Massimiliano Panarari – Uno non vale uno. Democrazia diretta e altri miti d’oggi

Uno non vale uno: Democrazia diretta e altri miti d'oggi di [Panarari, Massimiliano]

L’utopia di una società orizzontale, trasparente e senza gerarchie è tornata prepotentemente alla ribalta negli ultimi anni, complice l’impatto destabilizzante di Internet sul nostro modo di comunicare e di valutare l’operato della classe dirigente. Da dove ha origine l’opinione diffusa secondo la quale, se la gente comune potesse esercitare pienamente il potere, tutto andrebbe meglio? Sappiamo davvero di cosa parliamo quando parliamo di democrazia diretta?
Oppure l’uso continuo e la popolarità di cui gode questo ideale all’apparenza cristallino nascondono uno dei più grandi abbagli degli ultimi anni? Attraverso cinque espressioni chiave che richiamano altrettanti «miti d’oggi» – Popolo, Autenticità, Tecnologia, Disintermediazione, Democrazia diretta –, in questa brillante disamina della politica contemporanea Massimiliano Panarari chiarisce le radici del presunto «primato della gente» che sta scuotendo le fondamenta della nostra democrazia, e offre un’utile chiave di lettura per capire l’evoluzione della galassia populista internazionale e, soprattutto, di quella italiana, dagli esordi con la Lega all’exploit con il berlusconismo, dalle varie fasi del «turbo-renzismo» al trionfo del Movimento 5 Stelle, fino alla sintesi alchemica del governo giallo-verde.

Giovanni Boniolo – Il pulpito e la piazza. Democrazia, deliberazione e scienze della vita

Come possono i cittadini intervenire nel dibattito etico intorno a questioni di biomedicina, seguendo l’autorità del pulpito, unendosi al caos della piazza o decidendo diversamente? La democrazia deliberativa offre una risposta. Ma che cos’è? Con molti esempi relativi a dibattiti su problemi bioetici, l’autore delinea le basi costitutive della deliberazione, che così sintetizza: “Non si ammetta ai dibattiti deliberativi chi non sa nulla su ciò che si delibera né su come si delibera; solo a tale condizione è possibile avere una buona democrazia deliberativa, evitando demagogia e ipocrisia”.

AA. VV. – La democrazia tra libertà e tirannide della maggioranza nell’Ottocento

Gli autori e gli studiosi, chiamati a raccolta per affrontare la questione della «democrazia tra libertà e tirannide della maggioranza», hanno orientato l’analisi prevalentemente sul secolo dei trionfi dei liberalismi: tuttavia, inevitabili sono stati i collegamenti, i richiami, le interferenze sia con le epoche precedenti sia con il Novecento e con l’avvio del Terzo Millennio. L’argomento oggetto di esplorazione è stato sviluppato soprattutto con riferimento ai successi e ai cambiamenti della democrazia nell’America del Nord e in Europa, ma la discussione sollevata, se da un lato è stata estesa, profonda e articolata, partendo tanto da ricerche storico-politiche che concettuali, ha trovato indubbie conferme nell’esame delle formazioni sociali e istituzionali differenziate proposte; gli espedienti, le tecniche, le procedure — per utilizzare nel suo nucleo essenziale la terminologia kelseniana – hanno prospettato una molteplicità di problemi nuovi, affrontati nei modi più variegati a seconda delle società, delle regioni, dei continenti, superando perciò i ristretti confini del Vecchio e del Nuovo Mondo.

John Lukacs – Democrazie e populismo

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L’autore si pone il problema di come la democrazia del nostro tempo sia progressivamente cambiata, rendendosi sempre più vulnerabile alle sirene della demagogia. Egli analizza i contrapposti sistemi politici che hanno attraversato il Novecento: liberalismo, nazionalismo, fascismo, bolscevismo, nazismo. Riflettendo sulla democrazia americana, ne descrive l’evoluzione dal Settecento a oggi come una progressiva deriva verso un pericoloso e forse irreversibile populismo. Tale involuzione è avvenuta attraverso mezzi sempre più potenti e invasivi: la pubblicità, l’intrattenimento e l’ideologia.

Emilio Gentile – In democrazia il popolo è sempre sovrano? Falso!

“In democrazia il popolo è sempre sovrano”

Oggi quasi tutti gli Stati, i partiti, i movimenti politici si dichiarano democratici. Abraham Lincoln definì la democrazia «il governo del popolo, dal popolo, per il popolo». Nelle democrazie del nostro tempo le cose stanno proprio così? Sembra ormai che il popolo faccia da comparsa in una democrazia recitativa: entra in scena solo al momento del voto. Poi, nella realtà, prevalgono le oligarchie di governo e di partito, la corruzione nella classe politica, la demagogia dei capi, l’apatia dei cittadini, la manipolazione dell’opinione pubblica, la degradazione della cultura politica ad annunci pubblicitari. E se nelle democrazie attuali questi fossero tratti non contingenti ma congeniti?

George G. Szpiro – La matematica della democrazia

La matematica della democrazia

«Qual è il candidato che il popolo ha scelto?» La domanda è semplice, ma la risposta non lo è per niente. Fin dalla nascita della democrazia, nella Grecia di 2500 anni fa, ci si è accorti che la distribuzione dei voti e dei delegati di un’assemblea è un problema matematico che in molti casi può portare a soluzioni paradossali. Gestire in maniera «assolutamente giusta» il meccanismo di voto è stato per secoli – e lo è ancora – un problema senza soluzione. Da Platone a Plinio, da Llull a Laplace, Condorcet, Jefferson, von Neumann, Arrow: in tutte le epoche e in ogni tipo di democrazia le menti più raffinate si sono dedicate a risolvere il problema di stabilire in maniera corretta «chi ha vinto»; ma la soluzione si è dimostrata elusiva. Che si scelga il proporzionale puro, il maggioritario con correzioni o qualche altro sistema tra i moltissimi ormai inventati, c’è sempre modo di distorcere il risultato o di arrivare a un vero e proprio paradosso inaggirabile, dove non vince nessuno, vincono tutti o è di fatto impossibile distribuire i seggi equamente. Attraverso esempi storici e spiegazioni matematiche – rese con invidiabile chiarezza e senza bisogno di usare formule –, George Szpiro illustra la storia di questo rompicapo, i personaggi che hanno preso parte al dibattito e le raffinate insidie della matematica della democrazia. D’altra parte è dimostrato che i paradossi sono inevitabili e che ogni meccanismo di voto presenta delle incongruenze e può essere manipolato. Salvo uno, certo, ma si chiama dittatura.

Ralf Dahrendorf – Dopo la democrazia

Dopo la democrazia

Dove è finita la democrazia? Paralizzata in Europa, scavalcata dalla globalizzazione, sopraffatta dal marketing politico, impantanata tra anarchia di piazza e apatia elettorale. Come si può costruire una ‘nuova democrazia’, dopo la morte di quella che conoscevamo?Appassionato e rigoroso, puntuale e premonitore, Ralf Dahrendorf continua a riflettere sulle sfide della e alla democrazia contemporanea. Piero Ignazi, “Il Sole 24 Ore”Senza profezie azzardate o banali osservazioni, questo libro-intervista abbraccia quasi tutti i temi del dibattito politico corrente, dalla globalizzazione al nuovo localismo, dall’Europa alla bioetica. Ed è uno sforzo per capire e per formulare proposte di riforma tenendo fede a un fondamentale assunto etico-politico: «dopo la democrazia, noi dobbiamo e possiamo costruire una nuova democrazia». Maurizio Griffo, “L’Indice”

Domenico Losurdo – La Seconda Repubblica. Liberalismo, federalismo, postfascismo

cover0001L’ondata liberista odierna mira a liquidare i diritti economici e sociali sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo adottata dall’ONU nel 1948. Le nuove politiche economiche, a livello mondiale, sono impegnate a promuovere una sorta di redistribuzione del reddito a favore dei ceti più ricchi. Liberismo e secessionismo minacciano anche l’Italia e le sinistre sembrano svolgere un ruolo subalterno all’ideologia dominante.

Giuseppe Rensi – La democrazia diretta

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Costretto a rifugiarsi in Svizzera all’indomani della feroce repressione dei moti di Milano del maggio 1898 (i cannoni di Bava Beccaris…), il giovane militante socialista Giuseppe Rensi vi pubblicava nel 1902 la prima edizione di questo libro, che regge benissimo il tempo e sembra riemergere nei momenti più tesi della storia italiana (altre edizioni apparvero nel 1926 e nel 1945). Osservando i caratteri di tre forme di governo (l’antico assolutismo, la monarchia costituzionale e le forme «repubblicane-democratiche moderne»), Rensi si poneva un interrogativo che è rimasto centrale: come impedire che una minoranza organizzata domini sempre una maggioranza disorganizzata? È lo stesso tema che ritroviamo in Gaetano Mosca e Vilfredo Pareto – e già si delineava in Tocqueville. Come sempre, Rensi è magnifico nell’analisi, nell’enucleare le contraddizioni, nel trarre conseguenze da episodi. E la sua critica, spietata e impassibile nei confronti dell’assolutismo e della monarchia costituzionale, non è meno corrosiva quando si appunta sulla democrazia rappresentativa: proprio per salvarla dai suoi mali cronici Rensi introdusse – con un occhio alla confederazione svizzera – il tema, provocatorio allora come oggi, della democrazia diretta.
La democrazia diretta apparve per la prima volta nel 1902 col titolo Gli anciens régimes e la democrazia diretta. Lo riproponiamo qui sulla base dell’edizione del 1926, l’ultima licenziata dall’autore.