Alfred Sohn-Rethel – Lavoro intellettuale e lavoro manuale. Per la teoria della sintesi sociale

In questo celebre lavoro Alfred Sohn-Rethel presenta i risultati di una ricerca teorica, di teoria della conoscenza e insieme di critica dell’economia politica, che si può dire abbia occupato tutta la sua vita di studioso. Il problema che Alfred Sohn-Rethel discute è il vecchio problema del rapporto tra struttura e sovrastruttura, più precisamente tra “essere” e “coscienza.” Vecchio ma per nulla risolto dentro il dibattito marxista, tanto meno in quello italiano. Sohn-Rethel prende una strada originale. Non si limita a rifiutare la teoria del rispecchiamento o a rimuovere decisamente ogni ambiguo richiamo all’azione reciproca tra i due livelli: egli fissa la propria attenzione in maniera originale sulla relazione che si determina storicamente tra lavoro intellettuale e lavoro manuale e propone, come asse di riferimento, la nozione di “sintesi sociale,” intesa quale forma di socializzazione dominante. In altre parole, Sohn-Rethel è convinto che sia la particolare situazione del lavoro intellettuale rispetto a quello manuale a caratterizzare i modi della coscienza e della conoscenza scientifica: prevalendo, come storicamente è avvenuto, il distacco e l’autonomizzazione del lavoro intellettuale, avremo un corrispondente distacco e autonomizzazione delle categorie filosofiche e scientifiche. Le quali, secondo Sohn-Rethel, vanno allora ricondotte non a, processo lavorativo (con cui non hanno alcun rapporto), bensì alla sintesi sociale dominante identificabile nella forma astratta dello scambio. L’analisi della forma merce, dello scambio e del denaro fonda l’analisi della forma pensiero. Da questo punto di vista, dice Sohn-Rethel, vanno letti la filosofia (Kant e Hegel soprattutto), la storia della scienza e i suoi contenuti, e lo stesso Marx cui sarebbe sfuggita la complessità delle implicazioni contenute nell’astrazione materiale dello scambio. Questo è un nucleo, il più nuovo e rilevante, della riflessione di Sohn-Rethel. L’altro problema (che è oggetto della terza parte del libro e di un più recente saggio sulla doppia natura del tardo capitalismo) riguarda la transizione verso una diversa sintesi sociale fondata sulla produzione e non sulla circolazione, sul lavoro e non sullo scambio; trasformazione che sarebbe storicamente necessitata dallo sviluppo stesso del processo lavorativo — e qui Sohn-Rethel si sofferma in particolare sul taylorismo. A partire dall’introduzione del taylorismo si aprirebbe cosi, storicamente, la possibilità, per quanto ancora contraddittoria, di ricollegare il lavoro intellettuale alla produzione, il cervello sociale complessivo alla nuova composizione di classe operaia.

Lenin – Economia della rivoluzione

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Il 25 ottobre – 7 novembre secondo il calendario gregoriano – di cento anni fa Lenin scrisse un appello “Ai cittadini di Russia” per comunicare che il governo provvisorio era abbattuto e il potere statale passava nelle mani del Comitato militare rivoluzionario. Nel centenario di quell’ottobre, Vladimiro Giacché riunisce il corpus degli scritti economici di Lenin e modella un’opera dall’identità solida e precisa, che prende le mosse dagli accadimenti e dai provvedimenti dei primi mesi dopo la rivoluzione, comprende la dura stagione della guerra civile e del comunismo di guerra, infine approda alla svolta della Nuova politica economica. Ma “Economia della rivoluzione” non è soltanto un documento su quanto avvenne dopo i dieci giorni che sconvolsero il mondo: teoria e prassi di Lenin hanno esercitato un’enorme influenza a livello mondiale. Dallo scontro politico che si aprì in Unione Sovietica dopo la morte di Lenin alle riforme economiche degli anni sessanta in Urss e nei paesi dell’Europa orientale, tutti si sono rifatti ai suoi testi come al criterio di verità su cui misurare le proprie ragioni, il vessillo di cui impadronirsi per vincere la battaglia. Ma l’influenza del pensiero di Lenin si è estesa ben oltre i confini del mondo socialista, se ancora a inizio anni ottanta il presidente francese Francois Mitterrand confidava ai propri collaboratori che per cambiare qualcosa in economia bisognava essere «leninisti». E la fine dell’Unione Sovietica non ha decretato il tramonto delle fortune di Lenin, visto che la transizione della Cina e di altre economie emergenti da un’economia integralmente statalizzata e pianificata a un’economia di mercato ha tratto diretta ispirazione dalla Nuova politica economica: capitalismo di Stato in paese socialista, che nel 2012 l’Economist ha definito «il nemico più formidabile che il capitalismo liberale abbia sinora dovuto affrontare». Un nemico ancora più temibile ora che la Grande recessione ha investito i paesi capitalistici avanzati e superare la crisi con semplici meccanismi di mercato sembra impossibile. Come per tutti i classici, il pensiero economico di Lenin è una bussola non solo per orientarsi nel passato e comprendere il presente, ma anche per trovare la via nel buio di cui sembra circonfuso il nostro futuro.

AA.VV – Storia del marxismo contemporaneo. I maggiori interpreti del pensiero marxista dopo Marx

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Il volume, frutto di una larga collaborazione anche internazionale, inten­de essere una ricostruzione complessiva non generica, determinata, una sorta di compendio o manuale analitico di storia del marxismo. All’interno e all’esterno del marxismo si profila la domanda di una conoscenza completa della sua storia non astrattamente complessiva e non astrattamente particolare, ê una domanda legata al processo di at­tenzione e comprensione verso il marxismo che viene maturando nella rinnovantesi cultura non marxista, e al processo di crescita, di espan­sione non unilaterale, di sviluppo completo, che viene prospettandosi al marxismo. Il volume nel suo insieme fornisce quindi un panorama della storia del marxismo contemporaneo che, per il suo sforzo di renderne la comple­tezza, costituisce — forse non solo per il nostro paese — un contributo nuovo e certamente utile.

Stefano Petrucciani (a cura di) – Storia del marxismo. I. Socialdemocrazia, revisionismo, rivoluzione (1848-1945)

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Il volume illustra il ricco e variegato panorama dei marxismi dopo la seconda guerra mondiale: i confronti e i dibattiti che si svolgono nei principali paesi dell’Europa occidentale (Italia, Francia, Germania), le correnti eterodosse come la Scuola di Francoforte e il “marxismo analitico”. Ampio spazio è dedicato anche ad aspetti meno noti, come gli sviluppi che esso ha conosciuto in Asia e in America Latina.

Stefano Petrucciani (a cura di) – Storia del marxismo. II. Comunismi e teorie critiche nel secondo novecento

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Il volume illustra il ricco e variegato panorama dei marxismi dopo la seconda guerra mondiale: i confronti e i dibattiti che si svolgono nei principali paesi dell’Europa occidentale (Italia, Francia, Germania), le correnti eterodosse come la Scuola di Francoforte e il “marxismo analitico”. Ampio spazio è dedicato anche ad aspetti meno noti, come gli sviluppi che esso ha conosciuto in Asia e in America Latina.