa scrittura facendo leva sul racconto della vita di Gadda, sui nodi irrisolti, sugli aspetti psicologici che stanno alla base della sua opera. Biografia ed esame dei testi si alternano e si intrecciano attraverso un montaggio fortemente narrativo che utilizza citazioni dalle opere e dalle lettere di Gadda. Un ritratto che restituisce un’immagine diretta e coinvolgente del tormentato scrittore.

Ferdinando Amigone – La più semplice macchina. Lettura freudiana del «Pasticciaccio»

cover_Questa ricerca è la sintesi delle osservazioni effettuate nel corso di molteplici letture del Pasticciaccio. Non c’era alcun piano prestabilito. L’unica regola può essere enunciata più o meno così: chiudersi all’interno del Pasticciaccio, uscendone solo per verificare le cognizioni che il testo presuppone.

Alberto Arbasino – L’ingegnere in blu

coverGadda, che come uno dei suoi celebri doppi – Angeloni, il solitario commendatore prosciuttòfilo del Pasticciaccio – apparteneva alla categoria di coloro che “vissero e morirono foglie secche”, dei celibi intransigenti insomma, non ha mai proliferato né intrattenuto progenie alcuna, neppure in senso lato. Eppure il destino sembra averlo, per vie misteriose, risarcito. Negli anni Cinquanta, quando molti critici lo consideravano solo un “eccentrico”, per non dire un umorista “cincischiato”, Gadda trova in una piccola schiera di scrittori ‘irregolari’ e ‘sperimentali’, degli ammiratori disinteressati ed entusiasti. Fra quei ‘nipotini’ – secondo una definizione diventata col tempo categoria critica – c’è soprattutto Alberto Arbasino, che dal grande macaronico sembra avere ereditato non solo la derisoria violenza della scrittura, ma anche la cultura cosmopolita ed eclettica, lo humour travolgente, l’insofferenza per la grammatica dei Pedanti, l’estraneità, in altre parole, alla sciapa ‘minestrina collettiva’. Finalmente, all’Ingegnere Arbasino ha dedicato un ritratto che forse è anche un autoritratto, dove ora gli lascia la parola e si sottrae come uno scrupoloso, zelante scrivano, ora si concede appassionati esercizi di lettura, ora mescola alla voce di Gadda la sua, regalando, briosi calembours, ricordi personali e amene celie, ironiche filologie e fonologie, “l’aura del tempo” che i giovani fans di allora cercavano di trasmettere a quel signore in blu ritroso ma pieno di curiosità.