Pietro Rescigno & Salvatore Patti – La genesi della sentenza

Accertamento del fatto, interpretazione e applicazione della norma rappresentano i presupposti della sentenza: la verifica del rispetto del procedimento previsto dalla legge in ogni fase del giudizio consente di valutarne la correttezza e la giustizia. Entrambe le fasi di questa attività sono caratterizzate da discrezionalità e da vincoli. Nel giusto equilibrio tra “libera valutazione” delle prove e vincoli derivanti dalle prove “legali” risiede il senso dell’attività del giudice per quanto concerne l’accertamento del fatto. Nel coordinamento tra norme specifiche e norme che contengono clausole generali in grado di integrare e “adeguare” il tessuto normativo può scorgersi una delle principali caratteristiche dell’applicazione della legge.

Ugo Mattei, Laura Nader – Il saccheggio. Regime di legalità e trasformazioni globali

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Questo libro affronta i temi del colonialismo e dell’imperialismo contemporanei introducendo un punto di vista abitualmente trascurato, quello del diritto. E si propone di sottrarre al pensiero unico sulla globalizzazione, diffusosi dopo la caduta del muro di Berlino, una delle sue armi più poderose: l’ideologia del regime di legalità, o rule of law. Il mito della legalità, frutto dell’autocelebrazione occidentale, è ben radicato non solo in America, ma anche in Europa e in Italia, dove l’apologia della dominazione americana fonda tanto il comune sentire politico e mediatico quanto ogni progetto di riforma giuridico-politica. Pubblicata in inglese nel 2008 (e ora in uscita in diverse lingue), questa analisi ha aperto il dibattito critico su una nozione, quella del regime di legalità, che, fino ad allora, era nata al di sopra di ogni sospetto.

Danilo Zolo – La giustizia dei vincitori. Da Norimberga a Baghdad

La giustizia dei vincitori

Norimberga e Tokyo sono state le sedi dei Tribunali penali internazionali istituiti per processare i nemici sconfitti della seconda guerra mondiale. Dopo la pausa della guerra fredda, l’esperienza della ‘giustizia dei vincitori’ si ripete a carico dei vertici politici e militari della Repubblica Federale Jugoslava, con in testa l’ex presidente Milosevic, e oggi, in Iraq, investe gli esponenti politici e militari del partito Ba’ath e il presidente della Repubblica, Saddam Hussein. Nulla però è accaduto ai criminali responsabili delle stragi atomiche di Hiroshima e di Nagasaki o dei bombardamenti delle città tedesche e giapponesi, nulla è accaduto alle autorità politiche e militari della Nato, responsabili della guerra di aggressione contro la Repubblica Jugoslava. E si può essere certi che mai verranno puniti i responsabili della strage di decine di migliaia di civili innocenti compiuta in Iraq dalle armate angloamericane. Del tutto impunite resteranno la strage di civili nella città irachena di Fallujah, così come le torture di Abu Ghraib. E altrettanto si può prevedere per i crimini commessi dalle milizie israeliane nel corso dell’occupazione militare della Palestina, per non parlare dell’etnocidio in corso in Cecenia. Occorre allora interrogarsi sul fallimento sia delle istituzioni universalistiche sorte nella prima metà del secolo scorso, sia della giurisdizione penale internazionale, incapaci non solo di garantire al mondo una pace stabile e universale -utopia irrealistica -, ma anche di condizionare l’inclinazione delle grandi potenze a usare la forza di cui dispongono. In primis gli Stati Uniti, orientati a svolgere il ruolo di potenza imperiale al di sopra del diritto internazionale. È sconfortante dover ripetere ancora una volta, amaramente, assieme a Radhabinod Pal, il coraggioso giudice indiano del Tribunale di Tokyo, che -solo la guerra persa è un crimine internazionale”.

Federico Caffè – La Dignita del lavoro

coverLa dignità del lavoro testimonia la coerenza e l’attualità della riflessione di Federico Caffè, un pensiero critico che ha in larga parte anticipato gli sviluppi della crisi che stiamo attraversando e presagito i ritardi della sinistra e del sindacato. Il libro raccoglie, con un saggio introduttivo di Antonio Lettieri, tutti gli articoli di Caffè usciti dal 1977 al 1986 su una rivista della Cgil, «Lettere della Sinistra». Paolo Pombeni introduce invece l’importante collaborazione con «Cronache sociali», la rivista di Giuseppe Dossetti e Giorgio La Pira, alla fine degli anni Quaranta. In appendice vengono presentati altri scritti, interventi, documenti inediti, un’intervista radiofonica con Ezio Tarantelli, un articolo di La Pira e il ricordo dei rapporti tra Caffè e Meuccio Ruini, Ministro della ricostruzione nel Governo Parri e padre costituente. Un saggio di Claudio Gnesutta, riprendendo il filo del discorso di Lettieri, pone infine l’accento sull’attualità di Caffè alla luce della crisi italiana e internazionale. Con questo volume si completa il progetto, iniziato nel precedente Contro gli incappucciati della finanza (Castelvecchi 2013), per il recupero di quelle che, accanto agli articoli per «il Manifesto», sono le collaborazioni più intense e continuative dell’economista con la stampa periodica. Facendo emergere la sua figura di consigliere del cittadino, anziché di «principe» – come una volta si volle definire –, questo libro conferma la continuità della «non politica dell’occupazione» che Federico Caffè denunciò, con ammirevole chiarezza, nel corso della sua attività di docente, studioso, pubblicista.

Carl Schmitt – Il nomos della terra. Nel diritto internazionale dello «jus publicum europaeum» [Epub – Mobi]

coverDel Nomos della terra si potrebbe dire che sta al diritto internazionale e alla filosofia politica del nostro tempo come Essere e tempo di Heidegger sta alla metafisica: opere inevitabili, che faranno sempre discutere e alle quali sempre si tornerà. Carl Schmitt pubblicò questo libro nel 1950, quando ancora si trovava in una posizione di totale isolamento in Germania. Ma proprio in quest’opera, che è un po’ la summa del suo pensiero giuridico e politico, si sollevò nettamente al di sopra di ogni contingenza. E questo gli permise di aprire la prospettiva su fatti che in quegli anni erano impensabili: per esempio il terrorismo o la guerra civile globale come agenti decisivi del futuro. A questi risultati Schmitt giunge attraverso una disamina minuziosa delle varie teorie che sono apparse nell’epoca aurea dello jus publicum Europaeum, dimostrando una volta per tutte che, per sfuggire alla furia delle guerre di religione, il gesto salutare è stato la rinuncia allo justum bellum. Di conseguenza, il delicato passaggio dalla justa causa belli allo justus hostis ha reso possibile «il fatto stupefacente che per duecento anni in terra europea non ha avuto luogo una guerra di annientamento». In quel breve intervallo lo jus publicum Europaeum si combinava con l’avviarsi del funzionamento della machina machinarum, «prima macchina moderna e insieme presupposto concreto di tutte le altre macchine tecniche»: lo Stato moderno. Allora la «guerre en forme», questo gioco crudele, salvato però dal rigore della sua regola, conferiva una nuova unità a un certo ambito spaziale (una certa parte dell’Europa) e lo faceva coincidere con il luogo stesso della civiltà. Poi il gioco si frantuma dall’interno: nell’agosto 1914 comincia una guerra che si presenta come tante altre dispute dinastiche – e invece si rivela subito essere la prima guerra tecnica, che nega già nel suo apparato ogni possibilità di «guerre en forme». Così emerge anche la guerra rivoluzionaria, variante finale della guerra di religione, sigillo delle guerre civili. La forma moderna della verità, la più efficace, la più distruttiva, è tautologica: ciò che è rivoluzionario è giusto perché è rivoluzionario: con ciò si ripropone e trova sbrigativa risposta la questione della justa causa belli.

Autori Vari – La legge sovrana. Nomos Basileus [Epub – Mobi]

coverDai tempi dell’umanità più ancestrale, è la legge a fare da collante e da regolatore della vita sociale e morale. Le origini della formulazione delle tavole legislative e delle teorie intorno a cosa sia in effetti la legge affondano in tempi biblici e classici. Ivano Dionigi convoca quattro grandi nomi del pensiero e della teologia del nostro tempo, perché si confrontino sui differenti aspetti e rapporti col mondo della legge: Massimo Cacciari, filosofo di fama internazionale, Luciano Canfora, storico esperto di antichità classica, Gianfranco Ravasi, tra i massimi biblisti contemporanei, e Gustavo Zagrebelsky, prestigioso giurista, discutono dei rapporti tra legge, natura, uomo e divinità, investigando ambiti apparentemente distanti.