Henry James – Gli ambasciatori

Gli Ambasciatori di [James, Henry]

Gli ambasciatori sono persone fidate che la signora Newsome, ricca possidente di Woollett, cittadina industriale del New England, spedisce a Parigi perché riportino a casa il figlio Chad, sospettato di sprecare il suo tempo in bagordi. Il primo di questi “ambasciatori” è Lambert Strether, cinquantenne di bella presenza, intelligente e interessato alla mano della signora Newsome. Giunto a Parigi, scopre che il vero motivo che trattiene Chad dal tornare è una relazione con Madame de Vionnet. Invece di impegnarsi nel convincere il giovane a far ritorno a casa, Strether si lascia sedurre dal fascino della vecchia Europa e della scoppiettante capitale francese, dimenticando del tutto il motivo del viaggio e mettendo in crisi non solo il ruolo di “ambasciatore”, ma il senso stesso del suo intero percorso esistenziale. Intanto la signora Newsome, non sapendo cosa pensare, invia uno dopo l’altro nuovi ambasciatori che, puntualmente, cadono a loro volta nella rete di fascinazioni del beau monde, rimanendone invischiati. Scritto tra il 1900 e il 1901 e pubblicato nel 1903, Gli ambasciatori è un romanzo ampiamente autobiografico, considerato dallo stesso James come il suo capolavoro.

Henry James – La fonte sacra

La fonte sacra di [James, Henry]

«La fonte sacra è il solo romanzo lungo in cui James si serve di una voce narrante in prima persona […]. Leon Edel ha riassunto in due righe la trama del romanzo: “un acuto e ipersensibile osservatore passa un fine settimana in una casa di campagna studiando ciò che ritiene essere il modo in cui due coppie si svuotano a vicenda”. La “sacra fonte” che dà il titolo al libro è quella da cui ciascuno dei quattro, secondo il narratore, attinge vita, intelligenza e giovinezza, che passa poi all’altro, alternativamente svuotandosi e riempiendosi. Ciò che – attraverso una fitta trama di ipotesi e di smentite, di indizi e di controprove, che fanno assomigliare il romanzo a una detective-story senza delitto – il narratore si studia di comprendere è da quale donna – da quale fonte – Gilbert Long, notoriamente sciocco, ha tratto improvvisamente la sua intelligenza e bevendo a quale sorgente la quarantenne signora Brissenden ha riacquistato la giovinezza che suo marito, anagraficamente più giovane, ha invece perduto […]. Nessuna delle risposte che di volta in volta egli crede di dover dare – Lady John, May Server, forse la stessa signora Brissenden – trova conferma […].
La fonte sacra è, in questo senso, l’esperimento supremo dell’arte di Henry James […]: ciò che alla fine il narratore – e con lui il lettore – contempla è un’ispirazione pura e senza oggetto, una Musa senza volto e senza nome […]».
Dalla prefazione di Giorgio Agamben

Henry James – Nella gabbia

Nella gabbia (L'isola) di [James, Henry]

Un’impiegata del telegrafo, prigioniera del suo gabbiotto e di un destino mediocre e inesorabile che farà di lei la moglie di un droghiere, sogna la vita degli altri – ricostruita pazientemente, telegramma dopo telegramma, unendo indizio a indizio – e proietta in essa desideri e ambizioni. Tanto basta a Henry James per evocare con crudele precisione quel mondo della borghesia di fine XIX secolo di cui è stato il ritrattista insuperato. Ma sbaglierebbe chi volesse ridurre “Nella gabbia” allo stato di impietoso referto sociologico, sia pure steso da una mano di magistrale delicatezza e sorretto da una finissima capacità di penetrazione psicologica. L’anonima telegrafista del romanzo interpreta un destino più vasto, che valica il tempo e lo spazio fino a lambire e a turbare la nostra stessa contemporaneità: è il destino di chi non sa, né forse può, trovare «una maglia rotta nelle rete che ci stringe», e sottrarsi all’imperioso ricatto dei sogni degli altri. Ancora con Montale, potremmo dire che lei, come noi, è “della razza di chi rimane a terra”.

Henry James – L’ umiliazione dei Northmore

L’umiliazione dei Northmore di [James, Henry]

Alla morte di Lord Northmore, il suo amico di lunga data Warren Hope partecipa al suo funerale, ma il freddo mette a dura prova la sua salute malandata e una polmonite fa sì che egli segua presto la stessa sorte dell’amico. La moglie di Warren considera questa fine come l’ultima beffa di un rapporto sbilanciato: i due uomini avevano iniziato a lavorare insieme ma, mentre Warren era rimasto nell’ombra e non aveva raggiunto alcuna gratificazione, morale ed economica, pur essendo il più intelligente tra i due, Lord Northmore era diventato ricco e illustre. Mrs Hope vuole vendetta e cerca l’umiliazione postuma di quella famiglia arrogante. L’occasione insperata le si presenterà grazie a un epistolario amoroso tenuto nascosto per molti anni.

Henry James – A Londra

A Londra (Le storie) di [James, Henry]

Henry James scrisse questo saggio – una dichiarazione d’amore per Londra – nel 1888, quando ormai da vent’anni viveva in Inghilterra, sua patria elettiva. Come afferma lo scrittore americano, per amare Londra nel modo giusto bisogna amare anche i suoi difetti. E difetti, nella capitale inglese, James non ha difficoltà a trovarne. Ma per quanti siano non possono impedire alla «tenebrosa Babilonia dei tempi moderni» di rimanere la città che con il suo fascino lo conquistò, nell’amata stagione delle nebbie, e lo avvinse con i più bei grigi al mondo, ma anche con il suo spirito democratico.

Henry James – Una vacanza romana e altri scritti

Una vacanza romana: e altri scritti di [James, Henry]

Una vacanza romana e altri scritti è una raccolta di scritti di Henry James – già parte del volume Ore italiane (1909) – dedicati alla città di Roma e ai suoi dintorni, visitati da James in uno dei suoi numerosi viaggi in Italia. La città diventa nelle sue parole lo scenario di una dialettica mai risolta tra la fascinazione per la Storia e la repulsione nei confronti della mole ingombrante del passato, che l’Urbe porta con sé. La Roma dei ruderi di campagna, ma anche delle toghe purpuree dei monsignori, dei nuovi quotidiani liberi dalla censura papale e dei contadini con cappelli di paglia lungo le vie, dei monumenti capitolini e della folla fluviale sul Corso. Lo humour e l’ironia sottilissima dello scrittore americano si sposano con le descrizioni pittoriche e pittoresche dei luoghi e delle genti, riportando alla luce una coinvolgente tonalità tipicamente romana

Henry James – La panchina della desolazione e altri racconti

La panchina della desolazione e altri racconti (Tascabili. Romanzi e racconti Vol. 806) di [James, Henry]

Composti tra il 1891 e il 1910, questi racconti appartengono alla piena maturità di Henry James e mettono a fuoco alcuni dei temi ricorrenti della sua narrativa: il conflitto di costumi tra America ed Europa; il problema dell’arte e la condizione dell’artista; il rispecchiarsi del mondo degli adulti in una coscienza infantile; l’azione corruttrice del denaro nella società moderna; la difficoltà o impossibilità dei rapporti umani… Temi, questi e altri, sempre filtrati dalla coscienza individuale, il centro cui si riferisce e si subordina ogni elemento della narrazione. “Storico delle coscienze sottili” era definito James da Joseph Conrad. E invero protagonista della sua arte, oggetto del suo realismo, è l’uomo nel dramma psicologico e morale che perennemente lo agita, nell’eterno processo di percezione dell’esperienza e di reazione a essa, di iniziazione e di conquista, perdita e lotta, vittoria e rinuncia. La linea su cui si muove il suo sforzo espressivo ha un’evidenza che raramente è dato scorgere in uno scrittore. Ed è la linea di un’esplorazione sempre più penetrante e lucida nel regno della vita interiore, e della ricerca di una rappresentazione che a tale vita pienamente si adegui, in un processo che è stato spesso definito di “rarefazione” ma che è, piuttosto, di trasfigurazione. D’altro canto, lo studio jamesiano della coscienza non è mai astratto, astorico. Questi racconti lo dimostrano sia per la loro qualità di preciso e sensibile documento di costume – lo squisito senso d’osservazione di James e la sua esperienza di uomo di mondo vi animano una vivacissima galleria di figure e personaggi “tipici” dell’epoca – sia e soprattutto perché nelle “coscienze” che vivono e patiscono in questi racconti riconosciamo i tratti dei personaggi che vivono la crisi della società borghese nelle opere del grande decadentismo europeo: le opere di Mann e Svevo, di Eliot e Joyce.

Henry James – Che cosa sapeva Maisie

Che cosa sapeva Maisie (Tascabili. Romanzi e racconti Vol. 805) di [James, Henry]

Maisie è una bambina che assiste impotente alla distruzione del matrimonio che unisce i suoi genitori. Dopo il tragico divorzio, fra continui e repentini litigi e rappacificazioni, Maisie viene travolta da un fiume discontinuo di infelicità e improvvise gioie e segue, senza potersi mai opporre, ogni movimento del legame di amore e odio che unisce e divide i genitori, accompagnandoli quando questi cercano nuovi amori, e indirizzandoli finalmente l’uno nelle braccia dell’altra.

Henry James – L’altare dei morti

L'altare dei morti

«A poco a poco egli aveva preso l’abitudine di soffermarsi sui suoi morti ad uno ad uno, e piuttosto presto nella vita aveva cominciato a pensare che andasse fatto qualcosa per loro. E loro erano lì, accanto a lui, forti di quell’essenza semplificata, più intensa, di quell’assenza consapevole, di quella pazienza eloquente, così corporei e presenti che pareva avessero soltanto perduto l’uso della parola». In questo mirabile racconto riaffiora qualcosa che per l’umanità preistorica fu la prima evidenza e per noi è diventato un’eccentricità: il culto dei morti. Soltanto Henry James poteva toccare questo tema involgendolo in un viluppo romanzesco – e di una specie del romanzesco che sino a lui era sfuggita alla presa della letteratura.