Lenin – L’imperialismo fase suprema del capitalismo

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Alla luce dei fatti nuovi che han­no mutato tanti aspetti dell’impe­rialismo, le analisi fondamentali di questo « saggio popolare » sono an­cora confermate dalla realtà: le que­stioni dell’economia contemporanea continuano ad aggirarsi attorno a quel nodo storico-sociale che Lenin diede da sciogliere al proletariato internazionale.

Lenin – L’imperialismo. Tutti gli scritti sulla fase suprema del capitalismo

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Il volto simbolo della rivoluzione d’ottobre era anche un grande teorico e scrittore. In queste pagine, Lenin intuisce il destino del capitalismo. In una lucida riflessione supportata dalla logica stringente e dai dati si descrive lo spirito della rapina che muove le nazioni capitaliste a impossessarsi delle ricchezze altrui. In una sola grande analisi ecco descritto il motore avido del colonialismo, la ragion di Stato che si trincera dietro ideali di propaganda, ma che è asservita al potere del denaro. La guerra al terrore per esportare la democrazia era al di là da venire, ma Lenin mette già in campo tutte le armi della critica geopolitica per smascherare la brutalità della legge del profitto.

Nikolaj Bucharin – L’imperialismo e l’accumulazione del capitale

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Quando nel 1913 Rosa Luxemburg elaborò una critica radicale della teoria marxiana della riproduzione e sostenne l’idea dell’inevitabile crollo economico del sistema capitalistico, tutta la socialdemocrazia tedesca insorse contro questa tesi.
Circa dieci anni dopo, il più giovane e prestigioso teorico del marxi­smo rivoluzionario russo, N. I. Bucharin, riprese i temi « luxembur­ghiani » confutandoli nel saggio che qui si pubblica per la prima volta in italiano.

John Atkinson Hobson – L’imperialismo

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La lettura de L’imperialismo di Hobson (1902) è un’occasione rara per collocare l’esperienza del mondo contemporaneo in una prospettiva storica. Per l’analisi vivace dei rapporti di dominazione, per la freschezza sorprendente con cui ci introduce alla patologia di un’intera epoca, per l’ispirazione liberale e democratica, questo classico di Hobson è un compagno di viaggio prezioso per comprendere quanto cammino è stato percorso e quanto resta da compiere in un mondo ancora sognato da grandi asimmetrie e da enormi diseguaglianze.

Rosa Luxemburg – L’accumulazione del capitale

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Il capitalismo internazionale non può non generare, prima o poi, “un periodo di catastrofi”. Si comprende quanto sia più che mai attuale quest’affermazione che costituisce la tesi di fondo de “L’accumulazione del capitale”, il principale testo di teoria economica di Rosa Luxemburg, pubblicato a Berlino nel 1913. L’opera è stata scritta per superare una contraddizione logica insita nella spiegazione dell’accumulazione capitalistica data da K. Marx. Nella società capitalistica “pura” (cioè composta soltanto di capitalisti e di lavoratori) considerata da Marx, il processo di “riproduzione allargata” (accumulazione) si rivela impossibile: i capitalisti non sono in grado di investire i loro risparmi, dal momento che non possono realizzare il plusvalore destinato alla capitalizzazione a causa della mancanza di acquirenti. Infatti, l’espansione dei consumi da parte della stessa classe capitalistica deve considerarsi incompatibile con l’accumulazione; e l’aumento naturale della popolazione, di per sé, non dà origine a una domanda “effettiva”. La tesi di Rosa Luxemburg è che per lo sviluppo del capitale sia assolutamente necessario l’imperialismo, inteso come fase di concorrenza acuta e senza limiti tra i capitalismi nazionali.

Tom Kemp – Teorie dell’imperialismo. Da Marx a oggi

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Questo volume offre una serie di analisi comparate, svolte da un punto di vista marxista, di alcune tra le principali teorie dell’imperialismo. Tom Kemp, uno studioso inglese che insegna all’Università di Hull, inizia il suo esame con alcuni cenni sull’opera di Marx, individuando nei suoi scritti la descrizione dei fenomeni economici e sociali e le leggi di sviluppo che stanno alla base delle teorie marxiste sull’imperialismo. Dopo un capitolo su Hobson, cui si deve il conio del termine e la prima trattazione sistematica del problema, Kemp esamina le opere «classiche» di Rosa Luxemburg e di Lenin, considerata – quest’ultima – come la massima sistemazione teorica, e punto di riferimento degli sviluppi della teoria. L’autore passa poi alla critica di altre tesi: quelle dei sottoconsumisti liberali, degli autori che considerano l’imperialismo come un fenomeno essenzialmente politico (tra cui Schumpeter), nonché dei sovietici e dei comunisti «ortodossi». Nella sua vivace e spesso polemica esposizione, l’autore giunge ad affrontare questioni molto più ampie, prendendo in considerazione diversi problemi nei campi dell’economia, della storia, della sociologia e della politica. Il volume assolve cosi un duplice compito di esposizione critica e di stimolo al dibattito.

Rudolf Hilferding – Il capitale finanziario

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A un secolo di distanza, di fronte al fallimento della teoria economica dominante nell’interpretazione e nella cura della grande contrazione, è giunto il momento di riscoprire Hilferding. La sua penetrante analisi del denaro, del credito, della società per azioni e della borsa fornisce al lettore contemporaneo le coordinate basilari per indagare sulle determinanti degli odierni processi di concentrazione finanziaria e delle attuali crisi economiche, e offre spunti fecondi per una nuova teoria generale dei meccanismi di riproduzione e crisi del capitale, dello Stato e della lotta tra le classi e tra le nazioni per la conquista del potere. Un libro che annoda i fili di una riflessione partita da Marx sulle contraddizioni di un sistema in cui i rapporti tra uomini sono celati dietro rapporti tra cose e il cui nesso costitutivo ha assunto la forma di “un misterioso oggetto la cui ingannevole luce abbaglia tuttora la vista degli economisti, che non si sono ancora decisi a chiudere gli occhi di fronte al suo splendore”. Introduzione di Emiliano Brancaccio e Luigi Cavallaro.

Joseph Schumpeter – Sociologia dell’imperialismo

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Questo volume raccoglie due significativi saggi di J. A. Schumpeter. Nel primo, Sociologia degli imperialismi, l’A. analizza i casi più importanti di imperialismo che si sono succeduti nel corso dei secoli: dall’antico Egitto all’impero romano, agli imperatori tedeschi del tardo Medioevo, al colonialismo inglese del diciannovesimo secolo. Nel secondo saggio, Le classi sociali – in ambiente etnicamente omogeneo, l’analisi de!l’imperialismo come fenomeno politico si collega strettamente alla tematica dello sviluppo economico e alla ricerca sulle classi sociali. La tesi di Schumpeter è che non si possa definire l’imperialismo fermandosi solo alla fase più recente dello sviluppo del capitalismo industriale, come aveva fatto Lenin, e trascurando d’altra parte i processi storici e le trasformazioni sociali che rendono la realtà contemporanea ben diversamente articolata. Gran parte della borghesia e la stessa classe operaia, secondo Schumpeter, sono costituzionalmente contrarie a politiche espansionistiche aggressive che non rappresentano la miglior via per la propria crescita economico-sociale. Politici demagoghi, frange di intellettuali, caste militari sono certamente più responsabili dei capitalisti, a giudizio dell’economista austriaco, nel provocare fenomeni imperialistici e nell’alimentarli « culturalmente ». Di qui l’ obbligo di storicizzare l’imperialismo e di valutarne lo svolgimento anche autonomamente dall’analisi dei rapporti di produzione.

Felix Greene – Il nemico. L’imperialismo

coverChe cosa è l’imperialismo? Come è incominciato? Come funziona? Quali sono i suoi punti deboli? Il volume di Felix Greene, già noto per i libri e i film che ha dedicato a Cina e Vietnam, risponde a questi interrogativi con una documentazione precisa e una chiarezza di linguaggio, che lo rendono indispensabile a chi voglia orientarsi in uno dei problemi decisivi del nostro tempo. L’imperialismo di cui Greene smonta i meccanismi non è una idea astratta, ma una organizzazione che in modo diretto travolge e degrada l’esistenza di centinaia di milioni di uomini, che produce la violenza, la guerra, le ingiustizie razziali e sociali, lo sfruttamento dei paesi poveri, la disumanizzazione della società industriale. La documentazione di Greene si basa soprattutto sugli Stati Uniti, «forza trainante dell’imperialismo, ovunque esso operi», e sulla loro strategia politica, economica e militare, che non ha solo per oggetto i paesi «sottosviluppati», ma anche i paesi industrialmente avanzati dell’Occidente. L’ultima parte del volume è infine dedicata alle alternative rivoluzionarie, fase iniziale — dice Greene — di un conflitto implacabile.