Edward W. Said – Covering Islam. Come i media determinano la nostra visione del resto del mondo

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L’assunto di Said è presto detto: l’imperialismo economico americano ed europeo (Francia e Gran Bretagna) necessita, per mantenere il suo dominio, di una costruzione simbolica del nemico. L’Islam, il “diverso”, l’Altro diventano l’oggetto artificiale su cui riversare le inquietudini di un Occidente in preda al panico. Said studia la cronaca giornaliera dei maggiori quotidiani americana, pesa ciascuna parola proferita nei dibattito televisivi, smonta con una pratica critica impareggiabile le asserzioni interessate degli esperti di geopolitica: ne esce un quadro a tinte fosche delle distorsioni ideologiche praticate dai “media”, con una chiara strategia militare e politica.

Luisa Stagi – Food porn. L’ossessione per il cibo in Tv e nei social media

Food porn

L’ossessione per la cucina, per gli stili alimentari, per l’estetica dei dolci si è diffusa in una società dove, paradossalmente, la maggior parte delle persone è costantemente a dieta. Questo fenomeno è particolarmente evidente nei palinsesti televisivi che propongono una ridondanza di trasmissioni di cucina, ricette, gare culinarie, ma anche, e non di meno, reality, negli specifici format del lifestyle e del makeover, che si occupano della gestione del corpo e del grasso in eccesso, insomma di dieta. Gli stessi discorsi e le stesse contraddizioni trovano ampio spazio sui social media, invasi da un lato da foto di esperienze culinarie e blog di cucina e dall’altro da molteplici comunità di dimagrimento. Il libro aiuta a comprendere le molte facce e i molti perché di questo dilagante fenomeno, ma, soprattutto, ci porta a capire perché il nostro corpo ci pesa così tanto.

Carlo Formenti – Cybersoviet. Utopie postdemocratiche e nuovi media

Cybersoviet

La rivoluzione digitale non cessa di alimentare profezie sul futuro della politica. È in atto una mutazione di civiltà per cui le organizzazioni gerarchiche che hanno dominato le moderne società industriali stanno lasciando il posto a organizzazioni a rete (network) decentrate e orizzontali, analoghe agli organismi di democrazia diretta della Russia rivoluzionaria (i Soviet). Ma il sogno di un Web che si autogoverna rischia di sortire un esito imprevisto: a schiacciare i “cybersoviet”, questa volta, non saranno le baionette bolsceviche ma il trionfo di un capitalismo rampante, ben incarnato oggi da Google.

 

Vladimiro Giacchè – La fabbrica del falso. Strategie della menzogna nella politica contemporanea

Perché chiamiamo «democrazia» un paese dove il governo è stato eletto dal 20% degli elettori? Perché dopo ogni «riforma» stiamo peggio di prima? Come può un muro di cemento alto otto metri e lungo centinaia di chilometri diventare un «recinto difensivo»? Le torture di Abu Ghraib e Guantanamo sono «abusi», «pressioni fisiche moderate» o «tecniche di interrogatorio rafforzate»? Cosa trasforma un mercenario in «manager della sicurezza»? Perché nei telegiornali i Territori occupati diventano «Territori»? Rispondere a queste domande significa occuparsi del grande protagonista del discorso pubblico contemporaneo: la menzogna. Se un tempo le verità inconfessabili del potere erano coperte dal silenzio e dal segreto, oggi la guerra contro la verità è combattuta e vinta sul terreno della parola e delle immagini. Questo libro ci spiega come funziona e a cosa serve l’odierna fabbrica del falso.

Frédéric Martel – Mainstream. Come si costruisce un successo planetario e si vince la guerra mondiale dei media

Mainstream

“Mainstream. Parola di origine americana che può voler dire grande pubblico, dominante, popolare. L’espressione ‘cultura mainstream’ può avere una connotazione positiva, nel senso di cultura per tutti, ma anche negativa, nel senso di ‘cultura egemonica’.”Come si fabbrica un bestseller o un prodotto che vada a ruba sotto ogni latitudine? Perché il popcorn e la Coca-Cola rivestono ormai un ruolo centrale nell’industria cinematografica? Perché trionfa il modello americano di intrattenimento mentre al contempo declina sempre più velocemente quello europeo? Come fa l’industria indiana del cinema, Bollywood, a sedurre così facilmente il mercato africano? E infine, perché i valori difesi dalla propaganda cinese e dai media musulmani ricordano così da vicino quelli della Disney?Per rispondere a questi interrogativi, il ricercatore e giornalista Frédéric Martel ha condotto una lunga inchiesta che lo ha portato in oltre trenta paesi, da Hollywood all’India, dal Giappone all’Africa subsahariana, dal quartier generale di Al Jazeera nel Qatar fino alla sede del gigante messicano Televisa. Il risultato che emerge dalle oltre 1200 persone intervistate è inquietante: è cominciata la nuova guerra mondiale per il controllo dei contenuti. E al cuore di questo nuovo conflitto si situa proprio la cultura mainstream, la cultura che piace a tutti in tutto il mondo. Martel ci racconta questa storia con uno stile frizzante e coinvolgente, in cui finalmente compaiono i volti ei retropensieri dei protagonisti di questa vera e propria nuova guerra mondiale, il cui esito andrà a disegnare il futuro dei grandi conglomerati dei media e l’immaginazione e le modalità progettuali non solo nostre, ma anche dei nostri figli.”La distinzione tra culture non è più netta. Più che l’oggetto cambia lo sguardo, impegnato o disattento. E per un udito disattento si può usare Wagner come colonna sonora dell’Isola dei famosi.