Dominique Lecourt – Lenin e la crisi delle scienze

Il presente studio, dedicato a Materialismo ed empiriocriticismo, è nuovo e, si può dire, rivoluzionario nel suo campo. È nuovo. Per la prima volta, infatti, c’è qui modo di comprendere, testi alla mano, l’intervento di Lenin. E c’è poi una analisi delle scoperte scientifiche che hanno sconvolto la fisica classica, strappandola alla calma delle sue certezze e gettando gli scienziati nella cosiddetta « crisi della fisica moderna ». Ma una « crisi » di crescenza non è una crisi « critica ». O, quanto meno, lo è solo per quegli scienziati che, in preda allo sconcerto, si abbandonano d’improvviso alla «divina sorpresa» dell’ideologia che sonnecchia in loro. Di qui la favolosa produzione, analizzata da Lecourt, di « ideologie scientifiche » (come l’energetismo di Ostwald) e di « filosofie di scienziati » (come l’empiriocriticismo di Mach). Costoro credono di dare alla scienza « la filosofia di cui essa ha bisogno », ma in realtà non fanno che riprendere, dopo averle raggiustate, talune vecchie tesi della « filosofia dei filosofi ». Lucidamente, risolutamente, Lenin rimette le cose a posto. No, « la materia » non « è scomparsa »! Bisogna criticare l’utilizzazione idealistica della rivoluzione prodottasi nella fisica e comprendere la dialettica del suo sviluppo. Lenin non interviene nella pratica e nei concetti scientifici, ma soltanto nella filosofia e nell’ideologia.

Antonio Negri – 33 Lezioni su Lenin

Lenin, la sua inventiva politica e il suo pensiero sono ormai da buttare? Molti sostengono di sì. Questa lettura, condotta nella tumultuosa temperie degli anni ’70, sostiene invece il contrario individuando, nel metodo teorico e pratico del leader bolscevico, un elemento di rottura radicale che fa parte a pieno titolo della storia della modernità occidentale. In queste lezioni Negri illustra gli aspetti più decisivi dell’opera e dell’azione di Lenin: l’analisi delle classi, la centralità teorica della prassi sovversiva, il partito come soggetto dialettico dinanzi al movimento delle masse, la rivoluzione permanente, il comunismo come latenza percepibile e vicina. A cent’anni dalla Rivoluzione d’Ottobre, la conoscenza di quello che ne fu lo straordinario stratega resta fondamentale per comprendere le contraddizioni e i conflitti del Novecento, ma anche per affrontare le asperità e i nodi irrisolti di ogni rottura con l’ordine dominante.

Gianni Fresu – Lenin lettore di Marx

Tra la maggioranza degli storici del pensiero politico contemporaneo, sociologi, politologi e opinionisti di varia natura, è oramai consolidata una tendenza a rappresentare sommariamente Lenin come un “dottrinario” rigido e ortodosso. Il Novecento è stato già archiviato come il secolo degli orrori, delle dittature, e all’interno di questa lettura apocalittica Lenin è stato individuato come l’origine del peccato, come il diavolo a cui vanno imputate tutte le sciagure e i lutti di un “secolo insanguinato”, fascismi compresi. A novanta anni dalla rivoluzione d’ottobre, la necessità di ritornare sulle premesse filosofiche dell’opera e dell’attività di Lenin sorge anzitutto dall’esigenza di evitare simili scorciatoie e avviare un lavoro analitico il più possibile serio e rigoroso. Ciò è necessario se si ha l’ambizione di comprendere fino in fondo l’evento che maggiormente ha segnato la storia dell’umanità nel corso del Novecento.

Nikolaj Valentinov – I miei colloqui con Lenin

Lenin vivo: i conflitti del « pianeta » comunista, le grandi, diffuse perplessità nei confronti della versione russosovietica del marxismo sollecitano di continuo un profondo interesse verso la personalità e l’operato del grande rivoluzionario fondatore dello Stato sovietico e hanno perfino indotto l’ipotesi che proprio nella sua creazione fossero latenti le future contraddizioni. Ma questo interesse si sviluppa spesso in un senso agiografico e astratto: pochissime le testimonianze disinteressate. Il presente libro è un’eccezione: scritto da un vecchio rivoluzionario dimenticato ma di primissimo piano (confidente di Lenin per tutto il 1904, alla vigilia della rottura coi menscevichi, protagonista della rivoluzione del 1905, altissimo funzionario sovietico tra il 1921 e il 1929, a contatto con personalità quali Kàmenev e Trockij, studioso e scrittore avvincente), pubblicato per la prima volta in russo a New York nel 1953, esso ci introduce veramente nel nucleo della vita, della personalità di Lenin (oltre che dei suoi compagni) e del suo disegno politico, e giunge in certo modo a porre, in generale, il quesito della natura del rivoluzionario. Leggendolo, si conosce un Lenin intransigente, dispotico, perfino brutale, ma anche affabile, teso e dolorante; si assiste alla nascita di « Che fare? », di « Un passo avanti e due indietro », si capiscono le ragioni contingenti, altrimenti inafferrabili, di un libro di teoria filosofica (e così poco filosofico) come « Materialismo e empiriocriticismo »… Questo Lenin vivo diventa l’illuminante accesso alla comprensione degli antefatti dell’evento decisivo della storia contemporanea.

Gyorgy Lukács – L’uomo e la rivoluzione

I primi due testi di György Lukács qui pubblicati appartengono all’ultimo periodo di attività del filosofo ungherese. La conferenza sulle Basi ontologiche del pensiero e dell’attività dell’uomo fu redatta nei primi mesi del 1968 e doveva essere letta al congresso mondiale di filosofia che si sarebbe tenuto a Vienna nel settembre di quell’anno. Tuttavia, non avendo poi Lukács partecipato a quel congresso, il testo della conferenza fu reso pubblico nel 1969 sia in traduzione ungherese, sia nella stesura originale tedesca. Quanto al contenuto, la conferenza si fonda sulla cosiddetta «grande» Ontologia, il cui manoscritto era allora praticamente già terminato. L’intervista televisiva su Lenin fu concessa al regista Andràs Kovàcs nell’ottobre 1969. Nata da una precedente idea di «girare» un reportage sulla vita di Lukács, a cui quest’ultimo si era rifiutato per non dover apparire sugli schermi televisivi «come una star», l’intervista venne accettata da Lukács quando assunse la forma di un intervento sulla figura di Lenin e sul contenuto attuale del concetto di rivoluzione. La registrazione venne eseguita il 2 ottobre 1969 nella casa di riposo di Jàvorkurt e durò due ore e mezzo. Il terzo testo (Lenin. Unità e coerenza nel suo pensiero) è stato scritto da Lukács nel 1924, poco dopo la morte di Lenin, e fu pubblicato in italiano più di mezzo secolo dopo, con una importante postilla dello stesso autore, ed è ancor oggi molto utile ad interpretare problematicamente tanto il rivoluzionario russo, quanto il filosofo ungherese.

Luigi Cortesi – La rivoluzione leninista

Strumentalizzato da Stalin, da Kruscev, dai post-krusceviani, dai gruppuscoli dell’opposizione extraparlamentare, insomma dalla destra e dalla sinistra marxista, il pensiero di Lenin è diventato a poco a poco una chiave nominalistica di ortodossia, tanto spesso citata e invocata quanto scarsamente conosciuta e assimilata. Il rispetto formale e la stessa venerazione sono serviti, negli ultimi cinquant’anni, a coprire dapprima la sua canonizzazione (in quella specie di passe-partout ideologico che è il “leninismo”) e in seguito la sua riduzione catechistica nei famigerati e staliniani Principi del leninismo. Questo saggio dello storico Luigi Cortesi rappresenta uno dei primi tentativi di uscire dalla paralisi ripetitiva per ristabilire il contatto con le intenzioni profonde di una concezione della prassi da cui è scaturita la prima rivoluzione socialista del mondo.

Antonio Carlo – Lenin sul partito

“Senza dubbio, oggi, ricostruire ì processi psicologici di Lenin non è certo possibile e non è possibile sapere con esattezza ciò che egli pensasse della sua opera qui esaminata; ma è ormai in­controverso che il pensiero di un autore abbia una propria portata ed un proprio significato og­gettivi, indipendentemente da quello che ne pensi il suo creatore. Il nostro lavoro è proprio rivol­to a questo, a ricostruire, cioè, nel suo ambiente storico, lo sviluppo tortuoso del pensiero di Le­nin indipendentemente dalla coscienza che egli potesse avere del carattere contraddittorio delle sue formulazioni.”

Roger Garaudy – Lenin e il leninismo

Autorevole filosofo e combattivo militante, Roger Garaudy è una delle personalità con­temporaneo che esprimono la batta­glia nella sinistra europea. Ben note sono le sue posizioni di dialogo e di recupero verso il mondo catto­lico, di apertura verso il nuovo modello cine­se, di afforr:rnzione della coesistenza come priorità dell’informazione sul dogmatismo e la chiusura settari.a. La tesi del « blocco storico », con lo sfondo di tali posizioni, ha costituito l’elemento più aspro del dissidio di Garaudy con il Partito comunista france­se, culminato con la sua esclusione dal Co­mitato Centrale. In questo studio su Lenin, egli fa derivare l’idea del blocco storico dalla concezione leninista di una egemonia esercitata dalla classe operaia alla testa di un sistema di alleanze di classi.

Alain Besancon – Le origini intellettuali del leninismo

In questo libro, A. Besançon affronta il problema delle origini intellettuali di quell’ideologia che ha trovato in Russia il terreno migliore per affermarsi nella sua forma più stabile e definitiva: il leninismo. La ricerca di queste origini porta Besançon a risalire, nella storia del pensiero, fino a Plotino e­ agli gnostici, per poi ripercorrere la strada che, passando attraverso Leibniz e l’Illuminismo, ha portato al nascere di quei fermenti intellettuali sulla cui base – grazie anche al concorso di particolari condizioni storiche, politiche e sociali – si è sviluppata l’ideologia leninista.