Barbara Malvestiti – La dignità umana dopo la Carta di Nizza

Nel pieno del dibattito politico-giuridico sullo statuto dell’Unione Europea, sul tipo di entità che vuole essere e sul tipo di valori su cui intende fondarsi, diviene attuale il rilancio dello studio della Carta di Nizza, la Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea, proclamata a Nizza nel 2001 ed entrata in vigore con il Trattato di Lisbona nel 2009. In particolare diviene fondamentale lo studio del primo valore su cui la Carta dei Diritti Fondamentali, parte integrante della Costituzione europea, si fonda, il valore della dignità umana. Il libro svolge un’analisi concettuale di questo principio-valore, con la lucidità e il rigore che una disamina a distanza (un’analisi dopo la “Carta di Nizza”) rende possibili. Il suo contributo nuovo è un’indagine di tutte le trame e le gerarchie possibili, che il valore della dignità umana intrattiene con gli altri valori informanti gli ordinamenti giuridici, scandagliando diverse posizioni in gioco, ma avanzando anche una proposta. A fondamento dell’ordinamento giuridico europeo, l’autrice propone una concezione della dignità umana come norma suprema, non bilanciabile, dal contenuto “minimo”, che amplia la concezione kantiana di dignità umana. Tale ampliamento va nella direzione di un ripensamento della dignità umana in chiave fenomenologica, che, diversamente da più diffuse posizioni giusnaturalistiche, non rinuncia all’autonomia dell’individuo. Tra le fonti d’ispirazione dell’autrice si annoverano, fra gli altri, il pensiero di Jeanne Hersch, filosofa del ’900, connessa in maniera significativa alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo del 1948, di cui rinvenne la radice in un’“esigenza assoluta”, nonché il pensiero di Max Scheler, filosofo per eccellenza dell’individualità essenziale.

Nicola Perugini, Neve Gordon – Il diritto umano di dominare

Che cosa sono, oggi, i diritti umani? Uno strumento di giustizia, garanzia del diritto e moderazione della violenza elaborato dalle democrazie liberali per tutelare i soggetti piú vulnerabili? In realtà, se guardiamo alla fisionomia di chi se ne occupa, accanto a istituzioni internazionali, corti di giustizia e ONG, troviamo anche agenzie di sicurezza nazionale, organismi militari e organizzazioni portatrici di interessi specifici e omogenei alle strutture di potere. Attraverso l’analisi di casi concreti che vanno dalla tutela dei diritti dei coloni israeliani alla guerra legalizzata con i droni, dagli omicidi mirati agli scudi umani, gli autori mostrano come le categorie di abuso, colpevole e vittima si scambino continuamente di posto, a seconda degli obiettivi di chi si appropria del discorso dei diritti umani: che possono essere anche una preziosa risorsa di legittimazione per rafforzare la dominazione, sancire gli squilibri consolidati e giustificare guerre e occupazioni – non uno strumento universale e neutrale di emancipazione. In questo saggio, emergono senza appello tutte le contraddizioni dell’ordine “morale” globale, insieme all’invito a ripensare l’odierno impoverimento dei diritti umani, rivitalizzandone la funzione antiegemonica, la reale rappresentatività e la forza di resistenza.

Vincenzo Ferrone – Storia dei diritti dell’uomo

Storia dei diritti dell'uomo

Furono gli illuministi per primi a ridefinire un’etica dei diritti fatta dall’uomo per l’uomo, cosmopolita, razionale, mite, umanitaria e rispettosa dell’individuo, capace di dar vita a un potente linguaggio politico dei moderni contro il secolare Antico regime dei privilegi, delle gerarchie, della disuguaglianza. Furono gli illuministi a far conoscere al mondo intero che i diritti dell’uomo per definirsi tali devono essere eguali per tutti gli individui, senza alcun tipo di distinzione di nascita, ceto, nazionalità, religione, genere, colore della pelle; universali, cioè validi ovunque, in ogni angolo del mondo; considerati inalienabili e imprescrittibili. Ed è proprio ponendo l’accento in modo originale sul principio di inalienabilità, che la cultura illuministica trasformò radicalmente gli sparsi e di fatto inoffensivi riferimenti ai diritti soggettivi nello stato di natura, già indagati dai giureconsulti della scuola del diritto naturale nei secoli precedenti, in un linguaggio politico capace di avviare l’emancipazione dell’uomo attraverso la pratica dei diritti nella costruzione della moderna società civile. Spaziando dall’Italia di Filangieri e Beccaria alla Francia di Voltaire, Rousseau e Diderot, dalla Scozia di Hume, Ferguson e Smith alla Germania di Lessing, Goethe e Schiller, sino alle colonie americane di Franklin e Jefferson, Vincenzo Ferrone affronta un tema di storiografia civile che si inserisce nel grande dibattito odierno sul nesso problematico tra diritti umani e autonomia dei mercati, su politica e giustizia, diritti dell’individuo e diritti delle comunità, dispotismo degli Stati e delle religioni e libertà di coscienza.