Moses I. Finley – Il mondo di Odisseo

Il mondo di Odisseo

“Omero – sostiene Finley – non era soltanto un poeta; era un narratore di miti e leggende […]. Il tema essenziale del mito era l’azione, non le idee, i credi, o le rappresentazioni simboliche, ma gli avvenimenti, i casi, le guerre, le inondazioni, le avventure in terra, in mare, per aria, le liti di famiglia, le nascite, i matrimoni e le morti. Qual è dunque il mondo di Odisseo?”. “Il mondo di Odisseo” di Moses Finley ha rivoluzionato lo studio dei poemi omerici: utilizzando quest’ultimi come vera e propria fonte storica, mettendoli a confronto sia con l’evidenza archeologica, sia con gli allora recenti studi antropologici sui popoli “primitivi”, il suo approccio fu considerato rivoluzionario. Oggi gli studi antropologici rientrano tra le scienze storiche (basti pensare ai corsi universitari di antropologia storica del mondo antico) ed archeologiche, eppure la ricerca di Finley continua a fornire spunti interessanti e a porre interrogativi irrisolti, tuttora oggetto di dibattito.

Mogens Herman Hanens – Polis. Introduzione alla città-stato dell’antica Grecia

Polis

La polis come non era mai stata spiegata. La prima ricostruzione con un’ottica world history della forma politica della città-stato, a opera del maggior studioso mondiale della materia. Un’analisi originale, dalle prime città-stato sumere alle poche ancor oggi esistenti (San Marino, Andorra, Amburgo, Singapore). La democrazia come una delle possibili forme di governo di questa struttura politica e il dibattitosul luogo e il momento della sua nascita in Grecia. Un libro fondamentale, presentato al grande pubblico, ma anche ad antichisti, archeologi, antropologi, sociologi, storici dell’urbanizzazione e politologi che nel corso del loro lavoro devono confrontarsi con ciò che si intendeva per città, stato e città-stato. L’edizione italiana dell’opera è arricchita da due saggi inediti, rispettivamente, di Eva Cantarella e di Guido Martinotti.

Jacques Le Goff & Jean-Pierre Vernant – Dialogo sulla storia

Dialogo sulla storia

Un confronto serrato sul valore della conoscenza e della storia tra due maestri del nostro tempo. «La lotta contro la storia evenemenziale ha cambiato tutto. Sappiamo ora che l’evento non è creato dalla storia ma dallo storico. Da una parte, lo storico crea l’evento. Dall’altra parte sappiamo ora che esiste un evento nuovo. Le tecniche di produzione degli eventi sono profondamente cambiate da oltre mezzo secolo. Col giornalismo, ma soprattutto con la televisione, la produzione dell’evento è del tutto nuova. Esiste un evento nuovo per il quale servono nuovi modi di fare storia.» Jacques Le Goff «Noi poniamo all’oggetto dei nostri studi le domande che il presente pone a noi. È per questo che esiste una storia degli avvenimenti storici: ogni periodo li vede in maniera differente, perché si modifica l’orizzonte di riflessione.» Jean-Pierre Vernant

Piero Bevilacqua – L’utilità della storia

L'utilità della storia

E’ ancora importante la conoscenza storica? Conserva una qualche utilità il suo insegnamento nelle scuole e nelle università? Continua a costituire un vantaggio per la formazione del cittadino del mondo attuale? Inutile nasconderselo: il sistema dei valori dominanti, lo stile stesso dell’epoca presente tendono a considerare superflua la storia. Svalutazione del passato e delle sue possibilità di conoscenza; erosione della memoria, pubblica e privata; «declino dell’avvenire», per l’impossibilità di pensarlo e prefigurarlo: è il presente ad assumere, nelle nostre società, una dimensione totalizzante, come se questo fosse davvero l’unico dei mondi possibili. Ma la storia mostra – ed è questo il suo insostituibile compito civile – che altri mondi sono possibili: che le cose non necessariamente sono andate come dovevano andare; che l’ambito delle possibilità umane si muove in uno spazio predeterminato, ma non chiuso. Questa consapevolezza del carattere aperto della nostra vicenda collettiva si può avere soltanto studiando la storia. Sorge da qui l’afflato culturale e al contempo civile e pedagogico di questo libro, in cui l’autore, a dieci anni di distanza dalla prima edizione, riformula alcuni problemi lasciando però intatta la sostanza originaria, anche perché mai come oggi, e mai come nel nostro paese, il passato è diventato luogo di aspre contese politiche. A partire naturalmente dall’interpretazione di una fase drammatica della storia d’Italia, quella della Resistenza e del secondo dopoguerra. In questo senso, si rende necessario soprattutto oggi ciò che questo libro auspica, ovvero la presenza attiva della ricerca storica, con la sua opera di distinzione fra memorie collettive, ricordo dei protagonisti e ricostruzione documentata, priva di intenti strumentali e sostenuta da autentica passione civile.

Luciano Canfora – Tucidide

Tucidide

Chi è Tucidide? Il bravo generale punito da Ateniesi esasperati e folli? Oppure un uomo che mente e sapientemente occulta le proprie responsabilità? Luciano Canfora attacca la leggenda tucididea per ricostruire la vera figura e la vera sorte che toccò al padre della storiografia, così come oggi la conosciamo. Tucidide – uomo politico ateniese, comandante militare, appaltatore delle miniere d’oro che Atene occupava in Tracia – è stato il principale testimone e narratore della ‘grande guerra’ che oppose Atene a Sparta (431-404 a.C.): un immane conflitto che segnò l’inizio del declino della Grecia classica. Tucidide non amava la democrazia ma seppe convivere col secolare regime democratico, fino al momento in cui, nel 411 a.C., un sanguinoso colpo di Stato portò al potere i suoi amici oligarchi. Cosa accadde allora a Tucidide? Si schierò con l’oligarchia? Dovette eclissarsi al crollo del breve regime oligarchico? Certo è che, proprio con i fatti di quel terribile 411 a.C., la sua Storia – narrazione giorno per giorno della lunga guerra tra Spartani e Ateniesi – si interrompe. Questa coincidenza è il punto di partenza, e forse la chiave, per dipanare la sua vera vicenda biografica, offuscata da una massiccia leggenda che fa di lui o un incompetente mentitore o la vittima di una colossale, inspiegabile ingiustizia, culminata in una improbabile condanna a morte. L’opera di Tucidide rimase incompiuta o meglio per alcune parti solo abbozzata. Ma si salvò: perché finì nelle mani di un avventuriero di genio, Senofonte, anche lui ateniese, che in politica s’era trovato dalla stessa sua parte. È a costui che dobbiamo la salvezza di un racconto che ha sancito per millenni come si scrive la storia. «Di tutta la storiografia antica a noi giunta, l’opera di Tucidide ateniese è la sola che racconti quasi esclusivamente fatti contemporanei, visti – com’egli rivendica – e verificati, storia vivente.

Luciano Canfora – L’uso politico dei paradigmi storici

L'uso politico dei paradigmi storici

«La storia – si dice – la scrivono i vincitori, ma il problema è capire chi sono i vincitori». Anche se questo è un campo che si presta ai paradossi, è ben vero che molto dipende dalla periodizzazione che si adotta: cioè dal senso che si attribuisce a determinati eventi, dalla lettura che se ne dà nonché dalla comparazione di differenti, possibili, analogie. L’analogia come strumento principe della conoscenza storica è al centro di questo libro, il cui tema dominante è come si pensano i fatti storici, ed il cui interlocutore costante è il revisionismo storiografico. Perciò il lettore si imbatte dal principio alla fine nei due eventi archetipici della nostra storia, la Rivoluzione francese e la Rivoluzione russa, posti sul banco di prova della comprensione analogica e degli andirivieni mentali del revisionismo.

Luciano Canfora – Il presente come storia

Il presente come storia

L’uso pubblico della storia nacque con i sovrani dell’antico Oriente che inventarono e diffusero nei loro regni delle grandi lapidi per celebrare le loro gesta. Una tradizione rafforzata dalle letture in piazza di Erodoto che celebrava l’egemonia imperiale ateniese in uno spettacolo premiato con cifre consistenti dalla stessa Atene. In quella vicenda, Canfora ritrova gli elementi essenziali del legame della storia con il potere. Una pratica sempre più diffusa che dà spesso esiti imprevisti. In forte polemica con i “revisionismi” e le ricostruzioni dei vincitori, Canfora ci mette di fronte alle lezioni che la storia antica impartisce per capire il presente e decifrarne gli innumerevoli vincoli con il potere.

Luciano Canfora – Gli antichi ci riguardano

Gli antichi ci riguardano

Si discute da tempo del ruolo che la conoscenza della cultura e della storia antica possono avere in un mondo moderno e complesso come il nostro. E da più parti si levano voci che rivendicano l’opportunità di limitare lo spazio che gli studi classici continuano ad avere nei programmi di studio. Contro queste voci Luciano Canfora, pronuncia una polemica requisitoria, dimostrando “in vivo” che l’eredità degli antichi continua ad avere importanza decisiva per chi voglia comprendere appieno il tempo presente. Questioni oggi cruciali, il rapporto libertà, dipendenza, la cittadinanza, la natura unitaria del genere umano, la competenza come requisito della politica sono del tutto analoghe ai problemi che agitavano e laceravano la società antica, che seppe affrontarli scegliendo risposte non consolatorie.