Giulio Palermo – Baroni e portaborse

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L’università italiana, per i suoi docenti, è il luogo dell’autonomia scientifica, della libertà didattica, della meritocrazia e delle pari opportunità. Nessuno è vittima o artefice di rapporti di potere. Gli scandali dei concorsi truccati e i casi di malaffare sono frutto di atti illeciti e immorali, da combattere a suon di ricorsi amministrativi e codici etici. Per i suoi critici, invece, l’università ricalca una sorta di sistema feudale, governato da potenti baroni che dettano legge nei rispettivi feudi: dalla didattica alla ricerca scientifica, dalla spartizione di risorse pubbliche alla gestione dei rapporti con le imprese private, fino al reclutamento degli altri docenti, da scegliere tra i loro fedeli portaborse, attraverso consolidati meccanismi di cooptazione. Due visioni solo apparentemente contrapposte, ma che esprimono in realtà il carattere sia formale che informale del potere accademico. “Baroni e portaborse” mette in luce questo sistema di potere attraverso un’analisi storica, sociologica ed economica che sottopone a critica le concezioni stesse del potere sviluppate nelle scienze sociali. Un’indagine a tutto campo che permette di leggere la realtà accademica in una luce nuova e originale: non solo un problema di abusi e nepotismo baronale, ma l’ordinario funzionamento dell’università, in cui gli interessi di figure apparentemente contrapposte si identificano nella comune visione di un’università asservita al capitale..

Giulio Palermo – L’università dei baroni

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Dall’Unità d’Italia alla riforma Gelmini, dal fascismo alla Repubblica, da 150 anni l’università svolge un ruolo centrale nei processi di controllo sociale e di riproduzione dell’ideologia delle classi dominanti. Il suo governo è nelle mani di un ristretto numero di persone: i baroni delle cattedre. I quali perpetuano il proprio potere con il reclutamento delle nuove leve di docenti attraverso concorsi di pura facciata, cooptazione e precarietà. Pratiche che non sono una degenerazione recente ma aspetti ordinari del funzionamento dell’università. Una storia di leggi, tentativi di riforma e lotte studentesche: il Sessantotto, il Settantasette, la Pantera, l’Onda. E ora la dura contestazione per impedire che la Controriforma del governo Berlusconi – con il taglio dei finanziamenti, l’attentato al diritto allo studio, la cancellazione dei ricercatori, la soppressione di corsi non funzionali al mondo delle imprese, il ricorso al precariato – metta definitivamente in ginocchio l’università. Uno scempio al quale contribuiscono o assistono indifferenti molti professori che, dopo aver giurato nel passato fedeltà al fascismo, si apprestano ora a giurare fedeltà al mercato e a Confindustria.

Raul Mordenti – L’università struccata. Il movimento dell’Onda tra Marx, Toni Negri e il professor Perotti

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L’obiettivo, assai ambizioso, di questo libro è contribuire alla definizione di un’analisi della composizione di classe dell’Università. Per “composizione di classe” intendo il peculiare rapporto, sempre dinamico e di difficile individuazione, che esiste fra i connotati oggettivi e – per così dire – “tecnici” delle varie figure presenti in un processo produttivo, e i loro connotati soggettivi, cioè “politici”, in altre parole il loro potenziale di conflitto; come si comprende, deriva anzitutto dall’adeguata comprensione di questo nodo, nelle forme specifiche e originali con cui esso si presenta nell’Università, la possibilità di individuare e praticare una linea politica utile.

Fondazione Res – Università in declino: Un’indagine sugli atenei da Nord a Sud

Università in declino

Il tema dell’istruzione e della formazione di capitale umano qualificato è sempre più riconosciuto come fattore cruciale per uno sviluppo economico solido e capace di coesione sociale. Dopo aver già analizzato il tema dell’istruzione secondaria (2015), la Fondazione Res dedica il suo Rapporto annuale all’istruzione universitaria nel nostro paese: le iscrizioni, le carriere e i servizi per gli studenti, l’offerta didattica e la qualità della ricerca, il trasferimento tecnologico e il contributo allo sviluppo economico dei territori, le modalità di finanziamento sono solo alcuni degli aspetti affrontati nel volume. Ne emerge l’immagine di un’università in declino, con un peso e un ruolo fortemente ridimensionati rispetto a quanto accade nel resto dei paesi avanzati. In controtendenza rispetto agli altri contesti nazionali, in particolare in Europa, l’Italia ha visto sensibilmente calare gli studenti iscritti e i laureati. Si è inoltre ridotto il numero dei docenti ed è diminuito vistosamente l’impegno finanziario pubblico. Se è vero che il declino dell’università è una questione nazionale, non vi è dubbio tuttavia che una serie di fenomeni preoccupanti si concentra maggiormente al Sud, dove si acuiscono le distanze rispetto al Nord del paese. Si tratta di un «nuovo divario», perché, a differenza di altri fenomeni economici e sociali, esso prende forma soprattutto a partire dagli anni settanta, con il passaggio dall’università d’élite a quella di massa; e si rafforza notevolmente nel periodo più recente. Il volume curato da Gianfranco Viesti e realizzato con il contributo di ricercatori appartenenti a diverse istituzioni, analizza a fondo queste tendenze, indaga sulle cause e sui processi che ne hanno prodotto gli esiti e ne valuta le implicazioni per politiche più efficaci e consapevoli.

Fondazione Res – L’istruzione difficile

L'istruzione difficile

La formazione di capitale umano qualificato è uno dei fattori all’origine della crescita economica. In questi anni di crisi, il Mezzogiorno sta sperimentando forti difficoltà nel produrre e valorizzare un tale capitale. Le ragioni di siffatta situazione dipendono non soltanto dai noti fenomeni legati all’emigrazione di giovani con livelli elevati di istruzione, ma anche dai cospicui ritardi negli apprendimenti e nelle competenze di base degli studenti meridionali. Questi risultati, spesso richiamati da indagini ufficiali e dalla letteratura scientifica, vengono confermati e approfonditi dal Rapporto Res 2014. Ma come si possono spiegare differenze così ampie nei rendimenti scolastici fra Nord e Sud del paese? Quanto conta il retroterra economico e culturale delle famiglie o la situazione del contesto locale? E quanto invece incidono i diversi attori, come dirigenti scolastici e insegnanti, che operano dentro la scuola e ne definiscono la capacità di formare le competenze degli studenti? Quali sono, in definitiva, i fattori che rendono veramente «difficile» il percorso di istruzione di un giovane siciliano o del Sud Italia? La ricerca, realizzata dalla Fondazione Res e curata da Pier Francesco Asso, Laura Azzolina e Emmanuele Pavolini, cerca di rispondere a queste domande e mostra in che modo i diversi fattori legati al contesto esterno o al buon funzionamento delle scuole influiscano sui divari territoriali negli apprendimenti. Ricorrendo a metodi di ricerca quantitativi e qualitativi, il volume indaga il mondo della scuola e approfondisce, anche attraverso l’ausilio di un consistente numero di studi di caso (siciliani e di altre regioni del Sud e del Nord), esperienze diverse da cui si traggono molti suggerimenti per la messa a punto di politiche dirette al miglioramento dei risultati dell’istruzione.