AA.VV. – Dissenso e socialismo. Una voce marxista del Samidzat sovietico

Del «dissenso» si è parlato e si parlerà molto perché esso costituisce un fenomeno importante e nuovo della realtà sovietica e di quella di altri paesi affini per struttura sociale e politica. Ma il «dissenso» è un fenomeno complesso, come complessa è la realtà storica che in esso si manifesta, e la sua comprensione richiede alla «sinistra» europeo-occidentale una notevole revisione di schemi e preconcetti, nonché un serio impegno di documentazione. I testi qui raccolti appartengono alla corrente socialista e marxista del «dissenso» sovietico che fa capo allo storico Roj Medvedev. I temi trattati sono vari: dal significato del XX e del XXII congresso del Pcus alla polemica con Solženicvn, dalla definizione della struttura della società sovietica all’inchiesta sociologica sull’alcolismo nell’Urss. Dall’insieme dei testi emerge una proposta di riflessione e di discussione, nella quale si immette lo scritto introduttivo di Vittorio Strada Dissenso e socialismo. Del «dissenso» si è parlato e si parlerà molto perché esso costituisce un fenomeno importante e nuovo della realtà sovietica e di quella di altri paesi affini per struttura sociale e politica. Ma il «dissenso» è un fenomeno complesso, come complessa è la realtà storica che in esso si manifesta, e la sua comprensione richiede alla «sinistra» europeo-occidentale una notevole revisione di schemi e preconcetti, nonché un serio impegno di documentazione. I testi qui raccolti appartengono alla corrente socialista e marxista del «dissenso» sovietico che fa capo allo storico Roj Medvedev. I temi trattati sono vari: dal significato del XX e del XXII congresso del Pcus alla polemica con Solženicvn, dalla definizione della struttura della società sovietica all’inchiesta sociologica sull’alcolismo nell’Urss. Dall’insieme dei testi emerge una proposta di riflessione e di discussione, nella quale si immette lo scritto introduttivo di Vittorio Strada Dissenso e socialismo.

Richard Crockatt – Cinquant’anni di guerra fredda

Una ricostruzione minuta di cinquant’anni di storia mondiale, dal 1941 al 1991, dominati dall’esasperata competizione tra due superpotenze: Stati Uniti e Unione Sovietica. Con grande finezza, l’autore illustra i delicatissimi equilibri su cui si è retto per decenni il destino del mondo, sempre sull’orlo di un micidiale conflitto nucleare, ripercorrendo le tappe più significative di un periodo tormentato da gravi tensioni: la guerra di Corea; la guerra del Vietnam; l’ascesa della Cina fino alla caduta dell’ “Impero sovietico”. Un libro inquietante, una sintesi suggestiva e terribile di mezzo secolo tra i più drammatici della storia umana.

Ottavio Barié – Dalla guerra fredda alla grande crisi. Il nuovo mondo delle relazioni internazionali

Alla fine degli anni Ottanta la dissoluzione del mondo comunista ha completamente ridisegnato lo scenario politico globale: è finito l’equilibrio bipolare della guerra fredda, nuovi protagonisti sono venuti avanti, nuove zone di tensione sono emerse, il sistema internazionale stenta a ritrovare un equilibrio e anzi oggi riceve i duri colpi della crisi. Il volume ricapitola con chiarezza i due ultimi decenni di politica internazionale: dalle eredità della guerra fredda alla vittoria dell’Occidente con l’implosione dell’Europa comunista, dal difficile unilateralismo americano all’espansione del radicalismo islamico, dal cammino dell’unione europea all’emergere della Cina come grande potenza, cha fa prevedere un ventunesimo secolo posto oramai sotto il segno dell’Asia.

Odd Arne Westad – La Guerra fredda globale

La guerra fredda globale di [Westad, Odd Arne]

La Guerra fredda non è stata soltanto lo scontro tra due colossi militari, con i relativi macrosistemi politico-economici e blocchi di paesi alleati, né una semplice partita strategica giocata in territorio europeo. Più di ogni altra cosa, è stata la contrapposizione
fra due versioni diverse della modernità, due visioni del mondo che il mondo, per loro stessa natura, aspiravano a cambiarlo.
Per Stati Uniti e Unione Sovietica, i paesi chiamati alla prova dell’autogoverno dopo la decolonizzazione rappresentarono il terreno ideale su cui verificare la validità universale delle rispettive ideologie: per questo le svolte rilevanti della Guerra fredda sono strettamente legate agli sviluppi politici e sociali di Asia, Africa e America latina, sviluppi
forzati dall’azione diplomatica e propagandistica delle due superpotenze, dalle campagne occulte di Cia e Kgb e, spesso, da brutali interventi militari.
Muovendosi in questo originale quadro interpretativo, suffragato da un impressionante lavoro di documentazione, Odd Arne Westad sposta verso Sud la tradizionale prospettiva con cui si guarda alle relazioni internazionali del secondo Novecento. La sua ricostruzione storica intreccia a vicende come la guerra di Corea, la rivoluzione castrista a
Cuba, la guerra del Vietnam e l’invasione sovietica dell’Afghanistan gli interventi più oscuri delle superpotenze, come quelli in Indonesia, Timor Est, Iran, Etiopia, Angola, Mozambico, Nicaragua ed El Salvador, senza trascurare il ruolo di Gran Bretagna e Francia, del Movimento dei non allineati, dei paesi arabi, del Sudafrica del l’apartheid
e della Cina, che già agli inizi degli anni sessanta spezzò l’unità del fronte comunista.
L’interventismo statunitense e sovietico ebbe conseguenze tragiche sui paesi del Terzo mondo, scatenando conflitti sanguinosi e irreparabili violenze culturali. La Guerra fredda globale è la storia di questa distruttiva contesa ideologica e delle sue ripercussioni sulle politiche interne alle due superpotenze – che in ultima analisi decretarono la sconfitta dell’Urss –, ma anche la storia di come il bipolarismo internazionale abbia gettato le basi del caos contemporaneo, alimentando il radicalismo islamico, creando instabilità economica e sociale e accendendo rancori e scontri etnici,

Federico Romero – Storia della guerra fredda. L’ultimo conflitto per l’Europa

Ormai sono passati vent’anni da quel breve autunno di esaltazione e stupore in cui, con spettacolare e apparente repentinità, i sistemi comunisti dell’Europa dell’Est crollarono fra la polvere e i calcinacci del Muro di Berlino. Gorbacëv aveva rinunciato a usare la forza per arginare la crisi storica del comunismo e i popoli dell’Est si liberavano di regimi tanto invisi quanto ormai incapaci di sopravvivere senza e contro l’Occidente. L’impero sovietico costruito da Stalin non c’era piú. Con esso svaniva la divisione dell’Europa in due blocchi contrapposti. Il progetto comunista di un’alternativa radicale al capitalismo occidentale aveva finito per rovesciarsi nel suo opposto. Un Occidente enormemente piú efficiente e creativo aveva dispiegato una ben maggiore forza di innovazione e attrazione globale, rinchiudendo il colosso del socialismo sovietico in uno spazio angusto senza futuro.
Ma quale fu il lungo percorso che portò a questo esito? E quale la genesi del conflitto che ha disegnato i lineamenti del mondo contemporaneo? Oggi è finalmente possibile rispondere a queste domande con la documentazione dei protagonisti e il distacco dello storico.

Leonardo Campus – I sei giorni che sconvolsero il mondo. La crisi dei missili di Cuba

Punto di svolta della Guerra fredda nonché dell’era nucleare tuttora aperta, la crisi di Cuba è uno degli eventi più studiati dalla storiografia internazionale. Questo libro – il primo italiano sul tema da vent’anni a questa parte – non si limita ad aggiungere particolari a una produzione ampia e variegata, ma attua un ribaltamento di prospettiva, ricostruendo non solo gli eventi, ma anche le sue percezioni internazionali. Il “braccio di ferro” atomico verificatosi nell’ottobre 1962 fu infatti uno shock globale, capace di suscitare reazioni nei contesti più diversi: presso governi, opinioni pubbliche, media, intellettuali, politologi, artisti, scienziati, religiosi. E si tratta di reazioni rivelatrici, come mostrano qui i casi di USA e Italia. Muovendo da una reinterpretazione di Braudel e McLuhan e poggiando su una vasta documentazione inedita reperita in sette anni di ricerche (tra archivi di vari Stati e un’analisi certosina della stampa internazionale di quei giorni), il libro da un lato mostra il carattere della crisi come esperienza globale, dall’altro comincia a indagarne la dimensione socio-culturale, finora trascurata, ma destinata a diventare la prossima frontiera della storiografia su quest’evento.

Frances Stonor Saunders – La guerra fredda culturale. La Cia e il mondo delle lettere e delle arti

La guerra fredda culturale di [Saunders, Frances Stonor]

Un resoconto ampio e dettagliato della potente rete di finanziamenti di illustri esponenti e organi della cultura europea messa in piedi dalla CIA dopo la seconda guerra mondiale. Dopo i due decenni dei fascismi e della guerra, la stragrande maggioranza degli intellettuali europei erano su posizioni critiche anticapitaliste. Per contrastare il richiamo del comunismo e la crescita del peso elettorale delle sinistre, la CIA non risparmiò né uomini né risorse finanziarie. Per quel che riguarda la musica e la composizione musicale spiccarono il festival “Capolavori del Ventesimo Secolo”, tenuto a Parigi nel 1952, a cui fu invitata una teoria infinita di musicisti e compositori, da Igor Stravinsky a Claude Debussy, i tour costosi e trionfali della Boston Symphony Orchestra nelle capitali europee, la Conferenza Internazionale della Musica del Ventesimo Secolo a Roma nell’aprile del 1954. L’avanguardia fu promossa, in collaborazione con il Museum of Modern Art di New York, anche nella pittura con una serie di mostre sull’espressionismo astratto americano – l'”arte della libera impresa”, come la chiamava Nelson Rockefeller – che fecero diventare per un decennio i vari Pollock, Gorky, Motherwell le star delle gallerie europee. Il Congresso per la Libertà Culturale, una copertura della CIA, finanziava la rivista anglo-americana «Encounter», la francese «Preuves», la tedesca «Der Monat» e in Italia «Tempo Presente», diretta da Ignazio Silone e Nicola Chiaromonte, che si voleva contrapporre a «Nuovi Argomenti» di Alberto Moravia, e molte altre testate in Europa, America Latina, Asia e Oceania. La CIA riuscì inoltre a inquadrare molti dei più rinomati esponenti dell’intellettualità occidentale e a metterli al servizio delle sue politiche, al punto che alcuni finirono direttamente sul suo libro paga. Tra gli intellettuali che la CIA finanziò e promosse troviamo Arthur Schlesinger, Isaiah Berlin, Hannah Arendt, Ignazio Silone, George Orwell, Arthur Koestler, Raymond Aron e moltissimi altri esponenti dell’alta cultura delle due sponde dell’Atlantico. La “battaglia per la conquista delle menti”, come la chiamò il segretario di Stato americano Edward Barrett, è l’oggetto di questo libro, appassionante e documentatissimo, che rappresenta un contributo imprescindibile per la comprensione dei rapporti fra USA ed Europa nel dopoguerra.

Stefano Pivato – Favole e politica. Pinocchio, Cappuccetto Rosso e la guerra fredda

Nell’età delle masse la politica deve parlare a tutti e adottare un linguaggio semplice e persuasivo; il parlare figurato, per metafore e apologhi, è strumento principe della propaganda. Così non stupisce che la politica ami, alla lettera, raccontar favole. Non tanto (o non solo) nel senso di dire panzane, ma in quello di riusare strutture narrative proprie della tradizione favolistica, mescolando al dato reale elementi di satira, leggende, miracolistica, zoologia, fisiognomica, profezia. Ecco allora Pinocchio diventare campione fascista ma anche comunista, il lupo di Cappuccetto rosso impersonare Togliatti e Truman e Stalin vestire i panni dell’Orco mangiafuoco. Il grottesco mondo della propaganda politica riportato alla luce in un divertente e istruttivo campionario di favole che la politica, soprattutto negli anni della guerra fredda, ha propinato agli italiani.

Silvio Pons – L’impossibile egemonia. L’URSS, il PCI e le origini della guerra fredda

Lo scacco strategico subito dal comunismo in Europa dopo la seconda guerra mondiale non fu causato dalla strategia di “containment” messa in atto dagli Stati Uniti – o, almeno, non soltanto -, ma dal persistere di vecchie categorie della cultura politica comunista, risalente al periodo tra le due guerre. E’ quanto sostiene l’autore, alla luce delle nuove fonti documentarie che il crollo dell’Unione Sovietica hanno reso disponibili. Nel contesto generale della politica estera sovietica e delle origini della guerra fredda in Europa, negli anni compresi tra il 1943 e il 1948, l’autore indaga in particolare sui rapporti tra l’Unione Sovietica e il Partito comunista italiano.