Richard A. Posner – La crisi della democrazia capitalista

La crisi della democrazia capitalista (Paperback) di [Posner, Richard]

Attraverso una lucida narrazione della crisi e con capitoli che analizzano le questioni più critiche del crollo economico e della graduale lenta ripresa, Posner aiuta i lettori non specialisti a capire i cicli economici, le istituzioni finanziarie e governative, le pratiche, le transazioni, mantenendo tuttavia una neutralità e un’obiettività impossibili per quelle persone che sono professionalmente fedeli a una teoria piuttosto che a un’altra.

Axel Honneth – Riconoscimento. Storia di un’idea europea

Riconoscimento: Storia di un'idea europea di [Honneth, Axel]

Axel Honneth è uno dei maggiori filosofi europei e dirige l’Istituto per la ricerca sociale fondato da Max Horkheimer e Theodor Adorno. Questo libro racconta una storia del pensiero europeo, che fin dall’inizio della modernità è attraversato dall’idea che i soggetti sociali siano legati da un rapporto di riconoscimento. Con lo sguardo rivolto alle tre principali tradizioni di pensiero del Vecchio continente, Honneth ci conduce lungo un viaggio tra la Francia, l’Inghilterra e la Germania e disegna i percorsi delle diverse declinazioni di questa idea e delle sue interpretazioni, raccontando ogni volta le sfide politiche e sociali che ne hanno dettato l’urgenza.
Da Rousseau a Sartre, da Hume a Mill, da Kant a Hegel, la storia dell’idea di riconoscimento ci permette di pensare una società dinamica e conflittuale, capace di ospitare il dissenso e per questo democratica.
Queste figure dell’idea di riconoscimento affondano le proprie radici nel Diciassettesimo secolo e hanno formato la nostra tradizione culturale, interagendo e contaminandosi tra loro fino a oggi. In una società sempre più divisa, il riconoscimento è una risorsa preziosa e necessaria per difendere un’idea di democrazia che non possiamo più dare per scontata. Perché l’idea di riconoscimento, spiega Honneth, è la coscienza di una reciproca appartenenza.

Adam Przeworski – Perche disturbarsi a votare?

Con il crollo dei partiti tradizionali in tutto il mondo e con gli esperti che predicono una crisi della democrazia, il valore delle elezioni come metodo per selezionare da chi e come siamo governati è messo in discussione. Quali sono le virtù e le debolezze delle elezioni? Ci sono limiti a ciò che possono realisticamente farci ottenere? Le elezioni, sostiene l’autore, sono intrinsecamente imperfette ma restano il modo meno sbagliato di scegliere i nostri governanti. Anche se le loro imperfezioni potessero essere affrontate, sarebbe ingenuo presumere che esse possano risolvere tutti i mali della società. Il più grande valore delle elezioni, di per sé sufficiente a difenderle, è che elaborano qualsiasi conflitto possa sorgere nella società in termini di libertà e di pace. Resta da vedere se riescano a farlo nel clima politico turbolento di oggi.

Richard Sennett – Costruire e abitare. Etica per la città

Costruire e abitare: Etica per la città di [Sennett, Richard]

Fin dall’antichità esiste una tensione tra il modo in cui le città sono costruite e la capacità delle persone di abitarle. Oggi la maggior parte della popolazione mondiale abita in città.
In uno studio urbanistico che chiude la trilogia dell’homo faber nella società, dopo L’uomo artigiano e Insieme, Richard Sennett mostra come Parigi, Barcellona e New York hanno assunto la loro forma moderna e ci guida nei luoghi che sono l’emblema della contemporaneità, dalle periferie di Medellín in Colombia al quartier generale di Google a Manhattan. E denuncia la diffusione globale della “città chiusa” – segregata, irreggimentata e sottoposta a un controllo antidemocratico –, che dal Nord del mondo ha conquistato il Sud del mondo e i suoi agglomerati urbani in mostruosa espansione.
Secondo Sennett, esiste un altro modo di costruire e abitare le città. Nella “città aperta” i cittadini mettono in gioco attivamente le proprie differenze e creano un’interazione virtuosa con le forme urbane. Per costruire e abitare questa città, occorre “praticare un certo tipo di modestia: vivere uno tra molti, coinvolto in un mondo che non rispecchia soltanto se stesso. Vivere uno tra molti, nelle parole di Robert Venturi, permette ‘la ricchezza di significati anziché la chiarezza di significato’. Questa è l’etica della città aperta”.

Max Tegmark – Vita 3.0 Essere umani nell’era dell’intelligenza artificiale

Vita 3.0: Essere umani nell’era dell’intelligenza artificiale di [Tegmark, Max]

In che modo l’intelligenza artificiale influirà su criminalità, giustizia, occupazione, società e sul senso stesso di essere umani? Come possiamo far crescere la nostra prosperità grazie all’automazione senza che le persone perdano reddito o uno scopo? Quali consigli dobbiamo dare ai bambini di oggi per la loro futura carriera lavorativa? Dobbiamo temere una corsa agli armamenti con armi letali autonome? Le macchine alla fine ci supereranno sostituendo gli umani nel mercato del lavoro? L’intelligenza artificiale aiuterà la vita a fiorire come mai prima d’ora o ci darà un potere più grande di quello che siamo in grado di gestire?
Questo libro offre gli strumenti per partecipare alla riflessione sul tipo di futuro che vogliamo e che noi, come specie, potremmo creare. Non teme di affrontare l’intero spettro dei punti di vista o i temi più controversi: dalla superintelligenza al significato dell’esistenza, alla coscienza e ai limiti ultimi che la fisica impone alla vita nel cosmo.

Kevin Kelly – L’inevitabile. Le tendenze tecnologiche che rivoluzioneranno il nostro futuro

L'inevitabile di [Kevin Kelly]

Come vivremo fra trent’anni? Non siamo ancora in grado di prevedere il futuro, ma alcune risposte sono certe, o quasi. Per esempio, non avremo un’auto di proprietà: pagheremo per abbonarci a un servizio di mobilità e trasporto da utilizzare all’occorrenza. Anzi, non possederemo quasi nulla, ma quando ci servirà qualcosa potremo accedervi facilmente. La realtà virtuale sarà ormai «reale», farà parte di qualsiasi telefono cellulare. Dialogheremo con tutti i nostri dispositivi elettronici grazie a una serie predefi nita di gesti, e tutte le superfi ci saranno coperte di schermi interattivi, ognuno dei quali ricambierà puntualmente i nostri sguardi. Tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana saranno tracciabili e registrabili, da noi stessi ma anche dagli altri. I robot e le macchine pensanti ci avranno rimpiazzati nei vecchi impieghi, ma non resteremo senza lavoro, perché nel frattempo proprio quelle tecnologie avranno creato nuove occupazioni.
Trent’anni fa Kevin Kelly – uno dei fondatori della rivista Wired – previde che l’avvento di Internet avrebbe rivoluzionato il mondo. L’inevitabile descrive – con il saggio ottimismo che è proprio dei grandi visionari – la strada che l’innovazione sta tracciando per i prossimi decenni. Leggendo queste pagine saremo catapultati in un futuro nel quale l’intelligenza artifi ciale e immense reti di dati e saperi avranno permeato di conoscenza ogni aspetto della realtà umana; e tutto sarà fl uido, accessibile, condivisibile, interattivo e sempre in divenire. La prosa entusiasmante di Kelly ci farà vivere le nostre vite future, e osserveremo il nostro nuovo modo di lavorare, apprendere, giocare, comprare, comunicare con gli altri.
Le forze tecnologiche che stanno riplasmando la società sono già attive, sono interdipendenti, e sono soprattutto inarrestabili. È inutile opporsi. Dobbiamo invece predisporci ad accogliere la complessa e stupefacente convergenza tra l’umanità e le macchine, una sinergia che spezzerà ogni confi ne nazionale e ogni legge dell’economia, e che a volte potrà produrre caos e scontento, ma porterà soprattutto straordinari benefi ci individuali e sociali.

Jacques Bouveresse – Il mito moderno del progresso

Il mito moderno del progresso: Filosoficamente considerato di [Bouveresse, Jacques]

Intrisa di pensiero postmoderno, la nostra epoca potrebbe essere caratterizzata dal più completo scetticismo nei confronti delle grandi narrazioni della modernità, se una nozione non continuasse a dominare imperterrita la scena: la nozione di progresso. Non vi è discorso pubblico di uomini politici, tecnocrati, economisti, imprenditori e finanzieri in cui la parola «progresso» non ricorra come una speranza, un compito, un obbligo cui attenersi. Il dovere di servire il progresso è, insomma, la vera e propria parola d’ordine del nostro tempo, la fede da fare propria per non incorrere nell’esclusione da ogni agire pubblico.
Già nel 1909, nel suo articolo intitolato Der Fortschritt [Il progresso], Karl Kraus denunciava il carattere vuoto e formale dell’idea di progresso: più che un reale movimento, essa indica l’«impressione del movimento», una sorta di punto di vista fatale per il quale, qualsiasi cosa facciamo, agiamo sempre sotto il riguardo del progresso e mai del regresso.
Da Kraus a Musil, a Orwell, a Wittgenstein e a Georg Henrik von Wright si è sviluppato un ampio pensiero critico di tale idea che Jacques Bouveresse riprende e commenta in queste pagine per mostrare la totale insensatezza di una nozione per la quale «tutto ciò che si fa oggi di nuovo nelle nostre società, e anche tutto ciò che semplicemente si fa, è situato sotto il segno del progresso».

Progetto Fascismo 2019. Sezione B. Fascismo e Economia

Cari amici di LDB,

eccoci, dopo un mese esatto dalla prima uscita, con la seconda parte del Progetto Fascismo 2019 (a questo link, per chi se lo fosse perso, trovate il piano completo).

Come da titolo, selezione dedicata al fascismo e ai suoi rapporti con l’economia: il funzionamento dei sindacati sotto il regime, la politica monetaria, i rapporti con la grande industria, con  uno sguardo in particolare al fenomeno del corporativismo.

Ringrazio i miei insostituibili compagni di viaggio, e cioè irmaladolce, apernod, charlie e dilmun del prezioso lavoro svolto anche in questa occasione. Senza di loro tutto questo non sarebbe stato possibile.

Ricordo che a tutti coloro che volessero aiutare il sito in generale e questo progetto in particolare che possono farlo versando una quota a piacere utilizzando gli appositi strumenti nella barra a lato. Grazie a tutti coloro che vorranno dare una mano e ovviamente a quelli che lo hanno già fatto.

 

Buone letture

 

Nat

Alessio Gagliardi – Il corporativismo fascista

Il corporativismo fascista (Quadrante Laterza Vol. 161) di [Gagliardi, Alessio]

Il fascismo volle proporsi come ‘terza via’ alternativa al capitalismo e al socialismo, come esperimento rivoluzionario fondatore di uno ‘Stato nuovo’ e di un diverso sistema sociale. Della terza via fascista il corporativismo fu uno degli aspetti principali e maggiormente appariscenti. Oggetto di accesi dibattiti e della costante attenzione delle gerarchie del fascismo, l’attuazione delle corporazioni fu però tardiva e per nulla commisurata alle aspettative. Nonostante la notevole sproporzione tra le parole e i fatti, l’azione del sistema corporativo non fu però senza esito, perché accompagnò e favorì trasformazioni profonde nell’organizzazione delle classi e dei ceti e nel rapporto tra la società e lo Stato.

Franco Catalano – Fascismo e piccola borghesia

Il regime fascista muore,” scriveva Gramsci il 1° settembre ’24, “perché non solo non è riuscito ad arrestare, ma anzi ha contribuito ad accelerare la crisi delle classi medie…”[…] era una osservazione molto importante che poteva aiutare a capire le vicende di quel periodo, ad es. il delitto Matteotti, generato dalla volontà dei fascisti estremisti di dimostrare al paese che i padroni erano sempre loro Questo libro si propone di approfondire le cause e i motivi di quella crisi della piccola e media borghesia, crisi che fu particolarmente grave per Mussolini e per il suo regime, in quanto perdevano l’appoggio di quel ceto che, subito dopo la guerra, aveva guardato con simpatia alle camicie nere. E si propone anche di vedere fino a che punto le correnti antifasciste (i popolari, i comunisti, i socialisti unitari-riformisti e i massimalisti) compresero tale crisi del ceto medio e di chiarire se scorsero la possibilità di inserirsi nel gioco politico che si apriva quasi inaspettatamente. Infine, cerca di mettere in rilievo la posizione della cultura del tempo di fronte al trono barcollante del nuovo dominatore e di definire l’esatta collocazione delle tendenze fasciste dissidenti (di destra ortodossa come Bottai, e di destra e di sinistra, se così si può di re) Su tutto pesa un giudizio fortemente negativo sul trasformismo che continuò una tradizione a cui il nostro popolo, purtroppo, era ormai da lungo tempo abituato e che continuerà anche dopo la caduta del regime: un trasformismo attuato dal duce ma che trovò alcuni strati sociali pronti e disposti ad approfittarne per reinserirsi nel nuovo – ma fin troppo vecchio – Stato per volgerlo a proprio favore.