I temi dell’Europa, del suo assetto costituzionale, della sua forma di governo; il rapporto tra identità europea e identità nazionali, regionali, locali; il tema della cittadinanza e dei diritti; il tema dello straniero, dell’originario, dell’ospitalità: questi i nodi concettuali presenti nei Discorsi alla nazione tedesca (1808) di J.G. Fichte –raccolta delle conferenze tenute dal filosofo di fronte a un pubblico entusiasta nella Berlino occupata dai francesi– tra i primi testi a elaborare in senso moderno il concetto di nazione e a porlo in relazione con le nozioni da un lato di popolo e dall’altro di Stato.
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Romano Luperini – Il professore come intellettuale. La riforma della scuola e l’insegnamento della letteratura
Diego Marconi – Per la verita. Relativismo e filosofia
In questi ultimi anni, il dibattito pubblico si è occupato di verità e relativismo: alcuni hanno sostenuto che solo un sano relativismo permette di evitare l’intolleranza e di mettere un freno alle pretese oppressive del fondamentalismo, altri hanno rivendicato i diritti della verità e messo in guardia contro la deriva nichilista del relativismo. Due fatti politici di grande portata hanno condotto a questo: da un lato l’esplosione di aggressività antioccidentale di frange del mondo islamico; dall’altro la forte influenza degli ambienti religiosi piú reazionari. Questi fatti hanno innescato una discussione non proprio serena, in cui i partigiani della verità venivano fatti passare per fondamentalisti se non per terroristi, e i sostenitori del relativismo venivano a loro volta accusati di essere complici del terrorismo. Diego Marconi prova a leggere questo dibattito alla luce della riflessione filosofica sul concetto di verità – di cui si è a lungo occupato – nel tentativo di fare ordine e di chiarire aspetti che le frettolose semplificazioni dei giornali tendono a dimenticare. Nella convinzione che, laddove i filosofi abbiano una effettiva competenza – ed è il caso dei problemi della verità e del relativismo – il loro intervento possa fare qualche differenza per la percezione pubblica di problemi di un certo rilievo.
Diego Marconi – Il mestiere di pensare
La filosofia è ormai un’attività praticata non da pochi saggi, ma da migliaia di professionisti in tutto il mondo. Come sempre avviene, la professionalizzazione porta con sé un’intensa specializzazione. Una prima conseguenza è che una buona parte di ciò che i filosofi scrivono è comprensibile a pochi. Una seconda conseguenza è che – come avviene nelle scienze naturali e in matematica, ma anche nelle scienze sociali – molti filosofi sembrano occuparsi di problemi minuti e questioni di dettaglio, interne ai programmi di ricerca di cui il pubblico colto ha solo un’idea approssimativa. Ciò significa che la filosofia ha rinunciato a rispondere alle Grandi Domande che, secondo un’immagine molto diffusa, hanno costituito in passato la sua ragion d’essere? E ha inoltre rinunciato a rivolgersi alla generalità degli esseri umani, come sembra proprio della sua specifica vocazione? Lo specialismo e il tecnicismo non sono forse in contraddizione con la natura stessa della filosofia? In questo libro, un convinto sostenitore del professionismo filosofico ne difende le motivazioni pur senza minimizzarne i rischi, proponendo alcuni rimedi.
Carlo Sini – Il gioco del silenzio
È […] nel silenzio e dal silenzio che l’io, il mondo e la parola emergono, tra loro originariamente uniti. Così come il mondo non è mai davanti a me, ma sempre mi circonda e mi attraversa, così come non faccio che vedere il mondo provenendo dal cuore del mondo, altrettanto accade alla parola. Essa non parla se non dal silenzio del mondo e del silenzio del mondo: quel silenzio che la parola custodisce e reca in sé; quel silenzio che è così raro e difficile saper ascoltare. Sembra allora giusto dire che la virtù prima del filosofo non è la parola, bensì l’ascolto, non è la ragione espressa, ma la domanda silenziosa con il suo carico di angoscia e di stupore.
Consiglio a cura di U.s.A.
Jean-Luc Nancy – La dischiusura. Decostruzione del cristianesimo I
Farla finita innanzitutto con lo schema unilaterale di un certo razionalismo secondo il quale l’Occidente moderno si sarebbe affermato contro il cristianesimo e sottraendosi al suo oscurantismo (curiosamente, lo stesso Heidegger ripeterà, a modo suo, qualcosa di questo schema): perché si tratta di comprendere come il monoteismo in generale e il cristianesimo in particolare abbiano contribuito a generare l’Occidente. Bloccare, però, anche ogni tentativo di “guarire” i “mali” del mondo attuale (la sua privazione di senso) con un ritorno al cristianesimo in particolare, o alla religione in generale: poiché si tratta di comprendere come siamo già usciti dal religioso. Domandarsi quindi nuovamente che cosa, senza negare il cristianesimo ma senza neanche tornare a esso, potrebbe condurci verso un punto, una risorsa sommersa sotto il cristianesimo, sotto il monoteismo e sotto l’Occidente, che bisognerebbe ormai mettere in luce: perché questo punto aprirebbe, insomma, a un avvenire del mondo che non sarebbe più né cristiano, né anti-cristiano, né monoteista né ateista o politeista, ma capace di andare proprio al di la di tutte queste categorie (dopo averle rese tutte possibili).
Jean-Luc Nancy
Jean-Luc Nancy – L’adorazione. Decostruzione del cristianesimo. Volume II
Adorare si rivolge a ciò che eccede ogni apostrofe. O ancora: si rivolge senza cercare di raggiungere e senza intenzione. Può accettare perfino di non rivolgersi: di non poter né mirare a, né designare, né riconoscere quel fuori a cui s’invia. Può perfino non individuarlo come fuori, perché ciò accade proprio qui, non altrove, ma qui completamente aperto. Nient’altro che una bocca aperta, o un occhio, un orecchio: nient’altro che un corpo aperto. Con tutte le loro aperture, i corpi sono nell’adorazione.“Qui completamente aperto”: ormai è il mondo, il nostro mondo. Aperto a nient’altro che a se stesso. Trascendente nella propria immanenza. Invitato, chiamato a non considerare più la sua ragion d’essere ma, piuttosto, la dischiusura di tutte le ragioni – come pure di tutte le sragioni ciniche, scettiche o assurde – per misurarsi con il fatto che lui solo, il nostro mondo, dà la misura dell’incommensurabile.
Jean-Luc Nancy
Jean-Luc Nancy – Essere singolare plurale
Dopo i grandi saggi sulla comunità, la libertà e il corpo, in questo libro Jean-Luc Nancy rivolge il proprio sguardo alla costituzione stessa della realtà – nella sua configurazione insieme singolare e plurale. Quello che la tradizione filosofica ha chiamato «essere» non è che la relazione originaria in cui le singole esistenze s’incrociano in un nodo comune. A partire da questo semplice presupposto, il testo di Nancy si presenta, piú che come un trattato sistematico di ontologia, nella forma di un’interrogazione profonda e originale della nostra contemporaneità: dei suoi bagliori e delle sue rovine, dei suoi idoli e delle sue vibrazioni. Dal dispiegamento della tecnica alla società dello spettacolo, dalle antinomie della mondializzazione alla metamorfosi dei corpi, Nancy riconduce la riflessione filosofica al confronto diretto con il nostro tempo. In un mondo da cui il senso sembra essersi definitivamente ritirato, Nancy individua lo spazio aperto per una nuova modalità di pensiero, di cui il dialogo filosofico con Roberto Esposito, che apre il volume, tenta di definire le condizioni e i contorni.
Jürgen Habermas – Verbalizzare il sacro. Sul lascito religioso della filosofia
Gli ultimi decenni hanno visto sorgere un tema completamente nuovo: le società europee già ampiamente secolarizzate si sono trovate di fronte alla rinnovata vitalità di movimenti e fondamentalismi di natura religiosa. Per la filosofia ciò comporta una sfida doppia. Come teoria politica normativa, la filosofia deve rivedere quell’idea di stato secolarizzato che voleva espellere dalla sfera pubblica politica le comunità religiose, confinandole nel privato. Come ‘custode della razionalità’, non può non chiedersi cosa significhi il fatto che nel cuore delle società moderne rifioriscano – quali produttive figure dello spirito – confessioni e dottrine religiose già radicate in arcaiche pratiche di culto. La sorprendente contemporaneità della religione sfida la cultura laica: fin dall’illuminismo la filosofia si era schierata dalla parte delle scienze, e aveva finito o per trattare la religione come un oggetto oscuro e bisognoso di spiegazione o per ‘razionalizzarla’. Dobbiamo allora chiederci: come deve comportarsi una filosofia che si vede venire incontro la religione non più come una figura del passato, ma come una – sempre opaca, ma per il momento di nuovo attuale – figura del presente?
Gianni Vattimo, Giuseppe Ruggeri,Pierangelo Sequeri – Interrogazioni sul Cristianesimo
Quali sono il significato e il destino del cristianesimo nel clima culturale e spirituale dei nostri tempi? In questo libro due pensatori aperti al dialogo si confrontano con il contraddittorio atteggiamento del nostro tempo verso la religione e, in particolare, con il ruolo del messaggio cristiano e della Chiesa nella società postmoderna. Invitati dal giornalista Giovanni Ruggeri, Gianni Vattimo e Monsignor Pierangelo Sequeri trovano un territorio e una lingua comuni per esporre le loro concezioni della fede. La Chiesa è il tramite del messaggio di Cristo oppure una realtà autoritaria e prevaricatrice che opacizza la figura di Gesù? Come agisce l’essere cristiani in rapporto all’etica, alla cultura, all’arte? Alla rivendicazione di Vattimo per una fede fondata sulla parola di Gesù – ciò che ci fa «innamorare» di Lui – senza lo schermo della gerarchia e della dottrina, risponde l’invocazione di Sequeri per «una nuova grande scolastica», che possa «ancorare la parola di Dio al sistema della libertà, della persona, della differenza, dell’alterità». Ne emerge un ampio affresco di temi e prospettive attraverso cui ripensare il significato e la possibilità della fede cristiana, senza avvilirla nella ripetizione catechistica o snaturarla in un moralismo riduttivo.